Ci sono momenti faticosi, in cui tocchi i tuoi limiti in una maniera così concreta tale da percepirne quasi forma e spessore, che potresti quasi disegnarli.
Momenti in cui non ci sei mai abbastanza, in cui non ti dai nemmeno la sufficienza.
Per tuo marito, prima in ospedale e ora a casa, che non riesci a sostenere come vorresti e che si vede continuamente menomata la tua presenza, fisica e mentale.
Per tuo figlio, in un'età in cui è ancora difficile spiegare gli eventi (ma tu ci provi lo stesso), a cui chiedi tanto, che si trova un po' sballottato, in ambienti e situazioni a lui poco consoni, con una mamma con poco spazio mentale e molto più nervosa del solito.
Momenti di paura per l'intervento, che qualcosa vada storto; momenti di preoccupazione, per l'inappetenza di tuo figlio prima e per la dieta di tuo marito dopo; momenti di tensione: con i medici, con le infermiere, con i parenti; momenti in cui ti assalgono i sensi di colpa e ti lasciano senza fiato; momenti di inconvenienti che contribuiscono ad appesantire le giornate; momenti in cui sbrodoli tutto, pesantemente, e dopo una discussione col medico ti metti a piangere proprio davanti a tuo marito appena operato.
D'altro canto il bagaglio esperienzale si arricchisce: imparare ad accettare che si sta facendo il meglio che si può (anche se questo è molto lontano dal minimo sindacale), imparare a contrattare (anche se per necessità, non per piacere del confronto).
Sono periodi impegnativi, ma pervasi dalla certezza che pian piano cedono il passo a giornate meno tese e più serene, in cui cerco con molta fatica di non darmi troppo addosso e di recuperare almeno un po' di presenza mentale da regalare ai miei due amori.