Matteo Renzi è il secondo candidato al congresso del PD che si svolgera l’8 dicembre 2013. Cerchiamo di capire chi è anche quest’altro personaggio politico. Dopo “l’uomo di sinistra”, Pippo Civati, analizziamo chi è “Il Rottamatore” della sinistra.
Comincia la sua attività politica durante gli anni del liceo. Nel 1996 contribuisce alla nascita in Toscana dei Comitati Prodi e si iscrive al Partito Popolare Italiano, di cui diventa, nel 1999, segretario provinciale. Tra il 2004 e il 2009 è presidente della Provincia di Firenze. Si presenta alle elezioni come candidato di centro-sinistra e vince con un consenso del 58.8%.
Durante il suo mandato, Matteo Renzi, sostiene di aver diminuito le tasse provinciali, diminuito il numero del personale e dimezzato i dirigenti dell’ente fiorentino. Tuttavia nel 2012 la Corte dei Conti ha aperto un’indagine sulle spese di rappresentanza effettuate dalla Provincia durante il mandato di Renzi, che ammontano, come rivelato nel settembre 2012 dal Fatto Quotidiano, a 600.000 euro. Una visita negli Stati Uniti nei giorni in cui Obama fu eletto presidente, per dire, sarebbe costata 70mila euro.
Il 15 febbraio 2009 vince le primarie del PD per la candidatura a sindaco di Firenze, vincendo a sorpresa con il 40,52% dei voti. Alle successive elezioni amministrative del 9 giugno 2009, vince con un 59.96% dei voti al ballottaggio. Matteo Renzi diventa sindaco di Firenze e comincia la sua carriera da “Rottamatore”.
Appena insediatosi a Palazzo Vecchio il giovane Renzi comincia subito a far parlare di sè, organizza le prime riunioni dei “rottamatori” del PD, quelli che vogliono scalzare la vecchia politica e sostituirla con idee e volti nuovi, quelli che vogliono una politica trasparente e che sia più vicina ai cittadini. Come detto nell’articolo precedente, i primi passi di Renzi in questo percorso furono affincati da quelli di Pippo Civati, nella edizione di “Prossima Fermata: Italia”, svoltasi tra il 5 e il 7 novembre 2010 presso la stazione Leopolda a Firenze. Le vite dei due giovani Rottamatori si allontanano; Renzi mantiene la sua strada di scontro in campo aperto verso il PD. Organizza, sempre alla stazione Leopolda l’evento Big Bang, una tre giorni di dibattiti con i cittadini che vuole dar voce a tutte le proposte nuove per la città di Firenze. Senza dubbio un grande successo per il giovane sindaco di Firenze: in tre anni l’evento “Leopolda” è diventato un appuntamento politico molto importante. L’ultima Leopolda è stata molto sentita a livello nazionale. Di particolare rilevanza l’idea di cento tavoli, dove si sarebbe discusso di vari argomenti politici con la gente comune, idee riferite ai vertici: un esempio di politica diretta con i cittadini molto interessante e concreta.
L’Huffington Post Italia ha però pubblicato un articolo particolare. In questo articolo parla un partecipante alla Leopolda 2013, preferendo restare anonimo che denuncia il fatto che i cento tavoli delle discussioni/confronto con i cittadini è stata “una facciata”. I tavoli servivano solo per fare un finto confronto di non più di un’ora, un’ora e mezza (tempo del tutto insufficiente per trovare idee concrete) per poi lasciare che le decisioni venissero prese dai soliti noti al vertice in solitaria.
Alle accuse che gli vengono lanciate Matteo risponde con i fatti: Firenze da quando è primo cittadino ha abbassato i costi del lavoro, è sempre tra le migliori città d’Italia come offerta turistica, e il centro della città si vive molto meglio grazie alla campagna contro l’ingresso delle auto. Spesso guardando in televisione interviste a cittadini di Firenze, non si sentono altro che lodi verso il sindaco.
Matteo ha già partecipato alle scorse primarie di partito svoltesi nel 2012. Allora perse contro Bersani; prima della sconfitta aveva dichiarato che non sarebbe poi andato a coprire un’altra sedia in parlamento, ma che sarebbe tornato a fare il sindaco di Firenze. Nobile gesto guardando cos’hanno fatto colleghi come Bruno Tabacci e altri. Effettivamente la parola data è stata mantenuta, ma, come detto, precedentemente c’è chi accusa Matteo di non aver mai smesso di fare campagna elettorare e di occuparsi poco della sua città.
Renzi sembra essere la risposta a tutte quelle volte che nei bar, e nelle strade, si è sentita la frase: “Alla sinistra serve uno come Berlusconi, altrimenti non vincerà mai”. Probabilmente è vero, la sinistra ha bisogno di un uomo con un grande carisma, ma siamo sicuri che questo carisma sia tutta farina del suo sacco? Al suo fianco ci sono molti personaggi che si potrebbero definire ambigui. Davide Setti: economista mondiale che ha aperto le porte a Renzi verso i grandi dell’economia, lavora con gli hedge funds, uno strumento economico che lui stesso a minimizzato durante la puntata di “In Mezz’ora” con la giornalista Lucia Annunziata, dichiarando che questi strumenti non possono essere causa di crisi fininziarie (cosa non vera). La seconda ondata di crisi che ha fatto tremare l’Argentina è dovuta all’obbligo di rimborso degli hedge funds non ripagati alla JP Morgan, prima della crisi finanziaria che ha sconvolto il paese sudamericano. Le azioni finanziarie della JP Morgan hanno una pessima fama mondiale.
Giorgio Gori: ex direttore di Canale 5, altro personaggio vicino a Renzi, suo responsabile d’immagine fino alle scorse primarie. Ha lavorato per anni per Belrusconi, soprattutto durante il primo lancio di Forza Italia. Si dice che negli ultimi tempi, dopo che Giorgo Gori ha lasciato Fininvest, non fosse più ben voluto a casa Berlusconi, ma la sua discesa in campo al fianco di Renzi lascia comunque dei dubbi sul suo passato, però lascia largo spazio all’imaggine quando si accomuna Renzi a Berlusconi.
Renzi, come tutti i politici che si candidano per un elezione, va a caccia di voti. Lui vuole anche i votanti del centro-destra. Coraggioso e un po’ arrogante. Berlusconi chiedeva agli elettori di centro-destra e destra di votare uniti, solo per il suo partito, per raggiungere il famigerato 51% di preferenze e, a suo dire, poter governare senza le mani legate. Renzi cerca il 75% delle preferenze, il suo carisma fa un baffo a quello del Cavaliere. È un bene o un male? Se vincesse le primarie, poi le prossime elezioni politiche, starà a lui dimostrarcelo.
I giorni scorrono e l’8 dicembre, data delle primarie PD, si avvicina. Matteo Renzi è lanciato a tutta velocità verso il Congresso del PD. Quando parla nei comizi ha l’abilità d’incantare la platea, gli applausi sono fragorosi e molta gente crede in lu, ma i contenuti dei suoi discorsi scarseggiano di spessore politico e sono pieni di merletti. Per adesso stiamo a vedere, se, questa volta, alle primarie uscirà lui vincitore il PD avrà sicuramente la possibilità di provare strade nuove, e per vedere se farà bene o no all’Italia sarà solo una questione di tempo. Troppe cose belle e troppe cose brutte si dicono su Renzi, io mi limito a: chi voterà, vedrà.