Chi comanda a questo mondo? [III]

Creato il 15 febbraio 2012 da Tnepd

Tutto questo mio ribadire quanto fasullo sia lo show è propedeutico alla comprensione di quanto esso sia nocivo ed eterodiretto allo scopo. Lo scoglio più difficile da superare nel processo di risveglio dall’incubo, infatti, non riguarda tanto la comprensione delle storture del sistema, quanto la capacità dei singoli di immaginare quanto migliore potrebbe essere la vita al di fuori di esso. Saper sognare una società ideale – drammaticamente differente dalla nostra – è il primo passo utile a riconoscere le pessime condizioni dell’attuale ed i suoi effetti su ciascuno.

Recuperata la capacità di sognare, diventa palese che il corso degli eventi interni al sistema non segue un flusso naturale, se ne deduce che il sistema è eterodiretto e – visto che le cose vanno di male in peggio – è ovvio che in cabina di regia per ora ci sono i “cattivi”. Finché ci staranno loro, tutto andrà come decidono loro. Quindi, si presume, sempre peggio per chi sta fuori dalla cabina. Le soluzioni per chi sta fuori sono soltanto due: o si impadronisce della cabina, o stacca i cavi che lo tengono collegato ad essa. Sull’intervento di fantomatici “buoni” non conterei troppo e se mai accadesse qualcosa del genere dubito che ci si potrebbe fidare di loro più degli attuali “cattivi”.

Comunque sia, andrà tutto come deve andare. Andrà per il meglio se te lo sei meritato, e se non abiti in centro a Teheran. Tanto, anche se muori, poi ti reincarni. Speriamo non a Teheran.

C’è chi sostiene che la vita non sia altro che un circolo vizioso e che dal circolo si esca uscendo dal vizio, o traslocando. Forse se ne esce soltanto rendendosi conto di non contare nulla ed al contempo di contare tutto. Per ora, comunque, ci siamo dentro fino al collo e quindi torniamo sulla Terra ad interrogarci su chi la comanda.

Se dio vuole possiamo buttare in un unico calderone tutti i politici, i managers e i personaggi ‘famosi’ in genere e chiamarli opinion leaders. Benché siano al soldo dei poteri superiori, essi ne sono sostanzialmente l’antitesi poiché la loro ragion d’essere è direttamente proporzionale alla loro visibilità. Più appaiono, meno decidono. La realtà è questa.
Il successo sociale degli opinion leaders, in qualsiasi settore, è artificiale. Detto in altre parole: tu non puoi diventare visibile (famoso o creduto potente) in nessun settore se non fai convergere il tuo modo d’agire alle aspettative dei gradi più alti della gerarchia. Di questo si occupa la Massoneria in tutte le sue forme. Produttori di visibilità, lo sappiamo, sono i media mainstream. Gestire a menadito la comunicazione mediata di massa è non a caso in cima alla lista delle priorità per chi esercita davvero potere, stando nell’ombra. Per questa ragione è da un pò che ci stiamo chiedendo “Chi mette le parole in bocca a tutti questi opinion leaders?”

Politica, cinema, sport, musica, economia, giornalismo, intrattenimento… c’è di buono che possiamo mirare ad occhi chiusi perché, a questo punto di cottura, nessun personaggio ‘pubblico’ è sincero. La nota dolente è la constatazione che il successo di tutti queste stars di poco talento e gran faccia tosta fonda su due gambe: la loro capacità di prendere per il culo il prossimo e la disponibilità del prossimo a farsi prendere per il culo. L’umanità è per la gran parte composta da una massa di idioti, non c’è altra spiegazione. Idioti indotti, d’accordo, ma pur sempre idioti. Un’alternativa ad ‘idioti’, una definizione soft che non mi alieni la simpatia del 98% dei lettori, potrebbe essere pecorelle smarrite, ma l’hanno già usata ed abusata.

Quello dell’opinion leader è un mestiere per pochi e chi lo intraprende merita d’essere strapagato considerando che fa una vita di merda e che è destinato alla dannazione. Ciascuno soggiogato al proprio vizio – in genere l’avidità e/o la lussuria – gli opinion leaders vengono sempre più scelti tra persone becere e meschine. Privi della dote del pudore, essi recitano nella vita pubblica un ruolo previsto da un copione. Se sgarrano, sono fuori. La loro funzione è d’essere agenti di distrazione, futilità, degrado. Il premio pubblico che ricevono per la loro svergognata mediocrità è in genere monetario; il premio privato è l’impunità di sgarrare, di abusare; la loro soddisfazione ultima consiste nel sentirsi al di sopra delle masse.

Se già non lo sono, gli opinion leaders diventano presto schizofrenici, dipendenti da sostanze stupefacenti e – con ciò – ulteriormente ricattabili e manovrabili da chi ha dato loro l’ebbrezza del successo. La visibilità, l’audience – quella che in politica si chiama consenso elettorale – diventa la loro esclusiva ragion d’esistere, costi quel che costi. Frustrati, psichicamente instabili, essi hanno però ben chiaro qualcosa che sfugge al pollame che li osanna: il loro successo dipende da qualcuno che sta sopra e non sotto di loro.

Continua…

Chi comanda a questo mondo? [I° parte]


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