Ci sono Batman e Oriana Fallaci seduti a un tavolino, e da un incipit del genere ora vi attenderete la punchline della barzelletta del secolo. Niente di tutto questo, ma scommetto che volete sapere se alla fine della conversazione Batman picchierà Oriana Fallaci. Pace all’anima sua, ma io so di desiderarlo.
Le recenti, brutali esecuzioni dell’Isis hanno riportato alla memoria collettiva le dichiarazioni, una volta considerate estremiste e pericolose, della storica giornalista italiana a proposito della sua visione dell’Islam e della minaccia che esso rappresenterebbe per la civiltà occidentale.
In particolare, ogni spettatore consapevole dell’ascesa dell’Isis e del suo potenziale distruttivo potrebbe essere tentato dal porsi una domanda che la Fallaci sollevò in tempi non sospetti: esiste davvero, da qualche parte, un Islam moderato? E per di più: è così improbabile ipotizzare che la religione islamica sia una delle radici più significative del terrorismo e della cultura dell’odio anti-occidentale?
Ora, dato l’innegabile spessore dell’intervistatrice, non ho dubbi che Batman si sarebbe trovato in difficoltà nel rispondere riguardo alla sua sostanziale inutilità statistica come combattente del crimine. La Fallaci avrebbe fatto notare che, anche dopo tutti questi anni di vigilanza, Gotham resta la città con il più alto tasso di criminalità in America; che Batman non è mai riuscito a tenere un suo nemico in prigione per molto tempo, e che presto o tardi sono sempre evasi tutti. Appena rinchiudi il Joker nel manicomio criminale, questi evade regolarmente e continua a massacrare gli innocenti.
Oriana Fallaci è ideologicamente affine a Batman. Ne stima gli aspetti più drasticamente reazionari e gli atteggiamenti da “giudice, giuria ed esecutore” che lo conducono a randellare i cattivi tutte le notti.
Ma Oriana Fallaci non può fare a meno di chiedersi: perché Batman non ha mai concluso nulla come supereroe? Perché Gotham è ancora un postaccio, infestato da mafia e cattivi pittoreschi? Perché Batman non ha fermato definitivamente il Joker, ma gli ha permesso di portare avanti ad oltranza il suo ciclo di arresti, evasioni e delitti efferati?
Sarò irreversibilmente corrotto da anni di fumetti e cultura pop, ma credo che la risposta migliore ai nostri dubbi su come affrontare il tema del rapporto tra Islam e terrorismo, l’Isis e la sua influenza su cultura e politica dei paesi islamici e soprattutto sulla nostra percezione della faccenda si nasconda sotto la maschera del Cavaliere Oscuro.
Dal punto di vista di Batman, uccidere è facile, diretto e risolve il problema. Il Joker morto garantisce, utilitariamente parlando, una percentuale esponenziale di vite risparmiate. Garantisce il “minor male per il maggior numero”, e rispetta un principio etico sacrosanto che è una delle basi della storia del diritto contemporaneo. Uccidere il Joker oggi permette di sventare il suo prossimo attentato domani, e il Joker è la quintessenza del più inarrestabile terrorista di tutti i tempi. Peggio dell’Isis.
Ma se Batman permettesse a sé stesso di oltrepassare quel confine, di entrare in un orizzonte morale dove può decidere della vita e della morte dei suoi avversari, diventerebbe realmente il mostro che tenta di combattere ogni notte. Non riuscirebbe più a mantenere salda la distinzione tra l’operare in nome di un ideale e l’arrogarsi un diritto che nessuno può concederti.
Se Batman concedesse a sé stesso un omicidio, anche il più sacrosanto e giustificato degli omicidi, non potrebbe più fermarsi. Dovrebbe andare avanti con una crociata utilitaristica: garantire il maggior bene per il maggior numero, anche a costo di oltrepassare certe linee di confine. E perderebbe di vista il vero imperativo morale: uccidere è sbagliato.
Dopo tutto quello che è successo e sta succedendo, concludere che gli islamici sono tutti, o per la maggior parte, estremisti e pericolosi, è fin troppo facile e quasi necessario. Ed è altrettanto facile fare il passo successivo, quello di Oriana Fallaci, ed affermare che l’immigrazione araba verso i paesi europei è solo un “veicolo di conquista”, tanto quanto un attentato o una decapitazione dimostrativa.
Ma se permettiamo a noi stessi di accogliere questo pensiero, superiamo una linea di confine che nessuna persona provvista di cultura e valori dovrebbe mai superare. La stessa linea di confine che ci porterà a concludere che “tutti gli zingari rubano”, e che gli islamici sono, per tradizione, integralisti religiosi votati all’odio e alla violenza. La stessa linea di confine che Batman non dovrà mai superare, neanche nei momenti in cui uccidere il Joker appare l’unica, inevitabile soluzione.
Certo che certi zingari rubano. Anche Gramellini ha spento per un “Buongiorno” il suo tradizionale perbenismo conciliante e se n’è reso conto. Ed è altrettanto ovvio, come diceva Oriana Fallaci, che vi siano derive agghiaccianti ed estremamente pericolose all’interno del mondo islamico.
Questo, però, non può in alcun modo portare a una generalizzazione sull’Islam e sulla cultura musulmana nel suo complesso, perché si tratta di una “violenza” (intellettuale e “mentale”, ma sempre violenza) troppo facile e seducente. Di fronte a qualcosa come l’Isis, che fornisce tutti gli strumenti per applicare una distinzione manicheista tra buoni e cattivi, la tentazione di concludere come uno dei discorsi della Fallaci è fortissima: “Il nemico c’è, lo abbiamo qui in casa nostra”.
Piuttosto che parlare di nemici da abbattere, una persona con cultura e valori deve avere lo spirito di pensare che esista una maggioranza di islamici che non vuole tagliarci la testa né si rassegna all’esecuzione di una donna che reagisce a uno stupro; che esista una quantità di zingari che non rubano, di afroamericani che non si sparano addosso e di italiani che non sono trafficoni corrotti.
Ci sono Batman e Oriana Fallaci seduti a un tavolino, e so che speravate che sarebbe finita a botte. La verità è che persino un giustiziere proto-fascista vestito da pipistrello può insegnarci qualcosa, mentre gli ultimi anni di una delle più grandi giornaliste del ‘900 devono servire da monito.
Tutti vogliamo essere Batman, ma sono le conclusioni e le generalizzazioni più seducenti a trasformarci nel Joker.
Davide Mela
@twitTagli