Ovvio, di questi tempi nessuno ha il coraggio di decidere l'unica destinazione possibile: una trasformazione ad uso misto pubblico-privato, che consenta di reperire le risorse per la ristrutturazione e mantenere parte del Forlanini e tutto il suo meraviglioso parco a disposizione della città. Accorrerebbero architetti e imprenditori da tutto il mondo per un progetto di questo tipo è in qualsiasi paese civile il 1 luglio verrebbero consegnate le chiavi al capo cantiere. Ma siamo in Italia, siamo a Roma e da quest'estate il Forlanini calerà nell'indecente oblio delle occupazioni abusive, della sciatteria, del degrado, dell'abbandono.
Il Forlanini può rappresentare un'operazione di riqualificazione, trasformazione e valorizzazione urbana clamorosa. Capace da sola di reperire risorse a beneficio di tutta la sanità regionale. E' su operazioni di questo tipo, tra l'altro, che si reggono le economie di tutte le altre grandi città occidentali. Se anche Londra, Parigi, Monaco, Madrid o New York lasciassero in abbandono interi brani del loro territorio senza farne catalizzatori di sviluppo, anche quelle città sarebbero nelle condizioni in cui siamo noi. Ecco perché se ne guardano bene.
L'Ospedale Forlanini ha la sorte segnata dal 2006. In quell'anno si decise che avrebbe chiuso e che i reparti sarebbero stati trasferiti altrove. Giusta la chiusura? Sbagliata la chiusura? Non è di questo che vogliamo parlare. Vogliamo parlare del fatto che da allora, dieci anni fa, nessuno (no Marrazzo, no Polverini, no Zingaretti nonostante risibili e minimali progetti: non dimentichiamo che l'ospedale è regionale, anche se il Comune avrebbe dovuto e potuto sollecitare e dire la sua e anche lui non lo ha fatto) ha mosso un dito. Ci sarebbe stato il tempo per fare tutto: consultazioni con i cittadini, un concorso d'idee, una call internazionale, ricevere le manifestazioni d'interesse da parte di grandi immobiliaristi da tutto il mondo che qui avrebbero potuto sviluppare a piacimento vista l'enorme capacità: case popolari, case di lusso, alberghi, parcheggi interrati. Per non dire dei servizi pubblici: caserme, sedi di municipi, asili, centri anziani. Qui c'è spazio per far tutto nella più alta qualità e in un contesto straordinario per architettura e paesaggio. E c'è spazio per generare ricchezza, riqualificazione, posti di lavoro. Una sfida stupenda che nessuno ha colto e che nessuno ha intenzione di cogliere ora.