Christmas shopping! ~ #Blogmas #4

Creato il 04 dicembre 2014 da Ceenderella @iltempodivivere

Offrire in dono un libro equivaleva ad impacchettare, oltre al volume, anche le ore, i pensieri, le riflessioni spese nei riguardi della persona che lo riceveva. E per quelli non esisteva un prezzo di copertina sufficiente. [Manuale della perfetta adultera, E.M. Endif]

Sono emozionata, sapete? Oggi è il mio primo post per il #Blogmas e, nello spremermi le meningi pur di non essere banale, finirò per parlarvi di qualcosa che lo risulterà inevitabilmente ma che per me rimane una delle cose più belle, ovvero parlar di libri sì, ma di quelli da regalare. Milioni di libri parlano del Natale e tonnellate di questi ricreano magicamente l’atmosfera di questi giorni di festa perciò potrei consigliarvene a pacchi, tuttavia quelli di cui voglio parlarvi non necessariamente hanno come sfondo un albero addobbato e un pandoro pronto per essere divorato. Regalar libri è in qualche modo regalare del tempo: tempo per se stessi, tempo nella routine, tempo per perdersi e lasciar fuori tutto il resto; e regalar del tempo è (di)mostrare affetto e regalare affetto ed io non riesco a pensare ad un dono più meraviglioso da ricevere sotto l’albero. Forse sono fissata, non avreste tutti i torti a dirmelo, ma tant’è, io qualche consiglio per gli acquisti ve lo lascio ché non si sa mai! E, fate bene attenzione, sono tutti libri a prezzo ridotto: cosa volete di più?
Potrei star qui a scrivere papiri su Jostein Gaarder e sul suo meraviglioso modo di scrivere, ma non voglio annoiarvi a morte proprio e devo presentarvi In uno specchio, in un enigma, un libriccino che, con le sue centocinquanta pagine, mi ha lasciato addosso un senso di dolce malinconia che non so dire. Quella che narra è la storia semplice di un incontro straordinario, quello tra Cecile, una bambina costretta a letto anche la vigilia di Natale da un tumore che le ha lasciato poche settimane di vita, e del suo angelo custode Ariel che attraversa lo specchio che separa il mondo degli esseri umani e il regno dei cieli per farle compagnia quando i genitori e il fratello si allontanano dalla sua stanza. Il loro è un dialogo dal sapore filosofico, certo, volto ad interrogarsi su cosa significhi essere umano e cosa ci sia dopo la morte, a porre le famose grandi domande riguardo ciò che non è conoscibile, ma è un dialogo che, come succede con Il piccolo principe, è capace di far tornar bambini, di guardare dalla loro prospettiva e recuperare quell’ingenua tenerezza delle prime scoperte che col crescere comincia a venire meno. Adulti o più piccini, è sempre il momento per tornar bambini e guardare il mondo con occhi differenti.
Fresco di ristampa e argomento della presentazione conclusiva del corso sul giallo classico, Il Natale di Poirot di Agatha Christie è la tradizionalità per eccellenza nel genere e il giusto rompicapo per costringere le “piccole cellule grigie” a lavorare per riuscire a rimettere assieme tutti i pezzi del puzzle e scoprire l’assassino. Perché, si sa, Natale è il momento in cui le famiglie si riuniscono e, talvolta, si deve cercare di nascondere, ipocriticamente forse, i disaccordi e l’insofferenza dietro sorrisi e regali che non si ha voglia di scartare; ed è questo il caso della famiglia Lee. Il capofamiglia Simon è un anziano con un passato in Sudafrica che ha riunito sotto lo stesso tetto i figli che non vedeva da anni, le loro mogli, la nipote della figlia morta l’anno precedente e il figlio di un vecchio socio in affari. Tuttavia, anziché volersi scusare perché è un despota maniaco del controllo e augurare loro buone feste, decide di insultarli dal primo all’ultimo e aizzarli l’uno contro l’altro. Simon Lee si è divertito a definirli delle nullità e la cosa gli costerà cara: la sera stessa viene infatti trovato morto, in una stanza chiusa dall’interno. È il delitto perfetto e io vi sfido a trovarne il colpevole. Dopo pregate per il mio esame, se riuscite!
E ora uno dei miei romanzi preferiti per così tante ragioni che vi farei addormentare se le elencassi tutte quante: Jane Eyre, di Charlotte Brontë, perché un classico senza tempo come questo non deve mancare nella biblioteca e nelle letture di nessuno. Jane Eyre è un’orfana che viene accolta a Gateshead dalla zia ma alla quale si rifiuta di sottostare; per questo, viene spedita al collegio di Lowood che di rigore e severità fa i propri motti e vi rimane fino ai diciotto anni. Trova, infatti, un impiego come istitutrice presso Thornfield Hall: suo compito è occuparsi di Adèle, la figlia di un’amica morta del padrone, il burbero e imprevedibile signor Rochester. Col passare dei giorni, conoscendolo, Jane riesce a scalfire, lentamente, la corazza del padrone, a stupirlo con la sua intelligenza e colpirlo per com’è indipendente e fiera di sé. Inevitabile che Rochester si innamori di lei e la chieda in sposa. Sarebbe tutto perfetto, se lui non avesse già una moglie, rinchiusa in soffitta perché impazzita.
Potremmo aprire parentesi quadrate, tonde e graffe sulla presenza della matta in soffitta ed elencarne i molteplici e possibili significati, ma quel che mi preme sottolineare è la splendida caratterizzazione dei personaggi della Brontë: di Jane sappiamo che è bruttina, che ha avuto una vita piena di ostacoli (i nomi dei luoghi nei quali vive, in qualche modo, ne marcano le tappe) e che niente le è stato regalato, ma è dotata di uno spirito critico, libero dalle convenzioni dell’epoca, che le permette di interagire con chi è sopra del suo rango senza paura e di difendere la sua dignità ad ogni costo. Il cammino di Jane verso la felicità e l’amore è incidentato, fatto di soste mai piacevoli, in cui però è lei a dettare le regole. Una donna. E se ne trovate un’altra, anche nei romanzi di oggi, che possa competere per forza d’animo e coraggio, ditemelo, vi prego.
Se cercate, infine, uno young adult che vi sconquassi il cuore in petto, Noi siamo grandi come la vita, di Ava Dellaira, è quello che dovete leggere o regalare. L’ho recensito qui e non è un caso che, tra i tanti libri letti quest’anno, abbia scelto di parlarvi nuovamente di questo. Non è un romanzo sul Natale, e dopotutto nemmeno Jane Eyre lo è, ma mi ispira qualcosa che con questa festività ha a che fare.
Laurel ha sempre vissuto all’ombra della sorella, come un prolungamento del suo corpo, fino a che May muore e si ritrova a dover fare i conti col dolore d’aver perso la persona più importante della propria vita, la migliore amica che nessuno potrà rimpiazzare e un mito da emulare in ogni azione. Quindi, un po’ per completare un compito assegnato a scuola, un po’ perché le permette di esserle ancora vicina, Laurel scrive lettere a personaggi famosi morti raccontando loro chi era May e cosa rappresentava per lei, ma lasciando intravedere spiragli di quel che lei stessa è e non sa dire. È un libro di conquiste e di traguardi, di accettazione del passato e di scoperta di sé, una catarsi che lettera dopo lettera fa sbocciare Laurel e le dà finalmente una voce.
Ce n’è per tutti i gusti, suppongo, e va da sé che li consigli in primis a voi. In Italia, dicono le statistiche, si legge sempre meno e ho pensato fosse un’idea economica e carina offrirvi degli spunti dai quali partire nel fare i regali. A tal proposito, vi segnalo una bella iniziativa di Libreriamo (facebook e twitter): per promuovere la lettura, il piacere che ne deriva e stimolare, perché no?, a scegliere un libro come dono da incartare, pubblicate sui social una o più foto dei libri che state leggendo in contesti natalizi con l’hashtag #Christmasinbook e la menzione @Libreriamo; le foto saranno poi raccolte in un album sulla pagina fb di Libreriamo. Basta poco, che ce vo?
In tutto questo, se ancora non sapete cos’è #Blogmas, vi invito a cliccare nel menu in alto o nel link a inizio post e scoprirlo prima di perdervi il fantastico giveaway di sette blogger che mettono in palio fantastiche soprese da scoprire proprio il giorno di Natale: mica ve lo state lasciando scappare, vero?
Vi do appuntamento a domani, con una nuova recensione, ma soprattutto con il quinto giorno del #Blogmas su Wonderful monster!


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