Chi ricatta chi?
Creato il 30 giugno 2015 da Marvigar4
La diciottesima edizione del Lucca Summer Festival sta per cominciare, però pochi giorni fa la città che, volente o nolente, lo ospita si è animata in seguito alle dichiarazioni piuttosto incisive e polemiche del patron della manifestazione, Mimmo d’Alessandro, il quale non ha mandato a dire al sindaco Alessandro Tambellini e alla sua giunta ciò che pensava dell’attuale comportamento “politico” nei confronti suoi e della sua creatura. In estrema sintesi, D’Alessandro ha accusato l’amministrazione comunale lucense di avergli messo i bastoni tra le ruote, di non essere stata in grado di mostrare sufficiente sensibilità per un evento che esporta il nome di Lucca in tutto il mondo, garantendo alla città toscana una visibilità notevole e relativi introiti. La critica dell’imprenditore di Somma Vesuviana non è nuova, molti altri hanno nel corso degli anni, oserei dire dei secoli, rivolto ai lucchesi sempre la stessa osservazione: le mura rinascimentali che circondano la città sono il simbolo evidente di una chiusura mentale nei riguardi di tutto ciò che è “straniero”. Non nascondiamoci dietro un dito, Lucca non ha mai amato chi proveniva da fuori e tentava di proporre, di realizzare qualcosa indipendentemente dai voleri dell’oligarchia cittadina, quest’ultima composta di volta in volta da signori, famiglie, gruppi di potere, lobbies, logge et coetera. Gli unici “stranieri” che Lucca è riuscita a tollerare sono quelli che hanno dimostrato di essere più lucchesi dei lucchesi, ossia coloro che hanno saputo accettare e servire le logiche oligarchiche di cui sopra. L’essenziale per codesta logica oligarchica era ed è non voler pretendere di realizzare qualcosa di eclatante, di eccessivamente visibile, dato che la proverbiale indole calvinista lucense non ha mai prediletto questo tipo di esibizione, preferendo invece la sobrietà, con la differenza che un tempo tale sobrietà garantiva il benessere di una società mercantile più o meno autosufficiente, mentre adesso, nel’epoca del villaggio globale, fare il cosiddetto matrimonio coi fichi secchi e asserragliarsi dentro le mura significa adottare la mediocrità e decidere di suicidarsi poco alla volta. Mimmo D’Alessandro è un imprenditore di fama acclarata, ha organizzato festival e concerti con nomi del calibro di Paul McCartney, i Rolling Stones e David Bowie, lo stesso Thin White Duke si è esibito a Lucca il 15 luglio 2002 in Piazza Napoleone… In appoggio alla replica su facebook del sindaco (quale differenza! D’Alessandro ha polemizzato in conferenza stampa con il sindaco seduto accanto, mentre il sindaco ha risposto su facebook tirando in ballo addirittura la maleducazione di D’Alessandro…), c’è chi è intervenuto asserendo che non è più possibile accettare i ricatti di D’Alessandro. A questo punto la domanda è: chi ricatta chi? Risposta: tutti ricattano tutti. Lo abbiamo già espresso prima, i lucchesi autoctoni o acquisiti non accettano chi si pone al di fuori di certe logiche e di conseguenza lo accusano di ricattare la città. Ma il ricatto primigenio è esattamente quello di chi non vuole mutare i costumi e impone la propria visione del mondo limitata e limitante spacciandola come assoluta, tirando in ballo addirittura la maleducazione del “nemico” di turno. Il Lucca Summer Festival dà fastidio? Lo si dica chiaro e tondo, senza ricorrere alla solita arrampicata sugli specchi, peraltro facilmente smascherabile. Se certi “lucchesi” se ne vogliono stare soli con se stessi a organizzare le solite pur rispettabili sagre paesane abbiano il coraggio di ammetterlo. D’altronde, vista l’offerta culturale di questa città, non ci sorprende che qualche fariseo si indispettisca di fronte a D’Alessandro, non avendo altro argomento da opporre che il carattere sanguigno e non diplomatico dell’imprenditore campano. Personalmente preferisco le persone dirette, quelle che danno fastidio, detesto invece questa falsa diplomazia pretesca, cattocomunista, che persegue la mediocrità, si circonda di mediocrità, produce mediocrità. Peggio ancora, chi dice di essere di sinistra e contrasta la logica di D’Alessandro dimostri lui stesso di essere rivoluzionario e di opporsi fattivamente. Troppo facile prendersela con un imprenditore più grosso, magari per invidia, per poi star coi frati e zappare l’orto. Chi vuol fare il comunista lo faccia, senza credere d’essere un sabotatore, una serpe in seno al sistema capitalista solo perché ne sfrutta le opportunità, ossia comportandosi da capitalista. Si decida e la smetta di agire ambiguamente, in una parola la pianti di fare il radical chic anni ’70, ovvero il comunista con il c..o degli altri.
Il Lucca Summer Festival inizia, agli altri le presunzione e l’arroganza della mediocrità camuffata da virtù…
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