Chi si accontenta gode?

Da Patalice
Gli anni iniziano sempre con quello sberluccichio, che non cambia niente e cambia tutto.
Non possiamo proprio fare a meno di pensare che, per una volta ogni 365 giorni, ci è data la possibilità di ricominciare.È un gran bel pensiero, no?Sono passati 14 giorni dall'inizio del 2016, ed io ho sempre messo reggiseno e mutande coordinate, e la mattina, l'ho iniziata con una tazza fumante di acqua e limone.Non è molto, ma è qualcosa. C'è una soddisfazione inconscia ma enorme, nel prendere contatto con determinate realtà che fanno parte del nostro quotidiano; rendere fede ai propositi dati, per esempio. Da oggi mi butterò a capofitto anche sui propositi più grossi, quelli che non basta buttar giù un po' d'acqua con l'aggiunta, per essere in pari... In un normalissimo mercoledì di gennaio, mentre scelgo di affrontare la giornata col tacco alto, sento dentro delle voglie impreviste:* un giretto all'ikea;* acquistare ciò che ho nel carrello online de "il Libraccio";* cambiare colore al semipermanente; * andare in montagna con RDog;* i biscottoni bresciani da pucciare nel latte e nesquik.Voglie semplici, sicuramente banali e facilmente acquisibili, accampate nella mia testa, mentre fuori fa freddo. Mi chiedo spesso se accettare senza condizioni, e con accondiscendenza, non possa essere visto e vissuto come un gesto di debolezza.Me lo chiedo da quando faccio di tutto per non lamentarmi di ciò che non ho, ma di far fruttare quello che mi è stato dato.Accontentarsi.Un concetto difficile: è una moria da debellare, o una filosofia da abbracciare? ...voi cosa dite?