Chi perde e chi perdicchia

Creato il 06 luglio 2012 da Albertocapece

Per capire la situazione in cui siamo a volte bastano piccoli particolari rivelatori. Le intercettazioni riguardanti l’affaire delle società di rating, da Standards & Poor’s a Moody’s (di cui – tanto per ricordarlo – era advisor il nostro presidente del consiglio) mettono in luce non solo l’opacità che si nasconde dietro alla formulazione dei giudizi, ma anche la qualità delle persone che ad esse sovraintendono. Al telefono l’amministratore delegato S&P Italia, Maria Perdicchi, parla con ex presidente della società: “Sinceramente alcuni analisti non ritengono che noi avessimo le capacità di sostenere questo tipo di azioni di rating in italia al momento, ritengono che serve più personale senior che si occupi dell’italia adesso. Sono venuta a sapere queste cose da persone durante i meeting e durante le conversazioni, che servono più esperti senior vista la situazione molto delicata.”

Cioè fatemi capire, l’amministratore delegato di Standard&Poor’s Italia, una che minimo minimo si prenderà un milione di euro all’anno per la sua magica opera, deve andare ai meeting per sapere che nella società che dirige non ci sono analisti abbastanza esperti? E lei stessa che cominciò una misteriosa e folgorante carriera – entusiasticamente esaltata dalle riviste femminili – proprio come analista senior, di cosa si occupava? Del resto dall’altra parte della cornetta e dell’oceano tutto questo pareva assolutamente normale. Dopo 40 anni di chiacchiere sull’efficienza del privato, di retorica meritocratica, scopriamo man mano che i vertici delle istituzioni e dei meccanismi della finanza, nonché dei suoi teorici, si sono  popolati di gente di mediocrità straordinaria, la cui massima abilità è fare discorsi acchiappacitrulli e avere pelo sullo stomaco. Una casta di fedelissimi della società classista cooptata nell’area del privilegio familiare, dell’appartenenza a clan economici o accademici e quant’altro. E lo si evince anche dalle successive parole della Perdicchi che parla di “aggressione” in relazione all’inchiesta e fornisce uno spaccato della sofisticata linea di azione: “E la Consob e la procura di Trani, nonostante sia una piccola città del sud e tutto quanto, ma comunque occupano le prime pagine dei giornali e creano delle criticità tra gli analisti politici, ci sono alcune parti che ci difendono, più accademiche e dobbiamo legare più con loro, ma questo richiede più aiuto sul piano della comunicazione perché, sai. E’ difficile  fare tutto qua con poche risorse”. Si vede che le prese di posizione dei prof  e dei giornali sono piuttosto care.

Se ci si aspetta che sia questa gente a porre rimedio a ciò che hanno maldestramente combinato stiamo freschi. Non hanno la capacità di inventarsi qualcosa di nuovo rispetto agli abbecedari che hanno introiettato, scambiano i proprio personali interessi e i loro privilegi come il mainstream del futuro. Non stupiamoci dunque se continuano a proporre clisteri e salassi: non sanno fare altro anche volendo. Sono il prodotto di quella selezione inversa che è un portato del pensiero unico.