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Allegri, come Isocrate, non crede che la vicenda professionale del calciatore possa essere compresa e organizzata secondo piani di verità da una scienza e dal suo metodo.
Si tratta piuttosto di una serie di occasioni, di circostanze mutevoli e imprevedibili che il calciatore ( e prima di lui l'allenatore) deve prepararsi a intuire e fronteggiare.
In questa paziente preparazione alla partita, e durante la partita, consiste l'unico scopo della scienza calcistica che dovrà quindi riassumere dottrina teorica e abilità di attuazione in un programma di largo respiro: largo quanto la durata della partita.
Ma com'è possibile l'insegnamento e le indicazioni ai calciatori se mancano metodi di comprensione ( Cassano, per esempio, ha capito cosa e come fare nel Milan?) e di previsione oggettivi, se la storia si frantuma in una serie di occasioni imprevedibili?
Essenzialmente tramite la persuasione retorica ( Siamo i migliori e dobbiamo tenere l'Inter lontana mille miglia). Ed è qui che la storia della partita serve come pretesto di magniloquenza romanzesca offerta dalle res gestae dell'incontro ( Eravamo in vantaggio, grazie anche a un fallo di mano, poi il caparbio Chievo ci ha raggiunto, infine abbiamo sostituito Cassano con un altro eroe fresco, Pato, e gli dei ci sono venuti incontro. Abbiamo eroicamente vinto 2 a 1). Una vittoria che si può spendere come propaganda milanista ( Siamo primi. Ma quale remontada dell'Inter !!!!?) per la quale Allegri e Galliani se ne valgono spesso.