Ci rivediamo lassù di Pierre Lemaitre

Creato il 01 settembre 2014 da Leultime20 @patrizialadaga

Settembre 2014 

Ci rivediamo lassù di Pierre Lemaitre, pubblicato da Mondadori e vincitore in Francia del premio Goncourt 2013, è un romanzo storico godibilissimo, che si apprezza dall’inizio alla fine nonostante la mole (454 pagine) e la meticolosità dell’autore nel descrivere personaggi, che in brevissimo tempo diventano piacevolmente familiari al lettore. Protagonisti di Ci rivediamo lassù, sono Albert e Édouard, due giovani reduci francesi sopravvissuti ai massacri della prima guerra mondiale. Tra loro si creerà un’amicizia, vicina alla dipendenza psicologica, che darà origine a vicende tragicomiche ispirate a fatti realmente accaduti. Come un novello Victor Hugo, Lemaitre tratta con maestria i grandi temi morali dell’umanità. Il senso della giustizia, l’onestà, l’amicizia, la famiglia, i pregiudizi, il tradimento sono tutti argomenti che Lemaitre affronta con incomparabile savoir faire, usando toni spesso scanzonati, ma che non lasciano mai indifferenti. Una lettura che ho davvero amato, grazie anche all’ottima traduzione di Stefania Ricciardi.

Pierre Lemaitre presenterà il suo libro domenica 7 settembre nel corso del Festivaletteratura di Mantova (ore 10.45 al Teatro Ariston).

Patrizia&Giuditta 2VociX1Libro è una rubrica che nasce dall’incontro di due persone distanti per formazione ed esperienze di vita, ma unite da una grande passione per i libri e la letteratura. Due donne, Giuditta e io, che si sono conosciute leggendo l’una il blog dell’altra senza essersi mai incontrate di persona (ma intenzionate a farlo quanto prima), due “sentire” spesso discordanti ma sempre rispettosi e aperti al confronto. Da questa complicità è nata, tra un tweet e l’altro, l’idea della rubrica. Un luogo in cui confrontarsi su un libro diverso ogni mese in modo divertente e scanzonato, senza il rigore di una recensione, ma con l’attenzione ai dettagli. Una sorta di gioco (liberamente tratto dalle famose interviste della trasmissione “Le Iene”) che vi permetterà di conoscere nuovi romanzi e sorridere un po’.

Pierre Lemaitre

Ci rivediamo lassù

Mondadori

 Patrizia  twitter: @patrizialadaga  Giuditta  twitter: @tempoxme_libri  www.libri.tempoxme.it

1. Dai un voto alla copertina e spiegalo

Voto: 10. Un copertina che “veste” perfettamente il romanzo. Colori anticati come la storia e immagine tragicomica ma  potente. Bellissima. Voto: 9. Una copertina che non svela ma suggerisce. Il particolare delle gambe senza che sia visibile il resto della persona, la postura rilassata ma esautorata del personaggio seduto. Una copertina che rende nei dettagli il clima della narrazione e le emozioni che suscita.

2. L’incipit è…

 Fulmineo:

Chi pensava che quella guerra sarebbe finita presto era già morto da molto tempo.

Sensazionale. Terso eppure così lucidamente e crudelmente realistico. Perfetto, assolutamente perfetto.

Chi pensava che quella guerra sarebbe finita presto era già morto da molto tempo.

3. Due aggettivi per la trama

Originale e sagace.  Introspettiva e amara.

4. Due aggettivi per lo stile

Brillante e scanzonato. Cristallino e algido, ottima la traduzione di Stefania Ricciardi.

5. La frase più bella

Édouard, ormai fisicamente deforme, dipendente dalla droga e senza più voglia di vivere, utilizza il suo talento per architettare un enorme inganno. Lemaitre, in poche parole, trasmette la sensazione di piacere che ridona, per un breve tempo al protagonista, il gusto della vita:

Non era per il denaro che aveva immaginato quell’inganno, ma per vivere quell’euforia, la voluttà di una provocazione inaudita. Quell’uomo senza volto faceva al mondo un colossale marameo.

Rimarrà indelebile nella mia memoria di lettrice, la scena su cui si innesta la narrazione: lo scoppio di una bomba “amica” che solleva un cumulo di terra. Lemaitre è riuscito a disegnare la scena con le parole con estrema maestria e grande efficacia:

La detonazione è incommensurabile. Presa da una convulsione fulminea, la terra trema ed emana un boato massiccio e lugubre prima di sollevarsi. Un vulcano. Destabilizzato dalla scossa, e anche sorpreso, Albert guarda in aria perché di colpo si è oscurato tutto. E lì, al posto del cielo, una decina di metri sopra di lui, vede srotolarsi, quasi al rallentatore, un’immensa onda di terra scura la cui cresta mobile e sinuosa va curvandosi lentamente nella sua direzione, apprestandosi a ridiscendere verso di lui per travolgerlo. Una pioggia leggera, quasi indolente, di sassi, zolle di terra, frammenti di ogni sorta ne annuncia l’arrivo imminente.

6. La frase più brutta

Albert è sepolto vivo in una buca che una granata ha riempito di terra. Fatica a respirare, liberarsi gli è impossibile, la fine pare vicina quando scopre la testa di un cavallo morto a pochi centimetri dal suo viso. Lemaitre descrive la scena con dovizia di (orribili) particolari:

Man mano che si ambienta, distingue cosa ha di fronte: due gigantesche labbra di animale da cui cola un liquido viscoso, immensi denti gialli, grandi occhi bluastri che si dissolvono. (…)

Agguanta la testa del cavallo, riesce ad afferrare le grosse labbra la cui carne sembra sfuggirgli da sotto le dita, acciuffa i grandi denti gialli e, in uno sforzo sovrumano, schiude la bocca che esala un soffio putrido che Albert respira a pieni polmoni. 

Albert, spaventato, guardò il suo pugno inghiottito dal volto dell’amico. Come se avesse attraversato la testa da una parte all’altra. E sopra al pugno, lo sguardo allibito di Eduard.

La menomazione orripilante con cui Eduard è segnato rende perfettamente la crudeltà della guerra con tutte le conseguenze che non sono limitate al combatterla, ma a continuare a combatterla anche dopo che è terminata. Uomini mandati al macello, letteralmente, e maciullati. Il tema dei reduci è trattato da Lemaitre con forza e senza sentimentalismi.

7. Il personaggio più riuscito

I personaggi di Ci rivediamo lassù sono tutti ineccepibili, ma la mia predilezione va a Marcel Péricourt, padre pentito dello sfortunato Édouard. La sua psicologia è così ben definita da Lemaitre, che al lettore sembra di poterne prevedere le mosse quasi fosse un vecchio conoscente. Senza dubbio il vecchio Pericourt, il padre di Éduard. Un personaggio che cresce e si consapevolizza nel romanzo. Duro, intransigente, anaffettivo, che lentamente conquista la parte più vera di sé in maniera inattesa e veriteria. Un grande personaggio, con tutti i suoi chiaroscuri.

8. Il personaggio meno azzeccato

Nessuno. Anche l’esageratissimo Édouard o il cattivo tenente d’Aulnay-Pradelle sono perfetti nei rispettivi ruoli. Se sui personaggi maschili, Lemaitre è eccezionale, mostrando di ciascuno lati inediti e di grande carica introspettiva, su quelli femminili invece i tratti sono pennellate leggere, che non rendono la profondità delle figure. Le donne sono sempre guardate dagli uomini, i loro umori appena abbozzati. Certe figure, a mio parere, meritavano maggiore spessore, ma forse sarebbe stato un altro romanzo

9 La fine è…

Inverosimile ma geniale. Di grande suggestione. Tolto l’epilogo, che mi è sembrato troppo conclusivo e un romanzo non deve esserlo per forza, la fine narrativa costruita sui due diversi destini di Eduard e Albert è toccante e risolutiva, anche se eccessivamente costruita.

10. A chi lo consiglieresti?

A chi ama le belle storie, traboccanti di personaggi  bizzarri e umanissimi alla Victor Hugo. Lemaitre è un grande narratore capace di fare la morale al lettore mentre lo diverte. Sicuramente a chi ama trovare la Storia dentro le storie eccessive, estreme, teatrali, in cui la vita gioca tutte le sue carte.

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