Queste parole sono tratte da Lezioni di scrittura creativa del Gotham Writers' Workshop (edito in Italia da Dino Audino editore). Ricordo che quando le lessi anni fa per la prima volta mi colpirono molto. E ancora oggi mi chiedo: è possibile che sia davvero così, che si possa semplificare una quantità enorme di storie in questo modo, inquadrandole in due grandi tipologie?
L'idea del protagonista che compie un viaggio è molto spesso presente nelle storie.
Si parla di viaggi in modo concreto nei classici romanzi di avventura e si potrebbero citare tantissime trame basate su questo, dalle più classiche alle più moderne. Mi vengono in mente l'Odissea, Alice nel paese delle meraviglie, Moby Dick, i romanzi di Jules Verne, moltissimi fantasy a partire dal più noto Il Signore degli Anelli, i tanti romanzi di fantascienza che portano i personaggi alla scoperta di mondi lontani o quelli che parlano di viaggi nel tempo, Asimov, Wells, e tutti quelli che ne sono derivati.
E poi ci sono moltissimi thriller, gialli, storie d'azione e persino d'amore che si possono paragonare a un viaggio. In tutti il protagonista va alla ricerca, alla scoperta (o in alcuni casi alla caccia) di qualcosa: un tesoro, un luogo, un antagonista, una realtà diversa, l'amore, la soluzione di un mistero o di un crimine, o semplicemente se stesso. E qualche volta neppure sa quello che cerca. Gli esempi che si potrebbero fare sono tantissimi e si possono ricondurre a questo filone moltissimi film, serie tv, favole e fumetti.
Il viaggio, dunque, può anche non essere reale, ma più figurato, intendendolo come un percorso interiore che si intreccia con vicende esterne e implica una trasformazione, a partire da un momento di crisi per arrivare a una nuova consapevolezza. E che si tratti o meno di eroi, la tematica del viaggio è antica ma sempre attuale.
L'altro tipo di storie è invece quello dello straniero che arriva in città. Lo straniero può essere un personaggio che viene a sconvolgere uno status quo, o anche una situazione che rompe gli schemi e che pone un problema da risolvere. E' forse una tipologia di storie meno frequente e più difficile da individuare, mi vengono in mente molti gialli o noir, dove un omicidio o un crimine comporta una rivoluzione e obbliga il protagonista a rivedere la sua vita, ma anche storie più leggere dove l'inaspettato crea il caos. Tra i romanzi mi vengono in mente Cime tempestose, Il buio oltre la siepe, Il nome della rosa, Orgoglio e pregiudizio, Dieci piccoli indiani, e film come Chocolat, Lady in the water, E.T., alcuni film di Hitchcock (Il delitto perfetto, Psycho, Gli uccelli) o serie tv come la mitica I segreti di Twin Peaks, o anche le classiche storie western. Secondo me in questa categoria ci sono anche tutte quelle trame in cui il protagonista è fortemente influenzato da qualcosa o qualcuno, al punto da cambiare la sua vita o se stesso come ne Il ritratto di Dorian Gray o il Faust. E parlando di "cose inaspettate che danno inizio a tutto" inserirei anche i romanzi di Saramago e quasi tutti i romanzi di Stephen King.
Credo che in sostanza la differenza chiave tra le due tipologie sia nel come si pone il protagonista e soprattutto se il cambiamento iniziale viene da dentro o dall'esterno. Nel primo caso - quello del viaggio - nel personaggio c'è una forte volontà di cambiamento di base, perché partire significa affrontare un momento di crisi con un azione concreta, oppure avere un desiderio e cercare attivamente di soddisfarlo.
Nel secondo caso, invece, il cambiamento arriva da fuori ed è l'imprevisto il vero motore. In linea generale si possono assimilare alla trama dello straniero che arriva in città tutte le storie che prendono il via da circostanze che il protagonista subisce, da tutto ciò che si introduce nella sua esistenza in modo inaspettato. E' un po' come se l'autore in questo ultimo caso si chiedesse: vediamo un po' come si comporta il mio personaggio se lo metto in questa situazione.
Semplificando ancora, si potrebbe dire che nel primo caso il protagonista ha un obiettivo da raggiungere, nel secondo ha un problema da risolvere.
So che inquadrare le storie è sempre rischioso, si rischia di schematizzare troppo. E in molti casi è la combinazione delle due tipologie a dar vita alla trama. Se consideriamo però solo l'elemento iniziale e scatenante, credo che l'idea di Forster sia interessante e applicabile.
Voi cosa ne pensate, ci sono davvero solo due tipologie di storie? Vi vengono in mente degli esempi per un caso o per l'altro?
Anima di carta