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Chi sono e cosa fanno i padroni del mare di Ostia. L'articolo di Federica Angeli uscito ieri su Repubblica. Con tutti i nomi di chi ha ridotto così il nostro mare

Creato il 20 aprile 2015 da Romafaschifo
Chi sono e cosa fanno i padroni del mare di Ostia. L'articolo di Federica Angeli uscito ieri su Repubblica. Con tutti i nomi di chi ha ridotto così il nostro mare
I PADRONI DEL MARE DI OSTIA E COSA FANNO ALL'OMBRA DEL LUNGOMURO Di FEDERICA ANGELI (La Repubblica) E' una galassia complicata quella degli stabilimenti balneari di Ostia, quella che si muove all’ombra del Lungomuro, ovvero un muro di cemento che impedisce ai cittadini di vedere il mare dalla strada e che ora sta diventando una delle battaglie più importanti del sindaco Ignazio Marino. A raccontare cosa si è mosso oltre la muraglia sono le carte di inchieste da Anco Marzio a Mafia Capitale che nel X Municipio dai primi anni Duemila, hanno documentato chi sono i proprietari dei lidi, i loro legami con la criminalità organizzata e con quel mondo della politica che serve per firmare carte, concedere, dare. Con le buone o che le cattive maniere. E’ del 2004 l’operazione della squadra mobile “Anco Mazio” che per la prima volta parlò di mafia a Ostia e smascherò l’affaire che, già allora, ruotava attorno al mare. Dicono le carte che Roberto Pergola (er Negro) e Faraj Sulaiman (l’iracheno), due esponenti di spicco della Banda della Magliana ottennero i chioschi sul litorale ponente, la gestione dei parcheggi del porto di Ostia e altre attività commerciali minacciando e intimidendo l’allora direttore dell’ufficio tecnico Claudio Saccotelli (che per ben due volte ha avuto l’incarico nel X Municipio, dal 2002 al 2008 e ancora dal 2013 fino allo scioglimento della giunta Tassone). Oggi l’iracheno gestisce ancora il parcheggio del presidente del porto Mauro Balini, proprietario lui e la sua famiglia, di tanti stabilimenti a Ostia: lo Shilling, il Kursaal, il Belsito, il Plinius, Anima e Core, oltre a due chioschi, uno in piazzale Magellano e un altro, l’Akuna Matata. Il presidente del porto ha affidato la gestione di quest’ultimo chiosco a Cleto di Maria, ex narcotrafficante arrestato con 350 chili di cocaina a metà degli anni Novanta e nel 2013 dalla Mobile per 416 bis (ma poi fu scarcerato e assolto), già autista personale di Vito Triassi, capobastone dell’omonimo clan legato ai CaruanaCuntrera, come racconta Alba Nuova. A oggi è Cleto di Maria che gestisce quel bar sulla spiaggia.
Mauro Balini, nipote di Vittorio, imprenditore morto nel 1999 che fece la sua fortuna grazie ai diritti televisivi di serie come Dallas o Dinasty che Berlusconi gli concesse, non è nell’elenco degli arrestati di Alba Nuova, ma più volte compare nelle carte. «Sin dalle prime conversazioni registrate sull’utenza del Balini scrive il gip nell’ordinanza è stato possibile avere conferma dell’esistenza di un ambiente economicofinanziario inquietante, all’interno del quale agivano appartenenti alla criminalità organizzata. Ed è apparso evidente prosegue il gip che il Presidente Balini fosse in interessenze inquietanti con ambienti malavitosi». Durante l’inchiesta la squadra mobile infatti scoprì che Mauro Balini manteneva la famiglia di uno dei due componenti del gruppo di fuoco che gambizzò Vito Triassi, Roberto De Santis (detto “Cappottone”) e che il fratello di quest’ultimo aveva due attività commerciali all’interno del porto. Ancora: «E’ Balini a mantenere importanti rapporti con elevate personalità anche militari racconta ancora l’ordinanza è Balini a trattare con Cmc Ravenna; con Epd Limited London; con Italia Navigando, avvalendosi di significativi intermediari. Accedere a lui equivale ad accedere ai piani alti e scalzare i suoi abituali collaboratori equivale ad inserirsi nel circuito degli affari presentabili». Sempre in Alba Nuova compare il nome del concessionario di un altro stabilimento di Ostia, Il Capanno. Si tratta della famiglia Giacometti, il cui capostipite Silvio, nel 2004, in “Anco Mazio” viene indicato come «braccio destro di Frau (Paolo, ndr), ucciso nel 2002, uno degli eredi della vecchia banda della Magliana. E nel febbraio 2011 un’informativa delle forze dell’ordine spiega che Roberto Giacometti possedeva «un ingente patrimonio immobiliare e societario in parte fittiziamente intestato». Nel settembre del 2013 uno della famiglia Giacometti incontrò il senatore del Pdl, Luigi Grilli: era preoccupato dell’entrata in vigore delle nuove norme europee in materia di concessioni e dei suoi guadagni di 4 milioni di euro in pericolo. Ad Alfredo Colaci, sposato con la figlia di Vincenzo Triassi, è rimasta la gestione della spiaggia delle suore sul lungomare Toscanelli, e quella di un ristorante all’interno dello stabilimento “Le Dune” di Renato Papagni, presidente della Federbalneari, il sindacato che tutela, appunto, i balneari di Ostia.

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