“Chromophobia”

Creato il 24 giugno 2010 da Cinemaleo

2005: Chromophobia di Martha Fiennes

 

Presentato alla serata finale della 58ma edizione del Festival di Cannes, un film inesorabilmente stroncato dalla critica e, nonostante il cast prestigioso, scarsamente distribuito nelle nostre sale.

Chromophobia, benché interessante, non è perfetto… ma alcuni giudizi negativi apparsi sulla stampa lasciano qualche dubbio sulla obbiettività e sull’onestà intellettuale di alcuni addetti ai lavori. Il Manifesto, ad esempio, parla di “un film a favore dell’aristocrazia corrotta di Londra… mentre la meschinità e la furbizia dei diseredati è amplificata al massimo”: chi avrà visto il film si chiederà dove tutto questo appaia (personalmente non ne ho trovato traccia). Singolare poi quanto scrive Il Mattino che parla di “un’amante perseguitata da un ignobile assistente sociale… e del marito giornalista che sacrifica ogni principio d’onestà…”: ebbene l’assistente sociale è tutt’altro che «ignobile», semmai si comporta da «santo», non esiste poi un marito giornalista ma un marito avvocato che ha un amico giornalista (quelli de Il Mattino che hanno giudicato il film “orrendo” l’avranno poi visto?).

Chromophobia colpisce favorevolmente innanzitutto per il lavoro sulla fotografia, veramente da encomio, per la scenografia particolarmente curata e per l’eccezionale performance di tutti gli attori, nessuno escluso.

Un non esaltante quadro di una umanità non felice in tutti gli strati sociali (ogni personaggio -chi per un motivo chi per un altro- non appare integrato con se stesso) è quello che ritrae la regista Martha Fiennes (al suo secondo lavoro) e lo fa con mano sicura, mantenendo costante la nostra attenzione e coinvolgendoci nell’amaro affresco che ci mostra lasciando a noi il giudizio etico su quanto assistiamo.

Il difetto è nell’aver voluto incastrare due storie (quella che vede protagonista Kristin Scott Thomas e quella che ruota intorno a Panélope Cruz, ambedue straordinarie) che non riescono ad amalgamarsi: ognuna vive per proprio conto. Due narrazioni diverse che non si integrano e si disturbano a vicenda.

p.s.

Stride con il resto il finale  ottimista (sarebbe stato meglio evitarlo).

scheda


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