chi invece di dire “parola” dice “uovo”

Creato il 19 novembre 2012 da Vivianascarinci

un uovo intero è una parola che riempie il palmo di una mano piccola, la sua interezza è un dono alla madre. Quanto all’intero, la sua forma chiusa è esaustiva se la parola è univoca ed irrevocabile è il suo contenuto. Neanche serve l’immaginazione che distrugge il fatto della sua interezza. Ma l’immaginazione arriva lo stesso, l’uovo si infrange. La parola tracima bave da quella che era la sua chiusura. Il danno è fatto. Dopo di che l’uovo manifesta strane partecipazioni. La frattura del guscio pare corrispondere a un punto preciso della colonna vertebrale di chi l’aveva in mano, tuorlo e albume chiamano il cane per proseguire il viaggio nella sua ingestione. Pausa. Questa storia è raccontata a un medico che interviene con la sua scienza a deprivarla del pathos: un uovo è sempre un uovo, che la bambina lo rompa, che la madre non l’abbia, che il cane se lo mangi, rimane un uovo. E la quieta albagia di questa rivelazione non fa che aumentare l’intensità del fendente. Che un uovo sia comunque un uovo è il colpo di scena che vale le convinzioni della vita schizofrenica di chi invece di dire “parola” dice “uovo”, invece di dire “madre” dice “lingua”. E di seguito è  come se a parlare fosse una strana paziente psichiatrica che invece di curarsi si arroga il diritto di dare istruzioni per l’uso

Un estratto di mio approfondimento a L’assassino della lingua di Gwyneth Lewis  ora sul blog di Del Vecchio Ediotre 


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