Noi ci auguriamo che nel prossimo decennio le donne che ci rappresenteranno possano essere di piùe che il comportamento di quelle che già ci rappresentano porti avanti lotte di libertà ed eguaglianza, invece di rafforzare stereotipi già troppo consolidati. Che i mezzi di comunicazione siano obbligati da organismi appositi, dalla legge e soprattutto da un diffuso buon senso a non svilire le donne, e la loro immagine; siamo già abbastanza svilite, grazie: quale pubblicitario capirà che la vera trovata oggi sarebbe andare ostinatamente nella direzione contraria? Noi ci auguriamo che l’infanziadelle bambine non venga rubata, che la libertàdelle donne sia rispettata; che il nostro corpo sia nostro, solo e completamente nostro, e non la tenuta di caccia del potere, sia esso politicoo religioso. Ci auguriamo che la delocalizzazione sia riconosciuta come un problema di ordine politico e che, in quanto tale, venga affrontata politicamente, non con teorie economiche liberiste che si sono già dimostrate fallimentari: le perdita dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici non è la strada, chi lo dirà al sior padrone? Ci auguriamo che le donne, giovani e vecchie, ricche e povere, di qualsiasi orientamento politico, religioso, sessuale sappiano organizzarsi e far sentire le loro voci, attenzione al plurale, le loro voci, che sono voci politiche, e non un piagnistei per cui si può provare solo vergogna e rabbia e voglia di lottare per una rappresentanza che rappresenti noi come siamo, non loro come ci vedono. Ci auguriamo che mentre diventiamo un Paese normale gli immigrati non paghino un prezzo troppo alto, venendo schiavizzati prima e strumentalizzati poi come spauracchi per le donne, con la solfa celodurista giù-le-mani-dalle-nostre-donne: animali! Che le donne siano vostre è la logica che ci uccide, e non metaforicamente, nella stragrande maggioranza dei casi l’assassino ha le chiavi di casa. Ci auguriamo che l’informazione cominci anche qui in Italia a fare il suo mestiere, renderci cittadine e cittadini e non pigri sudditi telemuniti, auto-esclusi dalla democrazia, e ci auguriamo di uscire dall’anomalia di destra e da quella, speculare, di sinistra. Ci auguriamo che le giovani donne che oggi sono gabbate due volte, primo perché sono giovani secondo perché sono donne, sappiano insieme formulare nuove soluzioni a problemi di genere, lavorativi, genitoriali, esistenziali.
Noi ci auguriamo che nel prossimo decennio qualche rapporto di forza sia rovesciato; mica tutti, qualcuno, ne basterebbe qualcuno, tanto per cominciare ad abituarci all’eguaglianza, alla libertà. E il tuo augurio, qual è?
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