Rabbia e dolore. Sono questi i sentimenti che mi sono arrivati addosso questa mattina quando ho sentito la notizia. Rabbia e dolore che rimbalzano ovunque sulla rete e sui social network. Rabbia e dolore per la morte di Vittorio Arrigoni, attivista per i diritti umani in Palestina. L’unico italiano che ci ha raccontato da Gaza l’operazione Piombo Fuso.
Tutti si chiedono in questi momenti chi abbia ucciso Vittorio e perché. Mentre continuano ad arrivare notizie dalla Palestina, le ipotesi sono tante. Su Petrolio, in un post dal titolo Vittorio Arrigoni ucciso dai Salafinti, si legge:
Non so chi sia stato ad ucciderlo, ma ogni volta che sento nominare Al-Qaida traduco istintivamente con “Emmanuel Goldstein“.
I sospetti, in questi casi, vengono quasi immediati, naturali. A darci una mano per fare chiarezza nella intricata situazione palestinese, arriva un approfondimento di Sergio Cararo su Contropiano, che si apre così:
Il rapimento e l’uccisione di Vittorio Arrigoni per mano di un gruppo islamico di ispirazione salafita, segnala l’aspra competizione in corso tra i network dell’islam politico, una competizione accentuata dalle rivolte, dagli sconvolgimenti e dalle alleanze spurie e inedite in corso nel Medio Oriente.
Cararo cerca di mettere ordine sulla situazione dei movimenti islamici e sulle voci di infiltrazioni a marchio CIA e Mossad.
In rete ci sono poi tantissimi ricordi e saluti, provenienti da tutto il mondo, da chi aveva conosciuto Vittorio e di chi seguiva il suo instancabile lavoro per in difesa della vita e della dignità dei palestinesi. Carta ne ha raccolti alcuni, tra qui quello della madre di Rachel Corrie, volontaria uccisa in Palestina dall’esercito israeliano. Un altro è quello di Daniele Barbieri.
Che la terra ti sia lieve, Vittorio.
Update: aggiungo a questo post anche l’analisi e le domande di Marco Santopadre su Radio Città Aperta:
- Perché un gruppo palestinese, per quanto radicale, ha preso di mira un personaggio che nulla aveva a che fare né con gli occupanti israeliani né con le odiate autorità di Hamas accusate di aver incarcerato alcuni suoi leader?
- Perché il gruppo ‘salafita’ ha rapito un internazionalista ed un amico della causa palestinese, e non un dirigente di Hamas, o un funzionario dell’ONU o di qualche altra agenzia internazionale, che poteva valere ben di più come moneta di scambio?
- Nel farneticante testo che accompagna le immagini del video di youtube nel quale si dava l’ultimatum – non rispettato – e si avanzavano le richieste del gruppo dei rapitori, si accusa l’Italia di partecipare con i propri soldati all’occupazione militare di paesi islamici. Non sapeva – come tutti a Gaza sapevano – che il governo italiano mal soffriva la presenza in Palestina di un testimone scomodo come Vittorio e che nulla avrebbe fatto per trattare e per aiutarlo? Non ha caso Frattini ieri ha affidato la gestione della vicenda al consolato italiano a Gerusalemme invece che all’ambasciata italiana al Cairo, che ha molta più esperienza e conoscenze su quanto avviene all’interno e intorno a Gaza…
- Perché il gruppo, se veramente era interessato ad ottenere, attraverso il rapimento di Vittorio, la liberazione di alcuni suoi leader, non ha portato veramente avanti la trattativa, cercando di ottenere qualche risultato concreto, ed invece lo ha ucciso poche ore dopo averlo sequestrato?