Chi viene e chi va.

Da Suster

Una stanza semivuota, fino a qualche giorno fa ingombra quasi completamente di pacchi e scatoloni. Ora un materasso spoglio su cui sedersi e guardare la parete nuda.
E' sempre un pochino più triste per chi rimane che per chi va via.
Ricordo i miei traslochi: un po' di malinconia nel momento di imballare gli ultimi scatoli, di staccare le ultime foto, di effettuare gli ultimi viaggi. Poi ti ritrovi in un altrove da render tuo, da personalizzare, ti appropri degli spazi, apri scatole e ritrovi oggetti noti, a cui urge trovare una collocazione nuova. Allora la sensazione predominante è di grande eccitazione e di una vaga euforia.
Non così per chi resta a fissare una parete vuota, che ancora ostenta i segni di un passaggio umano che tu ben conosci, un'impronta familiare che presto svanirà, impietosamente lavata via dall'inesorabile pennello bianco.
Intanto fuori sul terrazzo iniziano ad ammucchiarsi altri pacchi, altre cianfrusaglie, altra vita, e tu ti fai forza e cerchi l'energia per accogliere un'altra compagnia, per condividere i tuoi spazi, i tuoi tempi, sopprimi la stanchezza, l'intolleranza, il desiderio di autonomia e di legittima, esclusiva sovranità all'interno degli spazi domestici, e fai posto, ancora una volta, nella tua vita.
Non si può dire che mi manchi lo spirito di adattabilità.
Ciao Master.