C'è un film per tutti
Ancora una volta scoppia un caso Sgarbi. Il più grande critico d’arte dopo il big bang, come crediamo tutti sappiano è stato sindaco di Salemi, ridente cittadina del Regno delle Due Sicilie. Il consiglio comunale della città è stato sciolto e mandato a casa dal governo per “infiltrazioni mafiose”, provvedimento che si porta automaticamente appresso l’incandidabilità in altre competizioni elettorali. Il sindaco nomade però, non ci sta e, quatto quatto, si presenta a Cefalù. Il Pdl, il suo ex partito, non ci sta manco lui e presenta un esposto al tribunale di Marsalacon, appunto, la richiesta di incandidabilità di Sgarbi a sindaco di Cefalù. Il tribunale da ragione al Pdl e lo stesso pronunciamento adotta la Corte d’Appellodi Palermo. Manca, per ovvie ragioni di tempo, il terzo grado di giudizio, quello della Cassazione così Sgarbi si presenta lo stesso, compare cioè nella lista dei candidati alla poltrona di sindaco e dice: “Fin quando il mio nome compare sulla lista posso essere eletto e poi manca il terzo grado di giudizio e io sono un garantista”, come se Al Capone si fosse candidato a sindaco di Chicago dimorando a SingSing. Il Pdl si incazza e cita l’assessore regionale alle autonomie locali ma non c’è niente da fare, Sgarbi resta in lista e, qualora dovesse essere eletto, si vedrà. Ma, caso Sgarbi a parte, che quando si accorge che i giornali e le televisioni non parlano più di lui s’inventa di tutto pur di comparire, oggi si vota in 1000 comuni di questa disastrata nazione di imbelli. Si va alle urne non si sa bene a fare cosa. Forse un po’ di antipolitica, forse per far dimostrare ai partiti di essere ancora in vita, forse per rinnovare qualche consiglio comunale, forse per spianare ancora la strada a carriere di personaggi senza arte né parte. La Lega, al Nord, corre da sola. Bel test per Genova, Parma e Verona città dove sia la destra che la sinistra hanno dato il peggio di sé. A Genova con i due candidati del Pdstrabattuti da MarcoDoria, l'out-sider. A Verona dove il sindaco uscente Flavio Tosi tenta un bis quasi impossibile se all’eventuale ballottaggio non dovesse avere i voti del Pdl. A Parma, dove l’ex sindaco pidiellino è stato cacciato a furor di popolo e Rifondazione Comunista si presenta ancora una volta da sola. Si vota anche a L’Aquila dove, imperterriti, continuano a presentarsi inguardabili (qualcuno lo conosciamo di persona personalmente e quindi possiamo affermarlo a ragione). Che tipo di test possa essere questo non lo sappiamo. Il clima non è più quello che se il Pdl vince a Canicattì il voto ha un significato nazionale e se perde a Genova sono solo amministrative, perché l’aria è cambiata, la partitica è in crisi, ci sono un mare di candidati fatti in casa, il pericolo dell’astensionismo, il Movimento 5 stelle che dovrebbe mantenere le premesse di un’alta percentuale, e qualche milione di cittadini scoglionati che, ma solo se potessero, se ne andrebbero al mare. Un’analisi potremmo farla lunedì sera, a primi risultati acquisiti, ma sarebbe comunque parziale perché i problemi endemici di questo paese in mano ai professoroni, non si risolveranno spogliando la gente né andando a votare a Cefalù. Intanto i professori hanno deciso di dare un altro esempio, vogliono tagliare le consulenze agli enti locali almeno del 20 per cento. Dovete sapere che questo è un paese noto in tutto il mondo per gli esperti e i consulenti che ha, di ogni tipo, natura e genere, compreso qualche critico enogastronomico. In 139mila sono stati chiamati nel 2011 da stato, regioni, province e comuni a dare pareri, elaborare progetti, svolgere un lavoro qualunque esso sia. Questo fottio di superesperti si sono messi in tasca 689 milioni di euro che, comunque, hanno rappresentato un meno 4,5 rispetto al 2010. Il governo dice che non basta, occorre arrivare almeno al 20 per cento di tagli e, a farsi carico di questa nuova ondata di moralizzazione, dovranno essere soprattutto le regioni, Lombardia in testa che, da sola, nel 2011 ha sborsato la bella somma di 156 milioni di euro di consulenze. Molti “consulenti” li conosciamo e, anche se sono quelli da 500 euro al mese o poco più, non abbiamo mai capito quali cazzo di pareri illuminati potessero dare agli enti locali. Poi, ci siamo resi conto che avevano un pedigree politico di tutto rispetto e allora ci siamo messi l’animo in pace. Come potete immaginare, pur avendo qualche competenza in alcuni settori dell’arte, della cultura, della comunicazione nessuna amministrazione ha mai pensato di rivolgersi a noi per consulenze. Ma noi, l’unico pedigree politico che abbiamo, è quello riferibile alla nostra libertà con la quale, statene certi, non si mangia però si vive da dio anche se con le dita ingiallite dal trinciato forte.Ciak: amministrative. Nove milioni di italiani al voto fra incognite e colpi di mano.
Creato il 06 maggio 2012 da Massimoconsorti @massimoconsortiPossono interessarti anche questi articoli :
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