L’unico evangelista che ricorda la visita dei magi è Matteo tralasciando però di approfondire le notizie relative a questi misteriosi personaggi: "Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele.
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo». Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese"[1] . Anche la parola Magi non è di chiara provenienza, infatti se proviamo a trasformarla al singolare diremo “Re Mago”; questo particolare non è irrilevante se proviamo a dare un’interpretazione che tenga conto della tradizione ermetica, secondo la quale questi uomini erano dotati di particolari poteri derivatigli dalla pratica dell’astrologia e della “magia” Zoroastriana. Stando a questa tradizione i Magi, grazie alle loro conoscenze astrologiche, seppero riconoscere in cielo i segni dell’arrivo sulla terra del più grande degli iniziati che li persuase ad intraprendere un lunghissimo viaggio per rendergli omaggio. Il termine Magos era utilizzato dai greci per definire i sacerdoti dediti al culto di Zoroastro provenienti dall’Impero Persiano, dove si sviluppò prima del VI sec. a.C.
Nel Vangelo dell’infanzia Armeno vi è la descrizione più dettagliata dei Magi: “ Quando l’angelo aveva portato la buona novella a Maria era il 15 di Nisān, cioè il 6 aprile, un mercoledì, alla terza ora. Subito un angelo del signore si recò nel paese dei persiani, per avvertire i re Magi che andassero ad adorare il neonato. E costoro, guidati da una stella per nove mesi, giunsero a destinazione nel momento in cui la vergine diveniva madre. In quel momento il regno dei persiani dominava per la sua potenza e le sue conquiste su tutti i re che esistevano nei paesi d’oriente, e quelli che erano i re magi erano tre fratelli: il primo Melkon, regnava sui persiani, il secondo, Balthasar, regnava sugli indiani, e il terzo, Gaspar, possedeva il paese degli arabi. Essendosi uniti insieme per ordine di Dio, arrivarono nel momento in cui la vergine diveniva madre”[2] Come si evince da questo passo, i Magi sono chiamati per nome, Gaspare re dell’Arabia, Melkon o Melquon (mutatosi poi in Melchiorre) re della Persia e Baldassarre re dell’India. Confrontando il Vangelo di Matteo e quello successivo dell’infanzia Armeno si possono notare alcune discordanze, prima fra tutte il numero e la provenienza dei magi, Matteo infatti parla soltanto di “Alcuni Magi giunti da oriente a Gerusalemme ” senza aggiungere altri particolari utili alla nostra ricerca. Molto probabilmente la versione del Vangelo dell’infanzia Armeno ebbe la meglio anche perché legittimato dal salmo 72 della Bibbia che profetizza la venuta del Messia:
A lui si pieghino le tribù del deserto, mordano la polvere i suoi nemici.
I re di Tarsis e delle isole portino tributi; i re di Saba e di Seba offrano doni.
Tutti i re si prostrino a lui, lo servano tutte le genti.
Perché egli libererà il misero che invoca e il povero che non trova aiuto.
Da questo salmo scaturì anche un’altra tradizione riguardante questa volta l’origine geografica dei Magi, come si può notare i luoghi di provenienza dei “re” sono diversi da quelli citati dal Vangelo Armeno; molto probabilmente i luoghi citati nella Bibbia al tempo della scrittura dei Vangeli o non esistevano più, o erano noti con altri nomi.
I doni che i Magi portarono al Signore hanno un grande valore simbolico ed esoterico: l’oro simboleggia la scintilla divina, l’amore, la conoscenza, la sapienza e la sapienzialità (l’oro dei filosofi o alchimisti) è infine il colore dell’ultimo grado dell’ascesa alchemica; l’incenso è un’essenza che nei processi alchemici serve a purificare ed è tutt’ora usato nelle funzioni liturgiche cattoliche; la mirra è una sostanza resinosa utilizzata dagli egizi nei processi dell’imbalsamazione e rappresenta l’immortalità.
Se consideriamo il fatto che il cristianesimo a più riprese abbia cercato di occultare quei particolari poco ortodossi che male si addicono alla visione del mito cattolico, possiamo anche ipotizzare che i personaggi fiabeschi che vengono ora riconosciuti ufficialmente, fossero in realtà dei potenti signori dell’occulto (dove per occulto si intende ciò che è nascosto e non ciò che è maligno), la cui figura era talmente importante che Matteo non poté esimersi dal citarla anche se in maniera edulcorata.
Fabrizio e Giovanna
[1] La Sacra Bibbia – CEI Il Nuovo Testamento Vangelo di Matteo (Mt 1, 1-12)
[2] Vangelo dell’infanzia Armeno, Cap V par. 9, “I vangeli apocrifi”