Ho impiegato parecchio tempo prima di decidermi a leggere Il viaggio dell’eroe di Christoper Vogler, malgrado ne avessi sentito parlare molto bene, per il motivo sbagliato. Il sottotitolo del libro recita La struttura del mito a uso di scrittori di narrativa e di cinema, e a parte il fatto che io non sono uno scrittore, il cinema mi interessa fino a un certo punto, e il sottotitolo dell’edizione precedente a quella acquistata da me citava solo il cinema e non la letteratura.
Quanto ci facciamo condizionare dall’aspetto esterno di un’opera e finiamo per darne un giudizio preventivo che poi, alla luce dei fatti, si dimostra errato? Il saggio di Vogler non è solo interessante, in alcuni punti è illuminante ed è estremamente scorrevole. Ora sto leggendo L’eroe dai mille volti di Joseph Campbell. Il testo di Campbell, con il suo corredo di immagini, visivamente è molto più bello, e i miti hanno su di me un fascino maggiore rispetto a quasi tutti i film citati da Vogler (e alcuni non li conosco neppure), ma Vogler è molto più semplice da leggere di Campbell. Si tratta di un’opera derivata, le intuizioni fondamentali sono quelle di Joseph, ma l’approccio di Christopher è molto più abbordabile per la maggior parte dei lettori. Ora, visto che fra una riga e l’altra ho dovuto interrompermi per una mezz’ora per provare (invano) a convincere Ilaria a prendere lo sciroppo prima di passare alle maniere dure e prendere la scatola delle supposte, la smetto di divagare e vi lascio alla recensione.
Del manuale ha la struttura con un modo di trattare la materia per ampi schemi di argomenti successivamente riproposti e approfonditi, ma anche con la presenza di numerosi esempi concreti e di riquadri che fissano alcuni punti di riflessione. Se vogliamo è una semplificazione dell’opera di Campbell, con esempi ripresi dalla cinematografia invece che da miti millenari, e con solo alcuni piccoli punti di distacco che sono segno di una sensibilità lievemente diversa più che di una reale differenza nelle strutture analizzate e riproposte dai due autori.
Il testo ripercorrere tutti i ruoli presenti nella narrazione, dagli archetipi a figure quali il Mentore o lo Shapeshifter fino al rivale per eccellenza costituito dall’Ombra, ma anche le tappe del viaggio, dal Mondo ordinario nel quale si situa la Chiamata all’avventura alla Resurrezione finale e al Ritorno con l’elisir, che sia un tesoro, un manufatto magico o una semplice esperienza.
Con una scrittura scorrevole Vogler porta avanti il suo personale viaggio nel viaggio con una gran quantità di esempi che chiariscono ogni singolo punto e forniscono l’occasione per un’analisi personale dell’opera citata come di altre opere dalle caratteristiche comuni. Perché se l’aspetto esteriore di trama e caratteristiche dei personaggi cambia notevolmente da un’opera all’altre, alla loro radice, se si sa come cercarli, si trovano gli stessi elementi. Vista l’attività di Vogler per major quali Warner Bros, 20th Century Fox e Walt Disney Company gli esempi sono inevitabilmente cinematografici, ma gli stessi schemi possono essere applicati in modo non rigido anche alla narrativa.
Conoscere le strutture del viaggio dell’eroe, inteso non necessariamente come guerriero ma come colui che compie il proprio personale cammino di crescita lungo tutta una storia, può essere un elemento negativo quando lo schema si trasforma in cliché. Lo schema diventa efficace solo quando si trasforma in un modello capace di adattarsi sull’opera specifica che ogni scrittore sta realizzando, magari togliendo qualche dettaglio o rinforzando elementi che in un primo momento potevano sembrare marginali. Di questo è ben consapevole Vogler stesso, quando consiglia di familiarizzare all’inizio con la teoria e di dimenticarla in fase di scrittura. Perché, anche se determinati elementi sono ricorrenti, le storie migliori, come gli antichi miti, hanno il potere di cambiare il mondo e di aiutare lettori e spettatori a capire meglio la loro stessa vita.