Christiania, una città libera nel cuore di Copenhagen

Creato il 22 settembre 2014 da Nonsoloturisti @viaggiatori

Biciclette che sfrecciano, il verde attorno al Rosenborg Slot, le luci del Tivoli. E ancora: le abitazioni alte colorate tipiche del Nord Europa, l’efficienza dei mezzi pubblici, la folla davanti alla Sirenetta, i cannoni del Kastellet.

È questo, oltre a molto altro, ciò che fa di Copenhagen un posto speciale nei miei ricordi di viaggio. Ma di questa straordinaria città scandinava oggi non voglio raccontare la faccia più nota.

Copenhagen, infatti, ha molti volti. E per scoprire quello forse più particolare e nascosto occorre calarsi nella vita che scorre tra le strade tutti i giorni, tra le rotte quotidiane della gente del posto, tra le usanze e i costumi più veri dei danesi che vivono la capitale.

Esiste una città nella città, una “città libera” che vive all’interno del territorio di Copenhagen, ma che da esso cerca allo stesso tempo distacco. Christiania. La Città Libera, the Free State o Fristad in lingua locale. Un posto incredibile e unico nel suo genere, che colora Copenhagen di sfumature inattese.

Nella mia visita alla capitale danese, non mi sono certo fatta mancare una giornata in questo luogo affascinante e misterioso. E, da quando l’ho conosciuto, seppur marginalmente in quanto soltanto per la durata di una giornata, ho preso coscienza della sua importanza per la gente, per il territorio, per la storia e anche il futuro della città. Ho immortalato nella mia mente – anche perché le fotografie reali non sono ammesse una volta entrati – un luogo che dondola nel limbo tra lecito e permesso, leggende e verità, natura e astrattezza. Un luogo senza tempo, ma che ha uno suo spazio ben definito. E delle sue regole.

Christiania è molto verde, curata, con casette di legno che sorgono qua e là. Si vede che sono fatte dalla gente, in modo semplice. I suoi vialetti conducono ad altre piccole abitazioni, fino a giungere ad un laghetto – neanche troppo piccolo – dove regna la pace.

In tutta la Città Libera domina il silenzio, interrotto da qualche bisbiglio o scambio di parole composto. Il chiasso non sembra il benvenuto. Soltanto in un chiosco – l’unico che io abbia incontrato – si sente della musica, ma anche in questo caso il volume non supera il livello del gradevole.

È reggae, dà un bel ritmo ai passi. Ci sono molti ragazzi, uomini e donne di diverse età che bevono birra e fumano liberamente. Una delle regole che differenzia il territorio di Christiania da quello di Copenhagen è, infatti, la possibilità di consumare marijuana senza divieti. Un profumo che si diffonde nell’aria, ricordo da non fumatrice.

Mi guardo intorno e molte domande mi stimolano la curiosità. È un posto troppo particolare per non essere approfondito, per non essere conosciuto in modo meno superficiale. Voglio farmi spiegare da qualcuno che vive queste realtà da vicino, che le tocca con mano quotidianamente.

“Quella di Christiania è una storia lunga. Storia di utopia, sogni realizzati, sconfitte e vittorie.”

A parlare è Edoardo, un caro amico italiano di 25 anni, nonché musicista e artista di talento, che vive a Copenhagen da ormai cinque anni.

“Non è facile, o forse è addirittura impossibile, descriverla alla perfezione. È un posto magico, e non solo per la possibilità di fumare liberamente al suo interno e sentirsi liberi di bere e divertirsi con gli amici più di quanto si possa fare all’esterno. Tutto questo è possibile al suo interno e succede, ma spesso si rischia di dedurre uno stereotipo di Christiania che non corrisponde alla realtà.”

“Troppo facile pensare a Christiania come al paese dei balocchi. Questa immagine fuorviante è vera solo in parte. La Città Libera non è legata, ad esempio, soltanto ad aspetti positivi. La maggior parte dei mercatini che vendono droghe leggere sono gestiti da clan criminali e poche sono le piante e i prodotti gestiti dai veri abitanti del posto. Nonostante questi aspetti meno piacevoli, la vita a Christiania è frutto di perfetto bilanciamento. Qui regna il rispetto. Tutti si aiutano a risolvere i problemi, nessuno desidera che il Free State chiuda, quindi ci si comporta di conseguenza. E alla città di Copenhagen non dispiace nemmeno troppo il fatto che non ci sia spaccio in città, ma che il tutto sia ordinatamente confinato entro il territorio del villaggio di Christiania.”

Christiania è proprio un villaggio e questo è un altro degli aspetti più interessanti di questo luogo. Una comunità fatta di persone che vivono e si sostentano autonomamente. Ha un proprio asilo per i bambini, dei negozi di commercio, una propria radio libera, ristoranti, luoghi di spettacolo, di mostre e botteghe per il restauro di opere d’arte.

La sua storia è in realtà abbastanza recente e parte dal 1971, anno in cui venne fondata da un gruppo di artisti anarchici e hippie che occuparono una base militare. Da quel momento a Copenhagen nacque una città nella città.

“Gli ideali erano quelli di creare una società diversa, più onesta e libera, basata sull’unità, sul bene comune, e quindi sull’abolizione della proprietà – continua il mio amico Edoardo – niente limiti, soltanto poche regole: non sono ammesse le droghe pesanti, non si tollera il razzismo, divieto di scattare fotografie. Questa, in origine, era la vera Christiania.”

“Ovviamente un turista di passaggio non può sapere e apprezzare tutto questo, spesso si limita a divertirsi e a godere delle libertà al suo interno, ma chiunque si interessi alle origini del posto, che esplori i posti più remoti del villaggio, che tenti di avvicinarsi alla gente che ci vive per capire senza pregiudizio, chi si avvicina cioè a Christiania con animo pronto a conoscerla, ha veramente la possibilità di apprezzarne lo spirito più puro. La libertà di fumare al suo interno, piccolo esempio che spesso attrae i turisti, non è altro che il risultato di principi e ideali per cui tuttora gli abitanti lottano, che sono di gran lunga più vasti ed elevati dello spinello in sé. Piccole regole, ideali forti, che vivono e sopravvivono in quel territorio da più di quarant’anni”.

Molto altro ancora ci sarebbe da dire su Christiania. Andrebbe vissuta per qualche tempo in più, osservata, capita. Grazie a Edoardo, ormai danese d’adozione, sono riuscita ad approfondire qualche sfumatura in più di questo piccolo affascinante angolo di mondo. E a rivivere un viaggio, ricco di scoperte, che mi rese davvero entusiasta.


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