Christiania

Creato il 04 maggio 2011 da Guidoeug @EugenioGuidotti

Copenhagen, Danimarca, 4 mag 2011, giorno 114, ore 22:45, stazione dei treni

Christiania è aperta o chiusa? Cerchiamo di fare luce su questo mistero.

Il 3 maggio 2011 la prima pagina del Copenhagen Post riporta questo titolo: “Christiana si ritira dietro le barricate”. Sfogliando la versione inglese del quotidiano cittadino scopro che Christiania è aperta, ma sembra sia alle prese con una battglia per la terra. Pare che il governo voglia sfruttare la terra dell’ex sito militare in maniera più produttiva. A causa di questa intenzione, per la prima volta in 40 anni di esistenza Christiania ha chiuso le sue porte volontariamente ai turisti e ai visitatori abituali. “Chiudiamo per non chiudere” diceva uno degli slogan. Da quanto ho potuto capire leggendo, il problema è che secondo il governo lo spazio è da sfruttare meglio, quindi le soluzioni proposte sono due: o sloggiano o comprano la terra. Contando che il valore stimato dell’area è di 150 milioni di corone danesi, credo che le opzioni si riducano ad una soltanto: sloggiare. E così per prendere tempo gli abitanti hanno chiuso e hanno parlato tra di loro, senza però venire a capo di nulla. Questo è quello che ho capito io. Sul futuro non si sa nulla di preciso.

Ma com’è dal vivo Christiania? Prima di aver letto questo articolo ero andato a vedere di persona. Nel quartiere che le dà il nome, Christianshavn, sorge Freetown, un complesso di edifici in un’area molto verde che ospita un po’ di tutto.

Hippies, straccioni, spacciatori, gente tranquilla e danesi. Mentre una coppia di ragazze deliziose si ferma ad un chiosco per prendere un caffè, dall’altra parte della stradina un signore esibisce la sua cassetta portatile piena di ogni tipo di hashish, con tanto di prezzi, coltello e bilancino. In molti fumano e bevono, ma tutto sommato l’atmosfera è piacevole. Ci si sente “free”, il luogo ispira una totale libertà, in nessun caso ci si sente intimiditi o in pericolo. Ci sono gruppetti di ragazzi che parlano e ridono, bancarelle di chincaglierie e articoli per fumatori (non di tabacco), chioschi di fornai e caffetterie, negozi e case. Teoricamente qui è legale tutto, in quanto il territorio è autonomo o quasi. Non sono riuscito a capire esattamente fin dove possano spingersi, fatto sta che le droghe leggere non sembrano essere un problema. Il tutto è colorato. Muri, panchine, giochi, insegne, pali, tutto è dipinto a festa in stile hippie annio ’70. Certo deve essere stato più colorato negli anni ’70.

Immaginate una Amsterdam un po’ meno legale e in versione rurale, un po’ più colorata, senza le prostitute in vetrina e avrete Christiania. Passeggiando lungo le stradine attorno alle case magazzino dell’ex cantiere scopro anche una mostra sul Tibet. Una “mostra” sul Tibet. Una stanza quadrata di due metri per due con alcune fotografie e qualche volantino. Piccola, purtroppo, però una bella iniziativa. Un commento sullo stato del Tibet e sul diritto e sui requisiti di una Nazione ad essere riconosciuta come Stato sovrano. Il Tibet ha tutto quello che occorre, tranne che un appoggio internazionale. Tibet Libero! Christiania ha anche un lago bellissimo, che la circonda per tre quarti e la “protegge” dal resto della città. Uscendo il visitatore ritorna in Europa, e il cartello di saluto non manca di sottolinearlo.



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