Seduto, sudato, rintronato e forse un po' affaticato, stava immerso nel buio, illuminato solo dallo schermo del PC. Fissava la lineetta nera che lampeggiava su quel foglio bianco in cui sperava veder comparire magicamente delle parole.
«Prima avevo una vita sicuramente più attiva», continuava a ripetersi sottovoce, rimproverandosi per l'apatia e i pochi stimoli che scandivano lentamente le sue giornate.
Cercava spunti, voleva scrivere, voleva sentire il rumore dei tasti battere incessantemente e senza sosta, mentre nel frattempo quella grande distesa di bianco si sarebbe riempita con minuscoli scarabocchi neri, andando a comporre qualcosa che finalmente - dopo tanto tempo, ammettiamolo - l'avrebbe finalmente reso felice.
Felice di aver passato ore davanti allo schermo a rovinarsi la vista sperando di riuscire in questa impresa; felice di rileggere, tutto d'un fiato, e dire "Sì, doveva essere così"; felice di alzarsi dalla sedia, una volta finito, andare verso la teca, aprire il Jack Daniel's e versarne giusto qualche centilitro in un bicchiere, sorseggiarlo, apprezzarlo e poi richiuderlo.
Eppure tutto ciò non avvenne. Rimase lì, immobile, impassibile.
Seduto, sudato, rintronato, sicuramente affaticato e ora ancora più deluso rispetto a cinque minuti fa, prima che iniziasse il suo turbinio di pensieri.
Ma non tutto era perduto, perché, comunque sia, nello stereo stava ancora andando Miles Davis, e il mondo era ancora un bel posto. Almeno finché non si sarebbe nuovamente seduto a fissare quella maledetta distesa bianca.
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Il 19 settembre 2011 da Astronautaperduto
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