“Chiara di Assisi. L’elogio della disobbedienza”, di Dacia Maraini: la storia di un incontro, la storia di tutte le donne

Creato il 21 maggio 2014 da Alessiamocci

“La libertà non è solo arbitrio, rifiuto delle regole./ È anche curiosità, scoperta, vagabondaggio./ La meravigliosa, terribile libertà di Chiara/ di essere nudi al mondo” – Chiara di Assisi. L’elogio della disobbedienza – Dacia Maraini

Questa è la storia di un incontro, non previsto e quasi onirico, tra due donne molto diverse fra loro. La loro diversità non sta solo nelle scelte, ma soprattutto nelle diverse opportunità della vita. È la storia tra una grande scrittrice, Dacia Maraini, che da anni usa la parola per esprimere i suoi pensieri e tratteggiare la realtà che la circonda, e Chiara di Assisi, la santa alla quale invece la parola è stata negata.

Eppure non è solo la storia di queste due donne. Al contrario, è la storia di tutte le donne: in un connubio tra il passato, l’età medievale, e il presente. È la volontà, quella della scrittrice, di dare voce a tutte le donne che, per secoli, hanno vissuto le difficoltà causate da una società tipicamente maschilista e misogina. Perché Chiara di Assisi. L’elogio della disobbedienza, edito da Rizzoli, è questo e altro ancora.

Il libro è presentato con queste parole: «Perché, ieri come oggi, avere coraggio significa per una donna pensare e scegliere con la propria testa, anche attraverso un silenzio nutrito d’idee».  Si sa che le donne hanno faticato per autoaffermarsi nella società. Infatti, di loro si conoscono le diverse battaglie condotte per il raggiungimento degli ideali comuni, gli stessi che hanno unito il popolo francese durante il periodo della Rivoluzione: libertà, uguaglianza e fraternità.

Ciò nonostante, tutto ciò si è verificato dopo secoli in cui la donna è stata vista come un pericolo. Eppure, con molta fatica – e altrettanta pazienza – si sono raggiunti obiettivi che inizialmente erano impensabili. In seguito, diverse cose sono cambiate, tra cui l’accesso alla lettura e alla scrittura. Questa, dunque, è la realtà: il presente. Mentre il passato è rappresentato, nel libro della Maraini, da una donna che ha rinunciato a una posizione agitata e fortunata, per dedicarsi agli altri in assoluta povertà.

La scrittrice – che è laica − si appassiona alla storia di Santa Chiara a seguito di un improvviso scambio epistolare ricevuto con una studentessa siciliana che si presenta a lei come Chiara Mandalà. Una figura bizzarra, che potrebbe ricordare i caratteri delineati da Pirandello in Sei personaggi in cerca di autore. Tuttavia, non è un romanzo epistolare, ma qualcosa di più. Infatti, alle pagine in cui si alterna una fitta – e per certi versi, assurda – corrispondenza, vi è un diario tenuto dalla stessa autrice, in cui annota episodi della vita della santa.

Dapprima la Maraini è scettica, poiché non ha alcun interesse nello scrivere una storia che non sente sua e che non la appassiona. Poi si ricrederà e finirà per attingere dai libri che indagano sia sulla vicenda della santa, sia sulla vita delle donne nel Medioevo. Ne deriva, quindi, una personale rivisitazione, in cui il lettore conoscerà l’animo nobile di santa Chiara: le sue rinunce, ma anche le sue conquiste come quella di fondare l’ordine delle Monache Clarisse. Di lei ci sono pervenuti pochi scritti, in cui però emerge una personalità forte e, al contempo, decisa. Infatti, è una delle prime donne a essersi ribellata alla società dell’epoca.

Lo stile con cui è scritto questo libro, così intimo e personale, è fluido e molto espressivo. Tanto che è difficile darne una definizione univoca poiché, oltre al fitto scambio epistolare − che è proposto all’inizio e alla fine del volume −, ci sono una biografia romanzata e un’analisi storico-sociale del periodo medievale. Santa Chiara, dunque, si fa portatrice − inconsapevole e involontaria – dei pensieri e delle passioni delle «escluse» dai meccanismi della vita, con le sue istituzioni e le organizzazioni.

In realtà, è la stessa Maraini a citare saggi utili alla comprensione di un’epoca in cui la donna non aveva altra scelta se non quella di seguire i dettami della società conservatrice. Saggi come quelli scritti dagli studiosi Jacques Le Goff, Franco Cardini e Georges Duby che hanno contribuito a rendere nota una storia diversa rispetto a quella riportata nei libri di scuola: la Storia delle donne, in cui s’indaga sulla condizione di vita femminile, sui ruoli e il loro potere, ma soprattutto il loro silenzio.

È rilevante il primo capitolo del libro scritto da Christine de Pizan intorno al 1404-1405 La Città delle Dame, in cui l’autrice afferma: «Nella mia follia, mi disperavo che Dio mi avesse fatta nascere in un corpo femminile», un’affermazione che suona come una condanna per lei e le altre.  Christine si rende conto che non vuole rientrare nel luogo comune che vede la femminilità come una debolezza, al contrario vorrebbe tanto affermare le sue idee e la sua identità. Lo stesso capita in Chiara che, animata dalla sua fede incrollabile, rifiuta i fasti e gli agi. Si spoglia delle sue ricchezze e dei privilegi che le spettano per diritto fin dalla nascita e inizia una vita remissiva, povera negli effetti personali ma ricca e vivace nel raggiungimento dei propri ideali.

Due studiosi in particolare, il domenicano Umberto di Romans e il laico Francesco Da Barberino, hanno provato a classificare le donne vissute nel Medioevo in base ai livelli sociali e ai ruoli familiari. Pertanto, nei loro testi le donne occupano un posto preciso all’interno dell’istituzione ecclesiastica, del potere, della ricchezza, de lignaggio e del lavoro. Ne consegue uno schema rigoroso in cui emergono sia il percorso spirituale sia quello sociologico.

A sottrarsi ai problemi del matrimonio, erano le donne che si ritiravano nel convento. Loro non si sarebbero sposate con un uomo imposto per volere della famiglia, che il più delle volte si conosceva a malapena. Il destino tragico è lo stesso per molte ragazze come Chiara che preferisce la reclusione nel convento di San Damiano.

«È possibile che la povertà rappresentasse un grandissimo progetto di libertà femminile?» si chiede Dacia Maraini nel suo libro. In realtà, come sostiene la santa: «Possedere vuol dire dipendere da qualcosa e da qualcuno». In effetti, seguendo questo filo logico, le proprietà dei conventi venivano dalle donazioni che erano controllate da Roma. In tal senso, il possesso era quello economico, politico, sociale, psicologico e religioso. Eppure per la santa tutto ciò rappresenta la sua autoaffermazione, poiché rinuncia agli obblighi del matrimonio e preferisce la clausura. Il libro, quindi, traccia un affresco – non del tutto esaustivo, ma abbastanza interessante da offrire diversi spunti di riflessione – del periodo compreso tra la fine del XII e la metà del XIII secolo.

In Storia delle donne. Il Medioevo di Georges Duby e Michelle Perrot (Laterza, 2005) – volume citato nella bibliografia del libro della Maraini – c’è un intero paragrafo, dal titolo La nemica, in cui i due studiosi dimostrano l’atteggiamento della Chiesa nei confronti delle donne. Un comportamento misogino, reso evidente dalle parole – riportate per esteso – dell’abate Goffredo di Vendôme: «Dovete stare in guardia, venerabile prelato, che la donna non approfitti della vostra semplicità e non vi spinga ad agire contro la Chiesa romana, vostra madre. Il sesso femminile ha l’abitudine di approfittare». Per gli uomini della Chiesa, la femminilità costituisce un pericolo per il sottile equilibrio della società.

La donna, come indica anche un altro libro scritto da Xenia von Tippelskirch Sotto controllo. Letture femminili in Italia nella prima età moderna, è un essere da tenere a bada che non può accedere al mondo delle lettere, pur con qualche eccezione come quella delle monache e delle facoltose alle quali sono sottoposti tomi di natura religiosa. La società maschilista teme, dunque, che le «femmine» possano costruirsi un loro pensiero e, in qualche modo, insorgere.

Eppure, le donne si ribelleranno nel corso dei secoli e, in particolare, durante gli anni Settanta con la seconda ondata del femminismo alla quale aderiranno diverse scrittrici tra cui la stessa Dacia Maraini. Da questo momento, in poi, conosciamo la nostra storia: il presente della società occidentale.

 Written by Maila Daniela Tritto


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