Il film ne è il degnissimo erede spirituale, siamo ancora nelle periferie napoletane, ed anche in questo film il degrado prima ancora che economico è culturale. Reality tratta la storia di un uomo , felice padre di tre figli, col suo "tran tran" quotidiano fra l’attività regolare di pescivendolo e quella di piccolo truffatore di quartiere, il quale si trova a partecipare alle selezioni del Grande Fratello.
Dopo un primo provino, viene richiamato a Roma, e da li’ iniziano i problemi. Non vi dico altro perché stramerita di andare a vederlo al cinema. Magari di mercoledì sera per coadiuvare film impegnato con biglietto ridotto anticrisi. Trionfatore a Cannes, qualche critico francese e quindi probabilmente disturbato dal fatto che fosse un Italiano a far bella figura invece che uno gallico, disse che a quasi tredici anni dalla prima edizione del Grande Fratello, il film era un po’ fuori tempo massimo.
Così non è perché il film è appiccicato alla realtà come un francobollo, e una riflessione sulla morale e sul costume, non è mai fuori tempo massimo. Garrone ha il suo tocco autoriale, in qualche modo riesce a buttarti dentro la pellicola, rendendoti parte della multiforme massa incolta e inconsapevole che viene rappresentata sullo schermo. Viviamo sempre in bilico fra il disgusto per la pochezza di un certo volgo e la pietà che ci prende quando ne arriviamo a comprendere le ragioni seppure misere e sbagliate.
Un bel film da vedere in sala per premiare tutto il cinema italiano quando realizza delle belle opere d’arte e non si svende alle commediole natalizie dai facili incassi. Ci vediamo la settimana prossima, Take Care!
di Gimmi Cavalieri