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Ci saranno pietre da raccogliere dopo un terremoto? Loro alla fine faranno cattedrali

Creato il 22 novembre 2012 da Theartship

 Ci saranno pietre da raccogliere dopo un terremoto? Loro alla fine faranno cattedraliMaria Livia Brunelli. Dal violento terremoto in Emilia Romagna sono trascorsi sei mesi. Può sembrare già un ricordo lontano, immagini dimenticate. Ma non è così. Esiste nell’aria un coro di voci, storie, volti e anime ancora da narrare. Sono tanti i racconti che emergono da questo coro e, qui come altrove, l’universo femminile è in prima linea. Cento donne si sono riunite dando vita al network EmiliAmo: la crasi sentimentale del nome Emilia con il verbo amare. Mogli, madri, imprenditrici e negozianti della bassa Modenese e dell’alto Ferrarese si sono unite in un unico progetto finalizzato alla rinascita delle attività economiche e alla ricostruzione dei centri storici, che restano i cuori pulsanti di una terra nota proprio per la sua bellezza. Coordinato da Claudia Miglia, questo gruppo di donne va avanti e vuole tornare a vendere, attraverso il marchio EmiliAmo, tutti i prodotti delle loro aziende. Un nuovo business da cui ripartire.

Cita una lettera apparsa su “Il Resto del Carlino” e girata dappertutto su internet Leonardo Tondelli, insegnante di italiano, storia e geografia in una scuola media di Carpi, e autore di un ebook, La Scossa, disponibile in formato digitale al costo di 2,99 euro: il ricavato delle vendite verrà devoluto alla ricostruzione del comune di Cavezzo, paese in cui Tondelli vive. L’autore della lettera dipinge così lo spirito emiliano: “Gli emiliano-romagnoli sono così. Devono fare una macchina? Loro ti fanno una Ferrari, una Maserati e una Lamborghini. Devono fare una moto? Loro costruiscono una Ducati. Devono fare un formaggio? Loro si inventano il Parmigiano Reggiano. Devono fare due spaghetti? Loro mettono in piedi la Barilla. Devono farti un caffè? Loro ti fanno la Saeco. Devono trovare qualcuno che scriva canzonette? Loro ti fanno nascere gente come Dalla, Morandi, Vasco, Ligabue e la Pausini. Devono farti una siringa? Loro ti tirano su un’azienda biomedicale. Devono fare quattro piastrelle? Loro se ne escono con delle maioliche. Sono come i giapponesi, non si fermano, non si stancano, e se devono fare una cosa, a loro piace farla bene e bella, ed utile a tutti… Ci saranno pietre da raccogliere dopo un terremoto? Loro alla fine faranno cattedrali”.

Ma, spiega Tondelli, “noi però non siamo così (…). Se davvero c’è una caratteristica emiliana che abbiamo conservato, forse è quella sensazione di incredulità, di scetticismo nei confronti dei mali del mondo, che non ci ha reso un buon servizio: noi nell’eventualità di un terremoto del genere semplicemente non ci credevamo, non sono cose che potevano accadere da noi, perché da noi non accade mai niente di male”.

Racconta bene questa realtà il documentario Agorà. Storie di Emiliani dopo il terremoto, di Zebra Production, diretto da Cristina Mazza, in collaborazione con Rosa Vicari. Un cinema-verità in cui gli attori sono i passanti della strada, un doc-web che uscirà prossimamente sia sul web che in dvd. Agorà è una serie di interviste registrate in un bar omonimo, situato nella piazza centrale di Finale Emilia, e a parlare è la voce della gente comune. In quel bar tutti si ritrovano, si conoscono e confrontano, nel bene e nel male. E lì il barista non ha mai smesso di servire caffè, persino quella domenica del 20 maggio quando tutto tremò. Caffè per tutti tra i cocci di vetro dei bicchieri infranti, e il pensiero fisso di quei brevi venticinque secondi che hanno cancellato intere vite. Ad oggi, come ricorda in una delle interviste il delegato della CGIL Valerio Spinelli, nessun soldo è stato visto dalle aziende private e da tutti quei lavoratori che hanno perso lavoro e casa in quei famosi venticinque secondi. Quella notte, insieme alle strutture, sono crollate certezze e punti di riferimento di cui tutti sentono la mancanza. Ricordi, speranze e riflessioni nella voce degli intervistati perché, dopotutto, non dimenticare sarebbe già un buon inizio.


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