Chi sta distruggendo la Città dell'Altra Economia? Così un'oasi urbana è stata tramutata in parking abusivo

Creato il 29 settembre 2015 da Romafaschifo


Intendiamoci, sarà anche stata una 'veltronata' (ma quel periodo si sta giorno dopo giorno rivalutando, alla luce di quello che è successo dopo e che sta succedendo oggi), sarà stata anche una delle troppe ciliegine-senza-torta di quegli anni in cui non v'erano problemi di denaro (ma neppure di visione e di progetto), sta di fatto che la Città dell'Altra Economia era un'oasi. Un posto dove rifugiarsi, specie per una tipologia di persone un briciolo più attente a determinati aspetti del vivere comune e civile. 
Al di là di questioni antropologiche, comunque, l'ex Campo Boario era, questo lo si può dire senza tema di smentita, un'area pedonale. Entravi e potevi lasciare i bambini correre in uno spazio amplissimo, particolare, con i palazzi di Marconi a incombere di là e il Gazometro di Ostiense di qua. Una Roma che non è Roma, diceva Pier Paolo Pasolini. Oggi questa Roma è tornata Roma a tutti gli effetti perché i nuovi gestori dell'area, assegnata dopo il bando ad un gruppo di realtà associative e cooperative che vede come capofila l'AIAB (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) e subito dietro la Cooperativa 29 Giugno di Buzzi (ehm), stanno dimostrando giorno dopo giorno la volontà di rendere questo posto finalmente normale, ordinario, in stretto rapporto con la città. Romano, insomma. E allora basta a sciocche limitazioni sull'uso dell'auto: l'altra economia è quella dell'ecologia, del rispetto, del riuso, del riciclo, del mezzo pubblico, della lotta al motore e alle lamiere? Non a Roma. Roma è diventata l'unica città dove l'economia alternativa si basa, manco fossimo negli anni Sessanta o Settanta, sulla "maghina". 


Da mesi ormai la Città dell'Altra Economia, non sappiamo se autorizzata o meno dall'assessorato che ne vigila l'operato (dovrebbe essere la delega alle Periferie, di Maurizio Pucci. E capirai...), si è trasformata in un mega parking abusivo a cielo aperto. Queste immagini si riferiscono a sabato scorso, ma è praticamente sempre così. Auto dovunque, via vai di motorini sfreccianti, aree pedonali, aree con interventi artistici completamente incrostate di lamiere. Uno scenario raccapricciante che cozza enormemente con i principi sui quali questo posto è stato fondato. Intanto il parcheggio esterno al compound, che costa pochi spicci, resta vuoto. Idem per quanto riguarda il grande parcheggio sotto al mercato su Via Galvani: per dire quanto è vasta l'offerta di sosta regolare in zona e dunque zero (zero!!!) necessità di offrire sosta aggiuntiva. Vuoi mettere quanto è più comodo parcheggiare dentro, gratis, e potendo osservare il cofano della propria auto (e magari sentirne l'olezzo) seduti al tavolo del ristorante trangugiando mangiarini bio?

Già, il ristorante. Qualcuno potrebbe malignare che la CAE ha deciso di ridurre e anzi eliminare i controlli, trasformandosi in una sorta di sfasciacarrozze, per poter riempire i tavolini che nel frattempo hanno occupato qualcosa come mezzo ettaro. Ed è l'unica spiegazione plausibile per spiegare e dare una logica ad un atteggiamento suicida. Suicida, già, perché i tavolini, come si deve, rimangono vuoti visto che le persone che amavano questo luogo nascosto e sgarrupatamente esclusivo non hanno più nessun interesse a venirci se devono, anche qui, stare a contatto col cafone di turno che ha appena parcheggiato il suo suv nell'area pedonale. 
Prima hanno iniziato con la strada interna, quella che separa la CAE dagli spazi assegnati e solo purtroppo parzialmente utilizzati dall'Accademia di Belle Arti, ora però le auto sono dappertutto. Ovviamente in questo contesto di degrado, anarchia e prepotenza sguazzano impostori, vandali e teppisti: tutto è massacrato, scarabocchiato e distrutto. 

La domanda dovrebbe essere rivolta agli uomini dell'assessorato capeggiato da Maurizio Pucci. Controllate che chi conduce immobili pubblici previo vittoria di un bando lo faccia nei crismi? Il bando di assegnazione della CAE prevedeva la sua trasformazione in parking? Le manifestazioni che continuamente (immaginiamo con un cospicuo introito per il consorzio che le ospita) si svolgono alla CAE sono tutte compatibili e coerenti con questi luoghi? Le altre domande andrebbero fatte ai dirigenti della CAE e all'AIAB. Anzi una domanda sola: perché state distruggendo la storia, la vocazione e il fascino di questo luogo?