Chi comanda a questo mondo? [VI]

Creato il 21 febbraio 2012 da Tnepd

A chi capitasse su questo testo senza aver letto i capitoli precedenti, consiglio di partire da qui.

Se non sono interessati ad apparire sui rotocalchi, i sovrani del mondo tengono di certo ad entrare nella storia. Ma che storia? Quella che fa comodo a loro, ovviamente, poiché la storia la fa chi la racconta, in assenza di fonti alternative. La storia la fanno i vincitori, come si suol dire. Quella che ci propinano a scuola e attraverso i media è una favola tutta riscritta da loro e non può quindi essere che il prologo degli eventi che essi intendono realizzare nel futuro. E’ una sorta di vaccinazione, l’ennesima supposta.

D’altronde le nozioni storiche che restano nella testa delle masse sono prevalentemente eventi imperiali di soprusi, dolori e vizi. I grandi miti del passato sono tutti madidi di sangue e merda. Un pò come gli attuali.

Se va bene, la prima grande civiltà che l’uomo comune tende a ricordare è quella egizia. I faraoni, la sfinge, le piramidi. La cartolina che rappresenta al meglio l’impero egizio nell’immaginario collettivo ha le tre piramidi di Giza in primo piano e migliaia di schiavi coi capelli a caschetto che tirano pietre nel deserto sullo sfondo. Le parole chiave dell’impero egizio nella cultura popolare sono: schiavi (flessibilità del lavoro), piramidi (grandi opere) e Cleopatra, che è di tutt’altra epoca ma una bella figa ci sta sempre bene. Un’iconografia chiara che vuole collegare la maestosità delle più evidenti imprese umane ad un necessario sfruttamento di masse di servi. “Sì, vabbuò – dirai tu – e chi se li incula gli egizi al giorno d’oggi?” Eppure quella egizia è una simbologia più ricorrente di quanto si creda. Si pensi ad esempio agli obelischi; ce n’è uno in Piazza San Pietro in Vaticano, uno di fronte alla Casa Bianca a Washington e uno in fondo ai Campi Elisi a Parigi e molti altri che ora è lungo elencare. Ce se sono migliaia in giro per il mondo. Non c’è che dire, la promozione dell’iconografia egizia è in mano da millenni ad un ottimo ufficio di pubbliche relazioni.

Il successivo mito imperiale tramandato alle masse dalla storia ufficiale (manualistica, narrativa e – al giorno d’oggi – cinematografica) è quello di Alessandro Magno. Bello, giovane, figlio di mammà e culattone. Uno che non voleva fare il re, non voleva comandare sui popoli, voleva solo menare la spada. Un guerriero più che un sovrano. Essendo il primo dei due “magni”, Alessandro il macedone è anche quello su cui esistono meno fonti reali e dunque il personaggio sulle cui spalle è più facile ricamare una storia ad hoc. L’immagine di Alessandro Magno che si è stampata nella memoria collettiva è quella di un guerriero che brandisce una spada (armi) insanguinata (dolore e morte) in groppa ad un cavallo rampante (la forza, il successo corrispondono a quanto dolore sai provocare). A proposito della sua omosessualità, va ammesso che a quell’epoca per i ricchi era uso comune inchiappettarsi anche i ragazzini oltre che le ragazzine. Non saprei dire se il macedone fosse uno dei pochi ricchi che lo prendevano nel popò o uno dei tanti che lo mettevano. Il tema necessiterebbe di maggiore approfondimento ma – visto che i greci si studiano alle medie – i professori tendono a sorvolare. Ci pensa il cinema a far rientrare dalla porta il pruriginoso particolare uscito dalla finestra avvalendosi dei servigi del “sempre presente quando c’è da confondere la gente” Oliver Stone. Stone, ovviamente, fa passare Alessandro Magno per uno che lo prendeva. In linea con l’omosessualizzazione della società operata tramite la propaganda e le vaccinazioni.

Poi è toccato a noi, i romani. Boia chi nega che pensando ai romani viene subito in mente una carovana di legionari alla conquista, che so, della Gallia. Guerre, eserciti, impero. Agli italiani si gonfia il petto quando si parla di romani (quelli antichi), siamo tutti un pò orgoglioni di essere i pronipoti del popolo dei Cesari. Beh… a quei tempi, fossi stato un abitante di un qualsiasi tranquillo villaggio del bacino del Mediterraneo, mi sarei sentito come un moderno libico (o palestinese o egiziano o iraqeno, o afgano, o siriano, o vietnamita o cambogiano, o messicano, o pakistano… o… sotto il fuoco incrociato dei missili ammericani). Fa fico guardare le cartine storiche e commentare: “Guarda come ci eravamo espansi! Avevamo conquistato fino a qui e qui e qui.” Fa fico, sì, se stai dalla parte dei più cattivi.

E dopo i romani? Fu subito Medioevo, che per l’uomo medioccidentale significa Chiesa Cattolica Romana e secoli bui. Del Medioevo la gente comune ricorda l’inquisizione, la peste e i roghi delle streghe. Inutile sottolineare quanto sangue e quanta merda ciò rappresenti procrastinato per otto/nove secoli.

Continua…

Chi comanda a questo mondo? [I° parte]

Chi comanda a questo mondo? [II° parte]

Chi comanda a questo mondo? [III° parte]

Chi comanda a questo mondo? [IV° parte]


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