Chiesa anglicana: metà delle donne contro le donne vescovo

Creato il 10 gennaio 2013 da Uccronline

Chi ha affossato la riforma della Chiesa d'Inghilterra sull' ordinazione episcopale femminile? Ha votato contro la metà del sesso femminile, dimostrando che l'ossessione per la presunta discriminazione della donna, a causa della sacerdozio esclusivamente maschile, è in gran parte mediatica. L'utopia dell'uniformità assoluta, la fobia per la diversità è un prodotto fortemente negativo della modernità, bene fa anche la Chiesa cattolica a rimanerne impermeabile.

Susie Leafe, una delle 2.200 donne che ha votato contro la riforma, ha spiegato: "Non si tratta di una questione di sessismo E' una questione di convinzione teologica, e attraversa tutti i generi. La Sacra Scrittura è chiara, dice che uomini e donne sono uguali ma anche diversi. Ognuno deve stare al proprio posto". Recentemente in Italia anche suor Viviana Ballarin, presidente dell'organismo dal quale dipendono tutti gli ordini religiosi femminili italiani (USMI), ha affermato: "Non sono smaniosa di rivendicazioni per quanto riguarda le questioni teologiche aperte. Come donna mi sento pienamente realizzata sia nella mia identità che nella mia missione. Se un giorno il sacerdozio e il diaconato verranno dati alle donne ben venga, mi pare però che ciò che conta veramente per ogni donna sia vivere quella diaconia e quel sacerdozio che sono stati impressi nella sua carne come fuoco il giorno in cui Dio l'ha voluta femmina e non maschio".

La questione è stata affrontata in maniera molto interessante da don Matteo Graziola, il quale ha spiegato: "nella Chiesa la maternità accogliente e la paternità inviante sono essenziali. Non si dà Chiesa senza queste due dimensioni: una Chiesa che fosse accoglienza, ma non fosse missione, o una Chiesa che fosse missione ma non fosse accoglienza, sarebbe sfigurata, ridotta, incompleta, squilibrata. Ora, storicamente Cristo ha legato il sacerdozio alla dimensione paterna, maschile. Cioè alla missione. Non a caso esso è stato conferito agli Apostoli, cioè agli 'inviati'. Significa forse che la donna è stata mortificata, esclusa, emarginata? Sarebbe assurdo pensare una cosa simile. Niente di più estraneo alla logica di Cristo. La donna ha un ruolo essenziale nella Chiesa, che è appunto quello della dimensione materna, affettiva, accogliente [...]. Non è lecito mettere in discussione la scelta di Cristo circa il sacerdozio maschile: essa va obbedita anche se non si capiscono tutte le sue ragioni. La Chiesa non può modificarla. Accettarla è anzitutto un atto di obbedienza e di amore a Cristo. Del resto la ragione fondamentale è ben chiara: il sacerdote deve agire in persona Christi, cioè rappresentando Cristo, e come tale gli deve essere conforme anche nell'identità maschile".

Ricordiamo un articolo di approfondimento che abbiamo scritto qualche tempo fa, riprendendo la visione di Benedetto XVI, di Vittorio Messori e di padre Angelo Bellon.

Mentre la Chiesa anglicana è in grave crisi d'identità a causa del cedimento progressista di molti suoi membri (dal 1992 sono ammesse le donne prete), spaventati dalla società laicista, la Chiesa cattolica è anche su questa tematica salda con le sue ragioni sulla roccia della tradizione (fortunatamente indietro di ben 2013 anni, e non di solo 200 come diceva il card. Martini), per nulla sessista, tant'è che nel mese scorso altre undici suore anglicane hanno deciso di entrare nella Chiesa cattolica, aumentando così il numero degli ex anglicani che hanno scelto di far ritorno a casa.


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