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Chi muove l'arte: Carta d'identità di... Clarissa Tempestini

Creato il 12 settembre 2011 da Roberto Milani

Clarissa TempestiniChi muove l'arte: Carta d'identità di... Clarissa TempestiniDOMANDE
  • Generalità (nome, cognome, età, professione ect.)
  • Collaborazioni (principali collaborazioni, mostre ect.)
  • Il tuo miglior pregio
  • Il tuo peggior difetto
  • Qual è il collega che stimi di più?
  • E quello che ritieni meno interessante?
  • Fammi tre nomi di artisti che ritieni in questo momento fra i più interessati
  • La galleria, il museo o l’istituzione al top della tua classifica personale?
  • Ed il fanalino di coda?
  • Moderno o contemporaneo?
  • Il ruolo del web nel mondo dell’arte
  • Progetti importanti per il futuro
  • Sogno nel cassetto
  • Ricetta salva/crisi
  • Una tua confessione (quello che nessuno sa di te)
RISPOSTE
Clarissa Tempestini, 26 anni, nata a Livorno, vivo tra Berlino e Milano.
Giornalista freelance, scrittrice, curatrice presso Abnormals Gallery Berlin/Poznan, per Sourmilk Art Gallery e indipendente. Al momento sto collaborando con Mousse Magazine.
L’ironia, (quando gli altri la capiscono), l’irrequietezza mentale e fisica.
L’ironia (quando gli altri non la capiscono), l’indecisione.
Gianluca Marziani, Cesare Pietroiusti, Hans Ulrich Obrist … Chiunque faccia questo lavoro con eccentrica stravanganza e senza presunzione.
Mi avvalgo della facoltà di non rispondere (magari te lo dico in privato!)
Solo tre?! Proviamo.
Olafur Elliason, Max Papeschi, Jeff Wall.
Non posso aggiungerne altri!?
Ogni mia risposta alle tue domande inizierebbe con un “Non è facile risponderti…” o con un elenco di nomi, che sicuramente vorrei aggiornare e cambiare ogni mese. Non ho il dono della sintesi!
Comunque, parlando di grandi istituzioni, i posti che mi tolgono qualche battito sono il C/O Berlin e la Tate Modern.
Tutti quelli che creano ed alimentano l’astruso muro di incomprensione nel dialogo tra l’arte contemporanea e le persone. L’arte deve parlare al mondo, sempre usando il suo linguaggio, ma non deve essere ostinatamente oscura e fumosa. Non può isolarsi in un angolo di ermetismo, sennò finirà col diventare autistica.
Attuale. “This is so contemporary, contemporary, contemporary!” (Grazie Tino Sehgal!)
Ha un ruolo vitale come in tutti gli altri campi, soprattutto nella comunicazione che un’artista fa di sé. Mi sembra però che, nonostante il potenziale, non abbiamo ancora capito bene cosa farci, se usarlo come strumento o mezzo. E’ sicuramente un alleato in più, ma le mostre, le opere, i quadri, le fotografie, le performance, vanno viste dal vivo, vanno sentite sugli occhi e sulla pelle.
Non si dicono per scaramanzia, ma nessuno di questi sarà artistico.
Un libro, anche due. E New York.
Non so, forse davanti all’infinito caos del mondo la cosa migliore che un uomo possa fare è abbottonarsi la giacca con dignità, parafrasando Musil. E forse mettersi ad imparare il cinese.
Non ho mai mangiato il cacciucco. E, per una livornese, questo è davvero inaccettabile…Per vedere le altre "Carte di Identità....vai su:http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.com/search/label/_Chi%20muove%20l%27arte%3A%20Carta%20d%27identità%20di...

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COMMENTI (1)

Da pino boresta
Inviato il 13 settembre a 19:06
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Esserci per scomparire Nuovo ArtBlitz di Pino Boresta Vernissage del 13 giugno 2011 del Padiglione Italia a cura Vittorio Sgarbi, all'Arsenale per la 54° Biennale di Venezia. Cronistoria: Ahooo!.... c’ero anch’io Cosa esiste di più bello che esserci a tutti costi per poi sparire in mezzo a tutte le altre centinaia di opere sparpagliate in ogni dove; sopra e sotto a destra e sinistra di qua e di la dentro e fuori e ovunque fosse possibile infilare qualcosa, ebbene io per il mio pubblico non mi tiro mai indietro e quindi anche questa volta ero lì. L’occasione l’inaugurazione del padiglione Italia alla Biennale di Venezia (del 13 giugno 2011) che nonostante le critiche aveva fatto il pienone e non poteva essere altrimenti visto il prestigio di cotanta mostra come quella di Venezia e visto i circa 300 artisti che esponevano. Il successo di pubblico era l’unica cosa assicurata del resto tutti noi abbiamo almeno un marito o una moglie dei genitori dei figli uno o più fratelli, cugini ed almeno un paio di amici stretti, e i conti son presto fatti. Del resto come si poteva far mancare la propria presenza in un giorno così importante a tanti artisti che la biennale se la sognavano anche di notte proprio come me, ma porca pupazza loro ci sono riusciti io no. Anzi si! Io c’ero nonostante tutto e tutti. Vittorio Sgarbi mi aveva pure telefonato ma dopo una breve chiacchierata mi ha detto che non lo avevo convinto, ma forse è un buon segno. Io nel partecipare non avrei di certo avuto nulla da perdere, che volete che me ne importi a me di attaccare la mia opera appiccicata ad altre mille, quando io come un parassita le attacco addirittura sopra le opere degli altri. Cosa volete che me ne importi a me di dover competere per accaparrarmi un po’ di attenzione del pubblico dell’arte tra centinaia e centinai di opere, quando da diciotto anni attacco nelle strade delle città i miei adesivi con la mia faccia alla merce distratta dei passanti cittadini e competendo tutti i giorni con la massiccia invasione pubblicitaria con la quale le città sono aggredite e violentate. Lì si che rischio di perdere la mia battaglia, e ogni giorno mi prendo la mia rivincita. Al padiglione di Sgarbi avrebbero dovuto partecipare solo artisti che fanno un certo tipo di lavoro che esce fuori anche nel caos più totale e che anzi del caos si nutrono. Pertanto approfittando dell’ulteriore confusione venutasi a creare per la presenza di Elio delle storie tese che si era travestito da frate per l’opera di un artista, ho srotolato il mio manifesto in PVC “I want Pino Boresta to the Venice Biennial” e l’ho appeso rimanendo lì in bella vista esposto abusivamente per tutto il giorno dell’inaugurazione. In molti lo hanno visto e possono confermare non ultima un’entusiasta Laura Palmieri. pino boresta