Su Laeffe dal lunedì al venerdì alle 14:20 va in onda un programma che si intitola Chi ti credi di essere ? e vede protagonisti dei personaggi famosi che ricercano i loro antenati, ricostruendo il loro albero genealogico con l’aiuto di storici, archivisti e genealogisti. Qualcuno di loro ha un antenato arrivato in America con la Mayflower, un altro ha un avo delinquente ucciso in una rissa, un altro ancora una donna processata come strega a Salem…..
Mi piace molto questo programma e mi sta spingendo a provare a ricostruire il mio albero genealogico, vediamo fino a dove riuscirò a risalire….
Mi ha anche ricordato un libro che amo molto:
Titolo: Radici
Titolo originale: Roots: The Saga of an American Family
Autore: Alex Haley
Editore: Rizzoli
Trama:
Haley decise di scrivere Radici ispirato dalle numerose storie che la sua famiglia tramandava circa le proprie origini africane. In particolare, il suo interesse ebbe origine dalle storie che sentiva raccontare dalla nonna materna Cynthia, che era stata emancipata dalla schiavitù nel 1865. A partire dai racconti della nonna Haley ricostruì le vicende del ramo materno della sua famiglia a partire dal suo antenato Kunta Kinte catturato dagli schiavisti in Gambia nel 1767 e deportato in America. La famiglia di Haley aveva tramandato per generazioni numerosi racconti sulla vita di Kunta Kinte, insieme ad alcune parole africane che lo stesso Kunta Kinte aveva insegnato alla figlia.
Le vicende narrate in Radici hanno inizio con la nascita di Kunta Kinte, nel 1750, nel villaggio di etnia mandinka di Juffure, in Gambia, nella valle del fiume Kambi Bolongo. Quando Kunta raggiunge l’adolescenza, nel villaggio hanno cominciato a circolare voci circa alcuni taubob (uomini bianchi) che si aggirano nella foresta. Nello stesso periodo, diversi uomini dei villaggi vicini spariscono senza lasciare tracce. All’età di 16 anni, Kunta si spinge nella foresta per cercare il legno adatto per fabbricare un nuovo tamburo; qui viene catturato da un gruppo di trafficanti di schiavi, che lo incatenano e lo trasportano in America.
La mia opinione:
Questo libro è veramente affascinante. L’autore è riuscito a ricostruire la storia della sua famiglia e a ritrovare le sue radici africane graze a delle memorie orali sopravvissute per due secoli all’interno della sua linea genealogica. Per lui risalire fino al 1750 è stato difficilissimo (ci sono voluti 12 anni per finire il libro), e una volta arrivato all’antenato Kunta Kinte non aveva più documenti e degli antenati venuti prima di Kunta kinte ha potuto scoprire poco o nulla da vaghi racconti tramandati nella tribù d’origine africana di Kunte. Non potrà mai risalire più in là nel passato e come lui molti americani non possono risalire a prima del 1700 nelle loro linee genealogiche, mentre noi europei spesso possiamo riuscire a risalire abbastanza agevolmente fino al 160-1500. Siamo veramente fortunati.
Leggere questo romanzo fa capire quanto il passato sia importante per capire il presente. Questo libro è una saga familiare, una ricerca delle proprie radici, ma soprattutto un capolavoro.