Chi ha paura dei poeti? Live and Freedom for Ashraf Fayad (e un pezzo della Macchina sognante)

Da Met Sambiase @metsambiase

Ashraf Fayad è un poeta trentacinquenne che da due anni è nelle galere saudite con l’accusa di apostasia*, diffusione dell’ateismo, e di aver proferito blasfemie contro Dio e il suo profeta nel suo libro di poesie “Le istruzioni sono all’interno (Instructions Within )” La raccolta, del 2007,  bandita dalla distribuzione in Arabia Saudita, purtroppo è ancora inedita in Italia. A pochi giorni dalla mobilitazione internazionale Live and Freedom for Ashraf Fayad che si terrà il 14 gennaio, per gentile concessione della “macchinista madre” del del blog lamacchinasognante.com, Pina Piccolo, riportiamo le riflessioni critiche di Gassid Mohammed sul libro sotto accusa, che con le armi della cultura e della conoscenza critica smonta la macchina accusatoria della Mutawwa (la polizia religiosa saudita, conosciuta come “Comitato per l’imposizione della virtù e l’interdizione del vizio”) contro il giovane artista.

Per chi voglia approfondire la conoscenza della vicenda, per cenni biografici, appelli a sostegno del poeta e ulteriori informazioni su Ashraf Fayad, come per l’elenco aggiornato degli eventi che si svolgeranno in Italia il 14 gennaio nell’ambito della giornata internazionale a suo favore, si può consultare l’apposito spazio sul sito di Editoria araba https://editoriaraba.wordpress.com/2015/12/21/iniziative-italiane-per-il-poeta-ashraf-fayadh/

Da LA MORTE E’ VETRO LA POESIA E’ VITA
di Gassid Mohammed

(http://www.lamacchinasognante.com/la-morte-e-vetro-la-poesia-e-luce/)

…..

Ora, per capire un po’ di più la questione, cerchiamo di tradurre e spiegare alcune poesie dell’opera “Le istruzioni sono all’interno” che sono state considerate dei capi d’accusa nel processo. Potremmo capire, forse, alcuni motivi in più per l’accanito odio della polizia religiosa, del sistema giudiziario e, infine, del regime per il poeta e i suoi versi.

1-
Fu detto: insediatevi in essa [la terra]
Alcuni nemici di tutti
Andatevene da essa [la terra]
E dal fondo del fiume guardate a voi stessi, lassù
Che quelli più in alto concedano compassione a quelli sotto
Poiché i nullatenenti randagi
Sono come sangue non esitabile nel mercato di petrolio.

Quel “disse” nel primo verso si riferisce a Dio, se vogliamo seguire la tradizione coranica. I primi tre versi si ispirano ai versetti coranici che descrivono la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso e la loro discesa in terra, come recita il versetto coranico: “E dicemmo: “O Adamo, abita il Paradiso, tu e la tua sposa. Saziatevene ovunque a vostro piacere, ma non avvicinatevi a quest’albero, ché in tal caso sareste tra gli empi. Poi Iblîs li fece inciampare e scacciare dal luogo in cui si trovavano. E Noi dicemmo: “Andatevene via, nemici gli uni degli altri. Avrete una dimora sulla terra e ne godrete per un tempo stabilito”.
Come si vede il corsivo nel versetto coranico è simile ai versi del poeta. Nel versetto coranico “Nemici gli uni degli altri” si riferisce all’inimicizia tra l’uomo e “Iblis” cioè Satana. Entriamo quindi in una sfera mitologica, troviamo l’eterna lotta tra bene e male, secondo i miti religiosi. Mentre il poeta modifica il registro “Alcuni nemici di tutti”, che secondo me non ha a che fare con i demoni, ma esprime l’inimicizia tra i pochi “alcuni” che controllano il mondo e il resto “tutti”. Sono quei pochi, a livello politico o economico, che controllano il mondo, decidono le guerre e quant’altro. Ma è applicabile anche a livello locale: sono sempre i pochi potenti che controllano il popolo. Basti pensare, ad esempio, che la famiglia Saud controlla una popolazione intera in Arabia Saudita. Questa inimicizia, non più tra uomini e demoni ma tra uomini e uomini, diventa anch’essa materia mitologica.

Negli ultimi due versi della poesia c’è uno stile assolutamente coranico, non sfugge all’acuto lettore che conosca la lingua araba e il Corano. Questo tipo di figura retorica ricorre molto frequentemente nel Corano. Certo che in italiano non è evidente in come in arabo, ma cerco di rendere l’idea.
I due versi sono questi:
Poiché i nullatenenti randagi
Sono come sangue non esitabile nel mercato di petrolio.
Esempi dal Corano:
– “le loro azioni saranno come cenere sulla quale infuria il vento”
– “Coloro cui fu affidata la Torâh e che non la osservarono, assomigliano all’asino che porta i libri”

Tuttavia, come ben vediamo, non c’è nessuna offesa a Dio o al Corano, anzi, il fatto che il poeta si ispiri al Libro Santo testimonia sicuramente a favore dello stesso, poiché viene ritenuto fonte di ispirazione per la cultura e l’arte.

2-
È innocuo il petrolio
se non fosse per la miseria che lascia
a contaminare il mondo

Il giorno in cui si anneriranno i volti di coloro che scoprono un altro pozzo
e t’insufflano in cuore la vita … per resuscitare la tua anima in forma di petrolio
per l’uso pubblico
Questa è la promessa del petrolio .. e il petrolio non manca alla sua promessa.

fine ..

Vediamo che il verso “Il giorno in cui si anneriranno i volti di coloro che scoprono un altro pozzo” si basa sul versetto coranico: “Il Giorno in cui alcuni volti si illumineranno e altri si anneriranno, a quelli che avranno i volti anneriti [sarà detto]: “Avete rinnegato dopo aver creduto? Gustate il castigo della miscredenza. E coloro i cui visi si illumineranno, saranno nella Misericordia di Allah e vi rimarranno in perpetuo” (Corano, Sura Al Imran “III”, versetti 106-107).

Mentre nei versi
“E t’insufflano in cuore la vita … per resuscitare la tua anima in forma di petrolio
per l’uso pubblico”
vediamo che il poeta si riferisce a una forma di resurrezione, usando questa metafora per condannare lo sfruttamento del petrolio e delle persone. Il poeta in questi versi si ispira ai versetti coranici: “Quindi gli ha dato forma e ha insufflato in lui del Suo Spirito” (Corano, As-Sajda [XXXII], versetto 9). Oppure: “Sarà soffiato nel Corno ed ecco che dalle tombe si precipiteranno verso il loro Signore” (Corano, Sura Ya Sin [XXXVI], versetto 51).
Nel penultimo verso troviamo la similitudine con alcuni versi coranici:
Il poeta scrive: “Questa è la promessa del petrolio … e il petrolio non manca alla sua promessa”. Nel Corano si ripete una forma simile, in diversi versetti:
– “Promessa di Allah. Allah non manca alla Sua promessa, ma la maggior parte degli uomini non sa”
– “[nel Giorno in cui] si spaccherà il cielo. La promessa [di Allah] si realizzerà.”
- “e dicono: “Gloria al nostro Signore! La promessa del nostro Signore si realizza”
Come vediamo il poeta sostituisce la parola “Allah o Signore” con quella di “Petrolio”. L’uso di questa metafora serve a suscitare nell’anima del lettore l’idea dell’assoluto male del petrolio, non certo quella di un’offesa a Dio.

In un verso il poeta dice: “e alcune labbra esclamanti dei bei nomi dell’amore”. In questo verso il poeta sostituisce la parola “Dio” con quella di “amore”. I famosi “bei nomi di Dio”, che sono 99, sono riportati nel Corano in diversi versetti. Un versetto recita: “Di’: Invocate Allah o invocate il Compassionevole, qualunque sia il nome con il quale Lo invochiate, Egli possiede i nomi più belli” (al Isra [XVII], versetto 110). Ma se vogliamo condannare il poeta per questa similitudine, vogliamo dunque privare Dio dell’aggettivo “amore”. Ciononostante non vi è nulla di blasfemo in tutto questo.

3-

Perdonami per le tue ripetute morti sul mio letto
Perdonami per aver dimenticato l’odore del tuo sudore esausto sul mio letto
Non c’è altro amato all’infuori di te … ed io ero fra coloro che disperano.

In questi versi il poeta si ispira ai versetti coranici seguenti:
– “Dissero: Quello che ti annunciamo è la verità, non essere fra coloro che disperano”. (Al-Hijr [XV], versetto 55).
– “Non c’è altro dio all’infuori di Te! Gloria a Te!”. (Al-Anbya [XXI], versetto 87).

4-

Scusami … perdonami
Per essermi rifiutato di spargere le mie lacrime
O ripetere il tuo nome durante la notte e agli estremi della solitudine.
Rivolgo il mio volto verso la ricerca del calore delle tue braccia
Non c’è altro amato all’infuori di te … solo te … e sono il primo a innamorarmi.

In questa poesia invece troviamo un richiamo ai seguenti versetti coranici:
– “Sopporta dunque con pazienza quello che dicono, glorifica e loda il tuo Signore prima del levarsi del sole e prima che tramonti. GlorificaLo durante la notte e agli estremi del giorno, così che tu possa essere soddisfatto”. (Corano, Sura Ta-Ha [XX], versetto 130).
– “In tutta sincerità rivolgo il mio volto verso Colui Che ha creato i cieli e la terra: e non sono tra coloro che associano”. (Corano, Sura Al-An’am [VI], versetto 79).
– “Di’: In verità la mia orazione e il mio rito, la mia vita e la mia morte appartengono ad Allah Signore dei mondi. Non ha associati. Questo mi è stato comandato e sono il primo a sottomettermi”. (Corano, Sura Al-An’am [VI], versetti 162-163).

È sempre, come vediamo, un uso dello stile coranico senza che vi sia alcuna offesa o blasfemia, è pura arte che intende rifarsi alla tradizione coranica, per un motivo molto semplice e risaputo: lo stile coranico, come retorica e linguaggio, è considerato nel mondo arabo uno stile sublime, aulico e di alto livello letterario e linguistico. Il poeta non ha nessuna intenzione di riprodurre i versetti coranici, anche perché, e tutti lo sanno, è impossibile, come lo dice lo stesso Corano: Diranno: “Lo ha inventato lui stesso”[il Corano]. Piuttosto [sono loro che] non vogliono credere. Producano dunque un discorso simile a questo, se sono sinceri”. Nessuno dunque può riprodurre i versi del Corano. Dove sta la blasfemia allora?
Sarà forse per questa poesia:

5-
Notte ..
a cui manca l’esperienza del tempo
manca la pioggia dirotta
per cancellare tutti i resti deviati del tuo passato
e liberarti da tutto ciò che chiamavi virtù
dal cuore con la vana capacità d’amare
di svagare,
di intersecarsi con il tuo dichiarato ripudio dell’inconsistente religione
della falsa rivelazione
con la tua fede in divinità che avevano perso la loro gloria.

A quale religione e divinità si riferisce il poeta? Possiamo concludere davvero che si riferisse alla religione islamica e ad “Allah? Peraltro la parola “divinità” in quanto sostantivo e non aggettivo, nella lingua araba non si riferisce affatto ad Allah, soprattutto quando è al plurale, come l’ha usata il poeta. Infatti, nella teologia islamica, come ben si sa, Dio è uno e unico, è anche per questo che si dice “monoteismo”. Invece “divinità” si riferisce alle divinità pagane, ed è sempre usata in modo negativo nel Corano. Riportiamo alcuni esempi:
– “Veramente affermate che ci sono altre divinità insieme con Allah? Di’: “Io lo nego!”. Di’: In verità Egli è un Dio Unico”. (Corano, Al-An’am [VI], versetto 19).
– “Se nei cieli e sulla terra ci fossero altre divinità, oltre ad Allah, già gli uni e l’altra sarebbero corrotti”. (Corano, Al-Anbya [XXI], versetto 22).
Ci sono quasi diciassette versetti nel Corano che citano in maniera negativa la parola “divinità”. Come si può concludere che il poeta intendesse fare professione di ‘apostasia’, cioè abbandono della propria religione, in quella poesia, non parlando nemmeno in prima persona? Come si può pretendere ciò nel mondo della poesia, in cui nulla si dà per scontato, nulla è facile da interpretare, nulla può essere letto alla lettera? Dove sono andate a finire le figure retoriche, la retorica stessa di cui gli arabi si vantano come nessun altro?

6-

I profeti sono andati in pensione
non aspettate dunque un profeta inviato a voi … e per voi
per voi gli osservatori presentano i resoconti giornalieri
e ottengono alti stipendi
quant’è necessario il denaro
per una vita dignitosa!

In questa poesia, secondo il verbale, il poeta deride i profeti e manca loro di rispetto.

Forse la blasfemia di Ashraf va cercata nel sociale. Credo che le sue attività culturali abbiano infastidito un po’ di persone, e abbiano suscitato in loro l’invidia e l’ira. Un’ira legata ad alcune sue poesie che toccano temi sociali e, in un certo senso, anche sessuali. Queste ‘blasfemie’ sono imperdonabili, a quanto pare, nella società saudita, per cui la condanna è sempre la morte.
In una sua poesia il poeta scrive:

7-

Con il petrolio … resisterai!
aprirai i ben serrati reggiseni
per succhiare le ciliege e ciò che è intorno
e per godere del soave tra le gambe …
e ciò che il godimento benedice.

In un’altra invece scrive:

8-

Un uomo e una donna che indossa il burka nero stanno in piedi sul pendio di una montagna
un corvo li osserva dal cielo come se vedesse se stesso nello specchio
in compagnia di un uomo che non ama …
un uomo che non sa che (Abbas ibn Firnas) era una barzelletta storica
non fa ridere se non un corvo
non costretto a sognare di volare

Questa immagine in cui il poeta assimila la donna con il burka a un corvo, per denunciare lo stato della donna in Arabia Saudita, infatti, è stata riportata nel verbale del tribunale come uno dei capi d’accusa. Nel verbale c’è scritto che il poeta deride la donna velata, e la assimila a un corvo che vede se stesso nello specchio.

Altre poesia

9-

Asilo: stare in piedi in coda alla fila …
per ricevere un pezzo di patria.
stare in piedi: un atto che tuo nonno faceva … senza saperne la ragione!
il pezzo: sei tu!
La patria: un documento da mettere nel portafoglio.
Il denaro: carte con sopra dipinti le immagini dei leader.
L’immagine: ti rappresenta fino al tuo ritorno.
Il ritorno: mitologica creatura … uscita dai racconti della nonna.
Fine della prima lezione
Passo la parola a te perché impari la seconda lezione: che cosa è … la tua esistenza?

10-

I bambini sono dei passeri
che non costruiscono i propri nidi in alberi secchi
e il compito dell’UNHCR … non è quello di piantare
alberi.

11-

E quando ci sarà del tempo …
perché il tempo faccia con te i conti … chiamerai disperatamente
e pregherai … ciò che avevi smarrito davanti ai cimiteri dei racconti
di cui ti ritieni, per orgoglio, l’unico protagonista
L’unico …
Protagonista … dei vicoli
mentre osservi le macchine della spaziatura … passare davanti a te
come il tempo …
come la tua sigaretta tremante …
come i tuoi rossi occhi
come il tuo cappotto bagnato del sudore delle figlie della notte
come un discorso di un avvocato a L’Aia.

12

Sotto la linea del silenzio
Le zanzare sono troppo fastidiose
Come se esportassero il sonno dalla tua cella
Poiché il tuo modo di dormire è una dichiarata violenza
Agli accordi di Ginevra … e agli accordi internazionali.

*Ripudio, rinnegamento della propria religione per seguirne un’altra, dal vocabolario Treccani

altri riferimenti in rete sulla mobilitazione internazionale

http://www.worldwide-reading.com/

https://editoriaraba.wordpress.com/2015/12/21/iniziative-italiane-per-il-poeta-ashraf-fayadh/