Quella appena trascorsa è stata una settimana intensa e stancante, molto stancante, dal punto di vista fisico ma soprattutto mentale; poiché Giacomo si è beccato l’influenza, siamo stati costretti a stare tutti i giorni chiusi in casa e l’unica volta che abbiamo messo il naso fuori è stata per andare dalla pediatra.
Inutile dire quanto Giacomo si sia stancato a stare in casa (non che io abbia fatto salti di gioia), abituato com’è a muoversi, ad uscire, a giocare fuori e a fare delle passeggiate durante le belle giornate, poi oltretutto il non sentirsi bene lo ha reso strano e insofferente (e, di nuovo, non è che io abbia fatto salti di gioia).
Lunedì mattina, dunque, siamo andati dalla pediatra perché i miei rimedi per curare Giacomo non hanno funzionato e siamo dovuti ricorrere ai farmaci; abbiamo trascorso quasi tre ore all’ interno dello studio medico, con conseguente stranimento di Giacomo (e, per la terza volta, non è che io abbia fatto salti di gioia) perché c’èstata un’emergenza e gli appuntamenti sono tutti slittati. A un certo punto è arrivato il pediatra del pomeriggio con la segretaria, tanto per farvi capire quanto tempo siamo stati lì.
Due parole a parte le merita proprio la segretaria di cui, dopo quest’esperienza di tre lunghe ore, potrei scrivere la biografia.
Mora, altezza media, nessun segno particolare, sulla quarantina, vestitino Desigual nero di lana, cappottino panna che probabilmente spazzolerà ogni sera, neanche fosse un levriero afgano, francesine basse abbinate al vestito.
E poi c’ero io: capelli crespi sistemati con il pettine da viaggio (la mia mano destra), altezza media, segni particolari occhiaie da guinness dei primati causate dal mio febbricitante angioletto, maglia viola da casa sapientemente coperta dal piumino (scelto per non dover pensare pure ai pelucchi), jeans che per un inaspettato avanzo di tempo hanno preso il posto della tuta da casa, scarpe da ginnastica che neanche slaccio quando le tolgo, così faccio prima a metterle quando devo uscire con Giacomo in braccio.
Per farla breve, io sembravo una sfollata e lei, al confronto, sembrava la Madonna di Pompei.
Guardandola ho pensato “Facile essere sempre in ordine quando non si hanno figli”, e su questo pensiero mi sono cullata finché non ho sentito che lei non ha un figlio. Ne ha due. Che vanno a scuola e chiedono aiuto per le ricerche di storia.
Al che un nuovo pensiero si è affacciato nella mia mente: “Ci sono le mamme normali… E poi ci sono io!” :)