di Davide Cestrone
Ecco, sapere che probabilmente si è suicidato, che era depresso, che possedeva un vortice interiore da spingerlo negli abissi della malattia psichica e portarlo ad un gesto, se confermato, così disperato, lo rende sicuramente umano, naturale, ma allo stesso tempo inquietante.
Sì, inquietante; perché questo gesto, se confermato, svela quanto sia difficile essere un personaggio pubblico, immerso nel mondo dello spettacolo da capo a piedi, disposto e “costretto” a reggere una faccia sorridente, allegra, empatica, vendibile e vivere i propri tormenti, le proprie difficoltà, senza farne accorgere. I tormenti veri, non quelli costruiti per vendere le copie dei tabloid scandalistici. Aveva soldi, moglie, figli, passione, apprezzamento della critica e del pubblico ed allo stesso tempo sentirsi solo, vuoto.
Non ha fatto mistero, parlandone apertamente non più di un mese fa, dei suoi problemi di dipendenza da alcool. E non è un mistero che in passato è incappato indirettamente in un episodio increscioso, che portò alla morte di John Belushi, facendo uso di cocaina.
Eppure è sempre riuscito a portare avanti l’altro Robin Williams: quello simpatico, istrionico, capace di aprire un film cantando come un tenore mentre doppiava un uccelletto di un cartoon, oppure modificando la sua voce con le imitazioni durante i suoi monologhi negli spettacoli teatrali, od ancora mentre con un sorriso ed una faccia sorniona, era un alieno di Ork, uno speaker radiofonico che doveva tenere alto il morale delle truppe, un robot bicentenario che voleva essere umano, un professore in una scuola bigotta che intendeva dare l’apertura mentale e nuovi punti di vista, un bambino che non voleva crescere, uno psichiatra che ha perso la moglie e che doveva educare un genio ribelle, o un medico disposto a tutto per far guarire i malati all’ultimo stadio di una malattia invalidante.
Ed è proprio con la frase di un suo film che voglio concludere questo coccodrillo: “Cogli l’attimo, cogli la rosa quand’è il momento, perché, strano a dirsi, ognuno di noi in questa stanza un giorno smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà”.
Ciao, non posso che dire altro se non questo. Me lo ha ricordato ancora una volta. E nel modo più doloroso.