L'idea, come al solito della volitiva Alessandra del blog Director's Cult, era stimolante: trasformare il 21 giugno (solstizio d'estate) nel "Giorno del Dragone", ovvero un "day" tutto dedicato alla cinematografia cinese. Solo che, smorzato l'entusiasmo iniziale, ecco giungere i primi dubbi: si fa presto a dire Cina, insomma... il cinema cinese è un universo a sè, sterminato e complesso, difficile da trattare: da un lato la produzione nazionale, ancora giovane e acerba, che fatica a liberarsi da decenni di censura e isolamento. Dall'altro la Cina "libera", indipendente, democratica, coloniale e ricca di influenze europee (Hong Kong, Taiwan), autentica fucìna di maestri. E allora, per non scontentare nessuno, ecco che il nostro celebration-day si sdoppia per l'occasione abbracciando entrambe le culture: occhio quindi ai link in fondo alla pagina con i nomi di tutti i colleghi blogger aderenti all'iniziativa!
Poi, per quanto riguarda il sottoscritto, la scelta è stata quasi obbligata vista la personale predilezione per la cinematografia hongkonghese i suoi esponenti più illustri. Uno di questi si chiama Johnnie To, e questo film (purtroppo inedito in Italia) è davvero un ritratto atroce del nostro tempo. Buona lettura e buona visione!
(Dyut meng gam)
di Johnnie To (Hong Kong/Cina, 2011)
con Ching Wan Lau, Terence Yin, Richie Jen, Denise Ho, So Hang-Suen, Lo Hoi-Pang
durata: 106 minuti
Un ispettore di polizia onesto e ligio al dovere si ritrova improvvisamente a corto di soldi a causa della moglie, che ha versato la caparra per un lussuoso appartamento che la coppia non può permettersi. Un delinquentello di mezza tacca cerca di guadagnare, giocando in borsa, il denaro necessario per pagare la cauzione al boss locale e farlo uscire di galera. Un'impiegata di banca per mantenere il posto di lavoro è costretta a vendere prodotti finanziari rischiosissimi a persone anziane e sprovvedute. Tre storie di ordinario squallore nella Hong Kong di oggi, dove ognuno dei protagonisti ha un disperato bisogno di soldi. A fare da collante alla tre storie una valigia con dentro cinque milioni di dollari sporchi, che cambia continuamente padrone...
A quasi novant'anni di distanza dall'epico Greed, il capolavoro maledetto di Erich Von Stroheim, un regista asiatico torna a girare uno spaccato di grande efficacia e spaventosa attualità sulla cupidigia umana, dirigendo un efficace thriller sul mondo deviato e ingordo della finanza e della speculazione internazionale, che costringe non solo i criminali ma anche persone oneste e ordinarie, apparentemente irreprensibili, a rinunciare a qualsiasi principio morale (ecco il significato del titolo) pur di guadagnare più soldi possibile, a scapito della povera gente, solo per mantenere un "posto al sole" nella scala sociale.
E' un vero peccato che questo film di Johnnie To, autentico "maestro" del noir hongkonghese, non sia mai uscito in Italia... passato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia del 2011 (e purtroppo oscurato dalla grandezza del Faust di Sokurov), Life without principle è una pellicola che all'epoca anticipava clamorosamente la bolla finanziaria che avrebbe scatenato la crisi economica che ancora stiamo pagando, mostrando inesorabilmente le due facce della speculazione: da una parte la paura della gente comune che si precipita in banca a ritirare i propri risparmi, dall'altra gli "squali" della finanza che riescono ad arricchirsi sulla pelle delle persone oneste, approfittando della situazione.
IL "CHINA DAY" CONTINUA SU:
IL BOLLALMANACCO DI CINEMA ("Storie di fantasmi cinesi", Siu-tung Ching 1987)
DIRECTOR'S CULT ("The Killer", John Woo 1989)
SCRIVENNY 2.0 ("Lanterne rosse", Zhang Yimou 1991)
THE OBSIDIAN MIRROR ("I love Bejing", Ning Ying 2000)
NON C'E' PARAGONE ("Infernal affairs", Wai-Keung Lau 2002)
RECENSIONI RIBELLI ("La città proibita", Zhang Yimou 2006)
WHITE RUSSIAN ("Il tocco del peccato", Zhangke Jia 2013)
MARY'S RED ROOM ("Closed doors village", Xing Bo 2014)
MONTECRISTO ("Mountains may depart", Zhangke Jia 2015)