Chi ben comincia #24

Creato il 11 settembre 2014 da Crazygio @RuggieroGiorgia

Buongiorno bellissimi!
Come state? Avete letto la recensione in anteprima di Scommessa d'amore? La trovate qui. A Torino è tornata la pioggia e nonostante io stia studiando per un esame imminente per oggi non mi interessa perché, non so se lo avete letto su facebook, oggi andrò all'anteprima del film Maze Runner - Il labirinto. Non sto più nella pelle praticamente *-* È stata una vera sorpresa. Non mi aspettavo minimamente di avere tanta fortuna. C'era questa opportunità e io l'ho colta al volo, quindi oggi alle 18 mi siederò sulla poltroncina e mi potrò godere il film un mese prima dell'uscita ufficiale. Non vi preoccupate, ve ne parlerò poi bene in un post. Dovrò fare un post anche sul film di Colpa delle stelle che ho visto ieri sera. Fantastico, non ci sono parole. Anyway, oggi è giovedì ed è tempo della rubrica Chi ben comincia, ideata da Alessia de Il profumo dei libri.
Le poche regole della rubrica:- Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria- Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)- Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato- Aspettate i commenti 
Tutta la premessa che vi ho fatto prima, oltre a voler condividere e fangirlare con voi, serviva a motivare la mia scelta dell'incipit di oggi. La mia scelta è ricaduta quindi proprio su Il labirinto, che spero di poter leggere presto. 

Cominciò la sua nuova vita tirandosi in piedi, circondato da un buio freddo e da un’aria viziata, che sapeva di polvere.Udì un rumore sferragliante, metallico. Un fremito violento scosse il pavimento sotto i suoi piedi. Il movimento improvviso lo fece cadere. Poi si trascinò all’indietro, a gattoni, con la fronte imperlata di sudore nonostante l’aria fredda. Batté la schiena contro una parete di metallo duro contro cui scivolò fino a incontrare l’angolo della stanza. Si lasciò cadere sul pavimento e tirò le gambe al petto, stringendole forte, nella speranza che gli occhi si abituassero presto all’oscurità.Con un altro scossone, la stanza salì di botto verso l’alto, come fosse un vecchio ascensore nel pozzo di una miniera.Suoni stridenti di catene e pulegge echeggiarono nella stanza, come macchinari di una vecchia acciaieria, rimbombando tra le pareti con un cupo gemito metallico. L’ascensore buio salì, oscillando avanti e indietro, rivoltando lo stomaco ormai inacidito dalla nausea del ragazzo. Poi si sentì pervadere i sensi da un odore di nafta bruciata che lo fece stare anche peggio. Voleva piangere, ma non trovava lacrime. Riusciva solo a starsene seduto lì, da solo, in attesa.Mi chiamo Thomas, pensò.Quella... quella era l’unica cosa che riuscisse a ricordare riguardo alla sua vita.Non capiva come potesse essere possibile. La sua mente funzionava senza problemi e stava cercando di fare supposizioni sul luogo e sulla condizione in cui si trovava. I suoi pensieri furono inondati dalla consapevolezza di fatti, immagini, ricordi e dettagli che riguardavano il mondo e il suo funzionamento. Si figurò la neve sui rami degli alberi. Una corsa lungo una strada coperta di foglie. Lui che mangiava un hamburger. La luna che illuminava pallida un campo erboso. Nuotare in un lago. Una piazza cittadina trafficata e popolata da centinaia di persone affaccendate.Tuttavia, non sapeva da dove venisse o come fosse finito in quell’ascensore buio, o chi fossero i suoi genitori. Non sapeva neanche quale fosse il suo cognome. Nella sua mente guizzò una serie di immagini di persone, ma erano irriconoscibili, i volti sostituiti da inquietanti macchie di colore. Non riusciva a pensare a una sola persona conosciuta o a ricordare una conversazione.La stanza stava proseguendo la sua oscillante ascesa e Thomas ormai non si accorgeva più del continuo sbatacchiare delle catene che lo stavano portando in alto. Passò molto tempo. I minuti divennero ore, anche se era impossibile dirlo con certezza, perché ogni secondo pareva durare in eterno. No, invece. Lui sapeva che le cose non stavano così: a naso poteva dire di essere in movimento al massimo da una mezz’ora.Era strano, ma sentì che la sua paura veniva spazzata via di colpo, come uno sciame di moscerini portato via dal vento, e che veniva sostituita da un’intensa curiosità. Voleva sapere dove si trovasse e cosa stesse accadendo.Con un cigolio e poi un tonfo sordo, la stanza smise di salire. Il cambiamento improvviso sbalzò Thomas dalla sua posizione accucciata e lo scagliò dall’altra parte della stanza, sul pavimento duro. Si alzò in piedi annaspando e si accorse che la stanza stava oscillando sempre meno, fino a fermarsi. Calò un grande silenzio.Passò un minuto. Ne passarono due. Thomas guardò in tutte le direzioni, ma vide solo buio. Tastò di nuovo le pareti, in cerca di una via d’uscita. Ma non trovò nulla, solo metallo freddo. Brontolò per la frustrazione e l’eco del suo gemito si diffuse nell’aria, come un funesto lamento di morte. Poi scemò e tornò a regnare il silenzio. Thomas gridò, chiamò aiuto, batté i pugni contro i muri.Niente.
L'avete letto? Amato? Aspetto i vostri commenti, e se volete condividete con me il vostro incipit.
Un bacio,Giò

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