L’entusiasmo, si sa, è contagioso. Quello di Chiara Galiazzo, catapultata nel breve volgere di due mesi dalle luci al neon di X Factor, stravinto grazie al televoto attraverso il quale ha sbaragliato la concorrenza, al palco dell’Ariston sul quale salirà tra qualche giorno, è addirittura incontenibile. La padovana, la cui voce è stata elogiata anche da Mina e Fiorello («Mi è venuto un coccolone»), sembra aver lasciato al Teatro della Luna di Assago l’insicurezza dell’esordiente ed è pronta ad affiancarsi ai colleghi, decisamente più navigati, coi suoi due brani sanremesi: Il futuro che sarà del frontman dei Baustelle, Francesco Bianconi, e L'esperienza dell'amore di Federico e Domenico Zampaglione. Brani che saranno contenuti in Un posto nel mondo, album d’esordio di Chiara che uscirà – come tutti quelli di derivazione sanremese – il 14 febbraio.
Bianconi e i fratelli Zampaglione, però, non sono stati gli unici artisti con la A maiuscola a mettersi al servizio di Chiara, ex impiegata di una società finanziaria. Neffa, Ermal Meta de La fame di Camilla, Fiorella Mannoia, Samuel dei Subsonica, Diego Mancino, Dente, Bungaro, Cappa e, naturalmente, Eros Ramazzotti, autore di Due Respiri, sono le altre firme d’autore di Un posto nel mondo.
«Il mio posto nel mondo devo ancora trovarlo, io credo che sia sul palco e quest’album è il primo gradino. La sua realizzazione è frutto di coincidenze e di incastri fortunati, c’è stata sintonia con gli autori sotto tutti i punti di vista per un disco di cui sono veramente contenta», ha affermato Chiara presentando l’album a Milano. Ciò non significa che lei non abbia messo parola nelle scelte. Anzi. «Sono stata capita – ha sottolineato -, soprattutto su come avrei voluto trattare alcuni argomenti, a partire dall’amore perché non sono sdolcinata. Di sicuro non avrei potuto cantare cose che non penso perché, inevitabilmente, mi sarei messa a ridere». La scelta, quindi, è caduta su «testi semplici che dicono cose importanti».
Un capitolo a parte lo merita la riflessione sugli autori con i quali Chiara afferma di aver interagito. «Quelli che non ho incontrato di persona li ho sentiti per telefono come Bianconi – spiega -. Era importante per me cosa intendessero esattamente dire con le loro parole per poterle cantare. Confesso che all’inizio c’è stata un po’ di timidezza perché sono i cantanti che ho sempre ascoltato. Sono cresciuta con Baustelle, Tiromancino, Dente». Proprio su quest’ultimo, Chiara, rivela il suo «averci voluto provare», perché «è curioso che una cantante che arriva da un talent canti una canzone di un cantautore come Dente che non è poi conosciutissimo». Il pezzo in questione s’intitola Superoe («A me piacerebbe essere Garfield anche se non è un superoe perché amo i gatti») ed è il più ritmato del disco. Un ringraziamento speciale Chiara lo riserva a Fiorella Mannoia che, non solo ha scritto Mille passi riadattando in italiano il testo del tango nuevo Mil pasos della franco-latina Soha, ma «ha anche cantato con me regalandomi un cameo».
Tra tutte, però, la canzone in cui si riconosce di più è Arrendermi. «Se io fossi una canzone sarei quella – rivela -. Musicalmente mi evoca atmosfere da fiaba, poi mi piace quello che dice e si sposa benissimo con la mia voce». Voce che dovrà far risuonare stentorea al Festival di Sanremo, evento che fino a un anno fa, Chiara vedeva attraverso lo schermo della sua tv. «Non l’ho mai perso. Con le amiche davamo i voti alle esibizioni – ricorda -. Esserci è sconvolgente. Ricordo quando per scherzo dissi: fra due anni io sarò su quel palco e tutte sghignazzarono, oggi c’è poco da ridere e i miei amici saranno lì a dare i voti a me».
Un voto speciale lo merita il brano che Chiara ha deciso di cantare, senza ospiti, nella serata SanremoStory: Almeno tu nell’universo di Mia Martini «la più bella canzone italiana di sempre». Ad aiutarla sarà il suo “bagigio”, quell’amuleto sottoforma di arachide che porta con sé da dieci anni e che, di sicuro, stringerà anche sul palco dell’Ariston dopo aver affrontato lo stress pre-esibizione. «A X Factor il mio metodo era farmi le paranoie tutta la settimana per poi decidere solo un’ora prima come affrontare il brano da interpretare – dice -. Adesso continuo a essere stressata, ma sono felice. L’unica paura? Di prendermi l’influenza». Poi ci sarà da affrontare la paura del tour. «Non c’è ancora nella di definito, ma è nell’aria. Ma – conclude senza esitazioni - lo affronterò soltanto quando sarò preparata. Un conto è stare a cantare in un bar, un altro fare un concerto proprio».
(Pubblicato su La Sicilia il 6 febbraio 2013)
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