.§ i nostri cari angeli§.
il finto Albero pieno di luci colorate dava un bel tocco natalizio al grande e freddo atrio della stazione; vi erano attaccate sui suoi rami anche tante letterine dei desideri, scritte da passanti, viaggiatori, tifosi della squadra partenopea, adulti e bambini. Letterine che Antonio leggeva con avidità, immaginando il tale che l’aveva scritta. questo passatempo innocente l’aiutava a sopportare le ore morte della giornata, quelle in cui non c’era transito di passeggeri ed era pure troppo presto per andare a dormire. preferiva fare questo piuttosto che attaccarsi al collo della solita bottiglia di vino scadente, per riscaldarsi dal freddo pungente di quel dicembre. un dicembre così rigido non lo ricordava infatti, in tutti gli anni trascorsi in mezzo alla strada. vagabondo, senza tetto, homeless, quanti sinonimi per la sua condizione. lui semplicemente si sentiva uno spirito libero. senza obblighi nè catene. vivere alla giornata cosa c’era di più elettrizzante? con il suo fidato violino, in cerca della svolta della sua vita. perciò suonava alla stazione. magari un orecchio fine e allenato in cerca di talenti nascosti, l’avrebbe alla fine notato! perciò accettava l’elemosina anche perchè non si può vivere soltanto di sogni! perciò ringraziava i volontari che di notte arrivavano con thè bollente e coperte da distribuire a lui e a tutti gli altri barboni che dimoravano nei pressi del terzo binario. c’era chi li chiamava “i nostri cari Angeli” il suo angelo preferito era Miriam, una trentenne dai capelli neri le cui ciocche le sfuggivano da sotto al cappello di lana. aveva sempre un sorriso per lui, mentre gli offriva il bicchiere di plastica bianco con dentre un delizioso thè bollente! Antonio quella sera attendeva Miriam con impazienza. di tanto in tanto sbirciava l’orologio della stazione e notava il suo ritardo con preoccupazione. anche gli altri occupanti della banchina davano palesi segnali di sconforto. perchè non era da lei fare ritardo! posò nel fodero il suo violino insieme all’archetto e senza una parola si diresse verso l’ammasso di cartoni e l’unica coperta a sua disposizione, lasciando i compagni in attesa dei volontari. Miriam alla fine arrivò. seppur in mostruoso ritardo insieme a tutti gli altri. cercò con lo sguardo Antonio e poi domandò che fine avesse fatto. Misha le rispose che non l’aveva aspettata ed era sceso giù. -con questo freddo! rischia una polmonite come minimo! scesero tutti, volontari e non, accompagnandola nella ricerca. e lo trovarono ranicchiato nei cartoni e abbracciato al suo violino. intontito dal freddo gelido e dal vento pungente che soffiava dai binari. intontito e per fortuna sua ancora vivo.