Buonasera Booklovers,ennesima settimana di caos per me...tra sette giorni (incrocio le dita) dovrei trasferirmi nel mio nuovo appartamento. In questa settimana ogni sera dopo il lavoro sono stata in giro per commissioni. Ormai sono diventata ferratissima in materia di elettrodomestici e forni, fuochi, caldaie da stiro, lavatrici per me non hanno più segreti! Scherzi a parte, sono felice che sia finita e domani mi inizierò a dedicare alla mia nuova dimora.Dopo la piccola divagazione vi introduco subito la recensione di questa settimana, ovvero La mia seconda vita, (atteso) seguito di Noi ragazzi dello Zoo di Berlino di Christiane F., pubblicato in Italia da Rizzoli il 26 Febbraio scorso.
Libro che ha segnato un’epoca, “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”. Era il 1978 quando due giornalisti seguirono Christiane e i suoi amici negli angoli più bui della metropolitana di Berlino. Fu un viaggio all’inferno, raccontato in un libro che divenne il simbolo di una generazione falciata e trasformò la protagonista nell’incarnazione dell’inquietudine giovanile. Trentacinque anni dopo, Christiane ci impressiona e ci commuove come allora raccontandoci un’intera vita di solitudine e disperazione: la disintossicazione, gli anni felici e folli insieme agli idoli del rock e della letteratura, le ricadute, la lotta per la sopravvivenza in un carcere femminile, le amicizie pericolose, le malattie; gli aborti, e un figlio adolescente di cui le è stata sottratta la custodia: “Portar via il figlio a una madre è come strapparle il cuore e privarla dell’anima senza ucciderla. Dopo non sei che un guscio vuoto e le sole sensazioni che riesci ancora a provare sono l’astinenza e la tristezza. Tutti i mezzi sono buoni per abbrutirti. Non me lo perdonerò mai”. E forse nemmeno lui. “Non ho più niente. Non ho più amici, e nessuno può immaginare cosa mi tocca passare ancora oggi, solo perché sono quella che sono. Sono questi i momenti in cui guardo fuori dalla finestra e mi chiedo: ‘Farà poi così male buttarsi d i s otto?’”. Christiane non ha paura di scoprirsi, ed è ancora una volta la sua spietata onestà a fare di questo memoir un racconto straordinariamente coraggioso e commovente: “Io sono e resterò sempre una star del buco. Un animale da fiera. Una bestia rara. Una ragazza dello zoo di Berlino”.
Pur apprezzando il lavoro fatto da Sonja Vukovic, la giornalista che ha raccolto le memorie di Christiane Vera Felscherinow, la lettura di La mia seconda vita è stata un'insieme di sentimenti, su tutti rabbia e delusione. Dopo aver denunciato le sue vicende, credevo che Christiane si fosse disintossicata. Invece no, ha continuato ad assumere sostanze stupefacenti, ha girovagato a lungo, si è dedicata alla musica e al cinema ma le sua debolezza ha sempre prevalso su tutto. Ha avuto la fortuna di incontrare un angelo sulla sua strada (Anna Keel) che nel corso degli anni l'ha aiutata in più di un'occasione ma Christiane ha sempre tradito la sua fiducia. Ho gradito molto il taglio giornalistico che Sonja Vukotic ha dato al romanzo, fedelmente ha riportato i racconti di Christiane. Quest'ultima racconta le sue vicende con estrema lucidità, anche quando racconta dei momenti più tristi della sua vita (su tutte le diverse ricadute). Senza dubbio il momento più triste è la narrazione dei diversi aborti avuti da Christiane. Nonostante le sue debolezze la donna è una madre molto dolce: ha sofferto molto quando le è stata sottratta la patria potestà del figlio, non si sente però colpevole, anzi, incolpa chi si è macchiato di questa azione.Rispetto a Noi ragazzi dello Zoo di Berlino la narrazione degli eventi è meno cruda: ugualmente sono descritte scene di assunzione droga ma non sono così copiose come nella prima biografia.Ve lo consiglio se siete curiosi di scoprire come ha vissuto Christiane dopo Noi ragazzi dello Zoo di Berlino.Ve lo sconsiglio se non avete letto il libro che ha portato agli onori della cronaca Christiane.