Chi fa da sé fa per tre!

Da Gattolona1964

Chissà se siete pronti per gustarvi il quarto capitolo, occorre molta fantasia e voglia di novità per capire ed apprezzare nel modo giusto questo capitolo. Ci vuole un occhio non prevenuto e la mente libera da stereotipi e modi di fare usuali, lasciamo perdere per una volta le azioni e le frasi in fotocopia che tutta quanta l’umanità usa: persino Papa Francesco, approva le unioni gay e darà la Comunione ai divorziati, non vedo perciò perchè stupirsi se un water sa amare! Occorre buona volontà, come quando si decide di farci togliere quel benedetto dente del giudizio che ci fa un male tremendo da mesi e ci ha fatto gonfiare il viso. Suvvia, togliamoci il dente, torniamo a stare bene ed in forma e per farlo occorre vedere la vita, da un’altra prospettiva. Se lo facciamo con la vita, possiamo farlo anche con un oggetto all’apparenza banale ma che si rivelerà di un’utilità fuori dal comune. Buona lettura!

(Ora che sto imparando a conoscerlo lo vorrei usare in ogni gesto che compio e prendere da lui tutto il meglio che mi può offrire!) Appurato, visto e considerato che il maggior numero di ore le trascorro con lui invece che con la mia famiglia, ho deciso, meditando con ingegno, che riuscirò a gestire la mia vita, marito e figli compresi, svolgendo le mie normali attività seduta comodamente su di lui. Non ci credete? Per prima e non trascurabile cosa, noto che le idee migliori mi arrivano quando sono a contatto con lui, su di lui, vedi ad esempio la stesura di questo manoscritto, pensato e voluto durante una seduta infinita, dove, con gli occhi rivolti allo specchio, mi sono chiesta che cosa aspettavo a scrivere la sua storia. Invece che scrivere la mia prematura e banale autobiografia, credo di nessun interesse o raccontare di donne sole ed abbandonate, che per carità! come ho fatto io si possono con volontà e deretano non indifferenti, rifarsi una vita dignitosa e soddisfacente, mentre giocherellavo con il coperchio, mi si è illuminata la zucca e ho preso la mia decisione. Se in quel mattino di primavera non fossi stata per un ragionevole ma infinito lasso di tempo, seduta sul mio amato water, col cavolo che vi avrei parlato di lui!Lo devo ringraziare, mi da le dritte giuste ed ultimamente mi offre anche la possibilità di cucinare in bagno, senza alzarmi da lui. Ho ideato un sistema a caduta: pigiando un pulsante accanto al rotolo di carta igienica, scende dal soffitto un tagliere di legno completo di macchina per fare la sfoglia, sul quale posso preparare tranquillamente tortelli o lasagne, oppure anche gli gnocchi di patate, senza perder l’attimo. Se avete pensato che tutto ciò non sia igienico, vi sbagliate di grosso!Attorno al tagliere si apre una tenda ad ombrello, dove posso lavorare con la parte superiore del corpo, diciamo grosso modo dall’ombelico in su e la rimanente parte, quella più coinvolta nell’azione diretta, è a sua volta incapsulata in una veste di acciaio temperato morbido, senza possibilità di fuoriuscita di alcun vapore, aroma, o derivato.In questo modo io stessa divento un tutt’uno con il water, lo abbraccio lo chiudo tra le mie gambe in una specie di amplesso amoroso clandestino e all’apparenza sto cucinando, ma in realtà ho le mutandine calate a livello dei piedi.Mettendo poi in sottofondo un disco degli anni sessanta, il quadro è realistico e non mi stanco di cucinare! Il mio attimo di evacuazione è oltremodo fuggente: trattasi di un millesimo di secondo in cui il mio intestino addiviene ad un accordo.Ovviamente non posso perdere questo prezioso attimo, rimango in attesa e ottimizzo il tempo.Non vi pare geniale?Non immaginate quante e quali altre cose posso fare tranquillamente seduta su di lui, tanto non si stanca, non mi sgrida e raramente si irrita.Ho anche messo il portatile, fax e stampante, ora mentre scrivo sono seduta su di lui, il mio amore forever.Riesco persino a farmi il manicure ed il pedicure, senza spendere inutili soldi dall’estetista. Per la depilazione è un po’ più complicato, ma ci sto lavorando su. Se proprio mi accorgo che i piedi non sono in ordine, prima faccio un pediluvio con i sali del Mar Morto, avendo il bidet a fianco, devo solo immergere i piedi a bagnomaria. O meglio a bagnofabiana. Poi mi tampono i piedi con la salvietta morbida, applico lo smalto, lo asciugo con il Phon, mando un paio di messaggini, faccio una telefonata, fingendo di essere al mare e pazienza se dall’altra parte sentono il rumore dello sciacquone, dirò che sono le onde del mare. Tra l’altro con lo stesso sistema del tagliere per la sfoglia, pigiando un altro pulsante, riesco a far scendere una cascata di acqua, così se sono di corsa e rischio di arrivare in ritardo ad un appuntamento, mi faccio anche una piccola doccia con shampoo ed asciugatura veloce dei capelli. Questa idea, ammetto che l’ho copiata osservando il lavaggio rapido per auto. La mia piccola vetturetta viene aspirata, svuotata dalle cartacce e dalle briciole delle brioches di mio figlio, insaponata, lavata, risciacquata, asciugata con giganteschi soffioni d’aria calda ed infine lucidata. Tutte queste operazioni eseguite in fila, vengono compiute azionando solo un bottone da parte dell’addetto di turno, mentre io me ne sto comodamente seduta nell’abitacolo della mia auto approfittandone per rammendare un calzino. Non esco nemmeno per pagare, allungo i soldi dal finestrino e sfreccio via! L’ho applicata perciò anche al mio water e devo dire che funziona a meraviglia, tant’è che oramai la doccia vera e propria non la uso quasi più, consuma troppa acqua e non mi consente di stare ferma a pensare mentre qualcun’ altro mi lava e mi asciuga. Se ho un impegno di lavoro vorrò fare anche i capelli. Di conseguenza ho messo anche un braccio semovente che mi può applicare i bigodini, mettere la retina e asciugarmi sotto un casco asciugacapelli, così ho tolto anche il problema di andare dalla parrucchiera una o più volte alla settimana. La mia amica Sandra dice che una ne faccio e cento ne penso, ma a che cosa poi si vuol riferire? All’evacuazione corporale, cioè una all’anno, o alle idee che mi vengono, water facendo? Volendo sfruttare al massimo ed ottimizzare in modo eccelso la tempistica di una donna e della sua giornata, sono anche riuscita ad infilare dei piccoli cassetti a scomparsa incorporandoli nei fianchi e nel sifone. Li ho stipati ben bene con biancheria di ogni tipo, dagli slip al cappotto di visone, così alla bisogna mi lavo, mi trucco, mi vesto ed esco. Prima però tali indumenti sono stati da me stirati con il ferro da stiro a sospensione sul soffitto. Infatti, tirando la catenella, il ferro scende e mi permette anche di stirare sull’asse per la sfoglia, girata dalla parte opposta. Sono così felice di riuscire a far tutto seduta sul mio amico, che quasi quasi provo ad inventarne uno pieghevole, da borsetta, con scarico chimico mediante polverizzazione del contenuto, da usare nei posti affollati tipo un centro commerciale. Appartandomi in un angolino fingendo di leggere un cartellone pubblicitario, o perché no, mentre ordino un etto di bresaola, lo posso tranquillamente utilizzare. Se dovesse per puro caso funzionare, penserei seriamente di aprire un’attività in proprio, nel senso logico della parola: produco i water pieghevoli da borsetta, li uso, li distruggo, li riciclo, ed è sicuramente il caso di dire che faccio il “fai da me”, dal produttore al consumatore. Va da sé che una volta usato, lo si deve richiudere e buttare non nella casa madre, cioè in un cesso qualsiasi, ma nel contenitore apposito per la differenziata. In questo modo però ho tralasciato l’aspetto psicologico e cerco di mettermi nei panni, anzi nella ceramica dell’amato bene. Ma se da cosa nasce cosa, anche da un minuscolo frammentino di ceramica che ne rimane, può rinascere un water? Water siamo e water ritorneremo, polvere dalla polvere, turche si nasce e non si diventa, perciò rassegnamoci, siamo tutti un po’ water, altrimenti chi ce lo fa fare di condurre l’esistenza in codesto modo?

Vi voglio bene cari water! Fabiana Schianchi.



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