Dieci milioni di persone che con le loro famiglie fanno trenta milioni di italiani che hanno paura del futuro, depressi o arrabbiati. Una grande parte del paese che è bloccata. Uno spreco di risorse e di potenzialità tremendo. Di fronte a un simile scenario, qualunque persona di buon senso si rimboccherebbe le maniche per invertire la direzione. Invece succede che populismo e demagogia stringono ancor più una scellerata alleanza, assetata di consenso superficiale e fine a se stesso. Con il risultato che oggi tutti e quattro i principali leader, da Renzi a Salvini passando per Grillo e Berlusconi, propinano ai cittadini il medesimo infuso tossico: interventi superficiali e solo apparentemente risolutivi, ricerca di nemici esterni causa di tutti i mali, overdose di comunicazione autoassolutoria e dunque fuorviante. Nonostante questo, resto convinto che tanti italiani vogliono progetti chiari e chiare responsabilità. Ma le riforme di cui il paese ha davvero bisogno, quelle in grado di consentirle di giocarsi alla grande la partita della globalizzazione, Berlusconi non le ha fatte perché ingabbiato dall’infinito reticolo dei suoi interessi personali; Renzi neppure (il suo governo ha già compiuto un anno) e nemmeno le farà in futuro. Le avvilenti scene dei giorni scorsi a Montecitorio purtroppo suonano come conferma: il governo attuale - così come le cosiddette opposizioni - non sanno cosa fare e comunque non saranno mai disponibili al livello di cambiamento che è necessario per rilanciare veramente il nostro paese. Renzi punta a costituire un contenitore centrista - il famigerato Partito della Nazione - che tiene insieme da Migliore ad Alfano perché nella vita ha fatto solo politica ed è figlio di una tradizione che il potere vuole mantenerlo e basta. Oggi possiamo avvantaggiarci di una contingenza insperabilmente favorevole in termini sia di tassi di interesse, che di cambio, che di prezzo dell’energia. Nessuna medaglietta per Palazzo Chigi e dintorni. Grazie a Draghi e agli emiri, lo striminzito 0.6 per cento di crescita promesso dal governo (dopo il fallito aumento promesso per il 2014) può automaticamente superare il 2 per cento. È una occasione da non perdere, sempre che il governo non intervenga facendo pasticci come successo finora. Per rimettere in moto una delle più grandi economie del mondo - il nostro pil è di 1,600 miliardi - che purtroppo declina da tanti anni ci vuole, innanzi tutto, una “botta” forte, un vero stimolo all’attività economica come hanno fatto gli altri paesi che da situazioni simili sono già usciti. Si possono fare arrivare 500 miliardi - non 5! - a famiglie e imprese senza compromettere i conti pubblici e senza venir meno agli impegni europei. Chi dice che non è possibile barcolla tra incompetenza e paure da dilettanti. I milioni di posti di lavoro che mancano si creano solo rimettendo fortemente in moto le imprese. Il resto è fuffa. Il Piano di rilancio del paese che Italia Unica ha elaborato copre naturalmente tutti gli i settori fondamentali come la Giustizia, la Sanità, l’Ambiente, l’Agricoltura, i Turismi e i Beni Culturali, la Difesa, la Politica Europea e la Politica Estera. Senza dimenticare il terzo settore che per noi è il primo in termini di potenziale di crescita e può rivelarsi la chiave di volta per il nuovo welfare e per la gestione di molti beni comuni da destatalizzare senza necessariamente privatizzare. E tutte le soluzioni sono sempre inquadrate nel contesto europeo - dove c’è molto da cambiare - e tengono conto dei trend di un mondo globalizzato dove l’Italia può tornare ad essere leader. Il senso della nascita di Italia Unica sta qui, nell’anti-populismo che entra nel merito. Nella libertà vera, fatta di etica e di competenza. Mettendo in campo le idee, organizzandole in maniera compiuta, facendole diventare un programma di governo rivoluzionario nei fatti. Chiedendo su di esso, nella competizione elettorale politica quando sarà, il consenso e la fiducia degli italiani.
Ci vuole una 'botta forte' per ripartire: 500milairdi a famiglie e imprese!
Creato il 20 febbraio 2015 da FreeskipperDieci milioni di persone che con le loro famiglie fanno trenta milioni di italiani che hanno paura del futuro, depressi o arrabbiati. Una grande parte del paese che è bloccata. Uno spreco di risorse e di potenzialità tremendo. Di fronte a un simile scenario, qualunque persona di buon senso si rimboccherebbe le maniche per invertire la direzione. Invece succede che populismo e demagogia stringono ancor più una scellerata alleanza, assetata di consenso superficiale e fine a se stesso. Con il risultato che oggi tutti e quattro i principali leader, da Renzi a Salvini passando per Grillo e Berlusconi, propinano ai cittadini il medesimo infuso tossico: interventi superficiali e solo apparentemente risolutivi, ricerca di nemici esterni causa di tutti i mali, overdose di comunicazione autoassolutoria e dunque fuorviante. Nonostante questo, resto convinto che tanti italiani vogliono progetti chiari e chiare responsabilità. Ma le riforme di cui il paese ha davvero bisogno, quelle in grado di consentirle di giocarsi alla grande la partita della globalizzazione, Berlusconi non le ha fatte perché ingabbiato dall’infinito reticolo dei suoi interessi personali; Renzi neppure (il suo governo ha già compiuto un anno) e nemmeno le farà in futuro. Le avvilenti scene dei giorni scorsi a Montecitorio purtroppo suonano come conferma: il governo attuale - così come le cosiddette opposizioni - non sanno cosa fare e comunque non saranno mai disponibili al livello di cambiamento che è necessario per rilanciare veramente il nostro paese. Renzi punta a costituire un contenitore centrista - il famigerato Partito della Nazione - che tiene insieme da Migliore ad Alfano perché nella vita ha fatto solo politica ed è figlio di una tradizione che il potere vuole mantenerlo e basta. Oggi possiamo avvantaggiarci di una contingenza insperabilmente favorevole in termini sia di tassi di interesse, che di cambio, che di prezzo dell’energia. Nessuna medaglietta per Palazzo Chigi e dintorni. Grazie a Draghi e agli emiri, lo striminzito 0.6 per cento di crescita promesso dal governo (dopo il fallito aumento promesso per il 2014) può automaticamente superare il 2 per cento. È una occasione da non perdere, sempre che il governo non intervenga facendo pasticci come successo finora. Per rimettere in moto una delle più grandi economie del mondo - il nostro pil è di 1,600 miliardi - che purtroppo declina da tanti anni ci vuole, innanzi tutto, una “botta” forte, un vero stimolo all’attività economica come hanno fatto gli altri paesi che da situazioni simili sono già usciti. Si possono fare arrivare 500 miliardi - non 5! - a famiglie e imprese senza compromettere i conti pubblici e senza venir meno agli impegni europei. Chi dice che non è possibile barcolla tra incompetenza e paure da dilettanti. I milioni di posti di lavoro che mancano si creano solo rimettendo fortemente in moto le imprese. Il resto è fuffa. Il Piano di rilancio del paese che Italia Unica ha elaborato copre naturalmente tutti gli i settori fondamentali come la Giustizia, la Sanità, l’Ambiente, l’Agricoltura, i Turismi e i Beni Culturali, la Difesa, la Politica Europea e la Politica Estera. Senza dimenticare il terzo settore che per noi è il primo in termini di potenziale di crescita e può rivelarsi la chiave di volta per il nuovo welfare e per la gestione di molti beni comuni da destatalizzare senza necessariamente privatizzare. E tutte le soluzioni sono sempre inquadrate nel contesto europeo - dove c’è molto da cambiare - e tengono conto dei trend di un mondo globalizzato dove l’Italia può tornare ad essere leader. Il senso della nascita di Italia Unica sta qui, nell’anti-populismo che entra nel merito. Nella libertà vera, fatta di etica e di competenza. Mettendo in campo le idee, organizzandole in maniera compiuta, facendole diventare un programma di governo rivoluzionario nei fatti. Chiedendo su di esso, nella competizione elettorale politica quando sarà, il consenso e la fiducia degli italiani.
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