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Chi bestemmia è un vero credente?…Riflessioni sulla teologia del paradosso

Creato il 19 settembre 2012 da Federbernardini53 @FedeBernardini

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Tempo fa, su uno dei più noti siti giornalistici, mi è capitato di polemizzare con un collega a proposito di tale argomento.

Tutto è partito da una sua citazione, tratta da una vecchia intervista a Orson Welles, che parlava di Luis Buñuel:
“E’ un uomo profondamente cristiano che odia Dio come solo un cristiano può e, naturalmente, è molto spagnolo. Lo vedo come il regista più religioso nella storia del cinema”.

Buñuel è noto per la sua blasfemia e proprio questa Welles, paradossalmente, usa come prova della sua Fede, in base a un espediente dialettico che la logica, come vedremo, smentisce: “Evocando il nome di Dio, sebbene negativamente connotato, non lo si nega ma, implicitamente, se ne afferma l’esistenza?”

Questa è un’interpretazione superficiale o, più esattamente, un paralogismo. Il modo più semplice ed efficace per smentirlo è applicare la stessa formula in altri contesti, nei quali la sua fallacità si manifesta in modo evidente.

Quando un bambino di quattro anni, che non abbia dunque raggiunto l’età della ragione e conservi ancora una visione primitiva, “animistica” delle cose, cade dal triciclo, si alza frignando, coi lucciconi, e si scaglia contro il triciclo, percuotendolo e gridandogli: “Brutto!…Cattivo!”

Da ciò dovremmo dedurre che il triciclo abbia un’anima e una volontà?

Allo stesso modo la bestemmia, intesa come un’implicita affermazione dell’esistenza di Dio, è un paradosso. Per Giove! Per Ercole! smoccolavano i pagani e anche in quel caso si trattava soltanto di una cieca espressione di rabbia, che non implica una conseguente, automatica, implicita ammissione della propria fede negli dei dell’Olimpo.

Che poi un cristiano o un ebreo o un pagano, possano litigare col loro Dio e coprirlo di improperi, questo è un altro discorso e può essere anche considerato come la testimonianza di una Fede profondissima, viscerale…e conflittuale, dove la “bestemmia” suona come la parola del Figlio che si sente abbandonato: “ Eloì, Eloì, lamà sabactàni?”
Non contento della citazione di Welles, il collega mi ha poi proposto un esempio secondo lui “paradigmatico”, quello di chi, il Venerdì Santo, pasteggi con una bella Fiorentina: “Chi prevede ogni anno una bistecca per Venerdì Santo rende comunque omaggio alla Crocefissione, anche se al contrario”.
Qui il paradosso è ancor più evidente e minato dalla sua conclusione. Si tratta di un’irrisione, di un oltraggio grossolano (non mi riferisco ovviamente ai non credenti, che possono mangiare carne a loro piacimento, non essendo osservanti di un precetto, ma a chi consumasse la carne allo scopo deliberato di offendere non tanto Dio quanto gli osservanti) o, ancor peggio, di un “rito satanico” e dunque non l’affermazione di un valore ma il suo rovesciamento.

Ma il collega è persona così colta e così profondamente versata sia nell’arte dialettica sia nelle sottigliezze teologiche da insinuare nella mia mente maliziosa un dubbio. Tutti ricordiamo l’ “Orco ***”  che concludeva una delle eleganti barzellette con le quali il Cavaliere soleva e suole intrattienere chi ha il privilegio di frequentarlo. Sua Eccellenza monsignor Fisichella l’ha contestualizzato e il collega voleva forse dimostrare che quella di Berlusconi fosse una “professione di Fede”…per indurre l’ondivago elettorato cattolico a votarlo?

Federico Bernardini

Illustrazione:  Luis Buñuel, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Luis_Bu%C3%B1uel.JPG



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