Con il mio nuovo libro sottobraccio mi incamminai attraverso la piazza verso quello che, tra i tanti bar, sembrava essere il più invitante. Entrai nel locale: due grossi lampadari pendevano dal soffitto, sulle pareti tutt’attorno dei dipinti raffiguranti scene di barche e marinai, completamente fuori posto in un paese come questo. Una ragazza dai lunghi capelli neri stava riempiendo il bicchiere di un tizio seduto dall’altra parte del bancone. Alla mia sinistra quattro uomini giocavano a carte in silenzio. Io mi sedetti ad un tavolino giusto alla mia destra e appoggiai a terra il mio zaino.- In cosa posso servirla? – La ragazza dai lunghi capelli neri si era avvicinata.- Vorrei una birra per cortesia… e uno di quei sandwich laggiù.- Va bene. Nient’altro?- Un’informazione, se posso…- Sicuro.- Conosce per caso un posto dove posso passare la notte qui nei paraggi?- Niente di più facile. Può passare la notte proprio qui da noi. Abbiamo delle camere a disposizione; non sono un granché in fatto di comfort, ma le lenzuola sono pulite e il prezzo è ragionevole.- D’accordo, va bene. Allora mi fermo.La ragazza si allontanò. Dopo qualche minuto ritornò con la mia ordinazione ed un mazzo di chiavi. - Queste sono le chiavi della stanza. Uscendo dal bar, pochi passi sulla destra e troverà un portone verde. Da lì potrà accedere alla sua stanza a qualunque ora, anche in piena notte quando il bar sarà chiuso. Questa è la chiave del portone e quest’altra la chiave della stanza 103, al primo piano. Si ferma solo una notte?- Sì, solo stanotte- Benissimo. Naturalmente le chiediamo il pagamento anticipato.- Naturalmente – risposi.Allungai una banconota alla ragazza e lei si allontanò dicendomi che mi avrebbe portato il resto da lì a poco. Che fortuna, pensai. Non avevo proprio voglia di vagabondare per ore alla ricerca di un letto. Avrei terminato il mio pasto e sarei salito subito in camera. Avevo proprio bisogno di una notte di riposo, dopo tanto tempo trascorso su quella maledetta corriera.- Ecco il suo resto.- Grazie mille.
Aprii senza convinzione il libro che avevo appena acquistato, lo sfogliai dapprima rapidamente, e quindi mi soffermai su uno dei capitoli iniziali che narrava la leggenda del Chivo Huay: un essere mostruoso, dalla testa di capra e il corpo di un essere umano. Chi lo aveva avvistato ripeteva che fosse dotato di terrificanti occhi rossi e che fosse solito avvicinarsi nottetempo alle abitazioni per aggredire il bestiame e cibarsene.Chiusi il libro. Ero molto stanco. Mi alzai e mi avvicinai al bancone per dare la buonanotte alla ragazza del bar che, pensando di non essere osservata, si stava sistemando il trucco.- Buonanotte, signorina. È stata molto gentile.- Buonanotte a lei - rispose la ragazza.- Ah, un’ultima cosa…. Ha mica visto passare di qua un tizio con una tonaca, il viso sottile e allungato, baffi ben curati e barba a punta?- È un suo amico? – mi rispose. Quella risposta aveva aperto in me una speranza. - Non proprio – risposi prudentemente – è che assomiglia molto ad una persona che conosco…. - Beh… Allora diciamo che lo potrà constatare lei stesso domattina. Ha preso anche lui alloggio qui da noi, se non sbaglio proprio in una delle camere del primo piano…Non credevo alle mie orecchie. L’avevo trovato, quel dannato traditore, ma questa volta non mi sarei fatto abbindolare così facilmente. - Sa una cosa?- Cosa?- Credo che mi fermerò qui anche domani notte.CONTINUA