Se n'è andato pochi giorni fa uno dei pilastri della critica cinematografica italiana.
Lietta Tornabuoni, soprannome di Giulietta, critica di L'Espresso, La stampa e del Corriere della sera, è stata per anni una delle voci più importanti del giornalismo cinematografico. Apprezzata anche da moltissimi registi (cosa non comune per i critici!) si è distinta per il suo stile sempre pieno di entusiasmo: era una che ti faceva venire voglia di vedere il film, anche se lo stroncava.
In questi anni l'ho vista spesso alle anteprime romane ma purtroppo non ho mai avuto il coraggio di parlarle.
Non ci sono parole migliori per ricordarla delle sue.
Un suo commento su 2001 Odissea nello spazio:
"2001 - Odissea nello spazio" di Stanley Kubrick [...] è il film unico che ha segnato per sempre il cinema di fantascienza, condensandone e fissandone gli universi col suo stile imitato e inimitabile: il candore e la freddezza, la danza degli astri, la posizione del veicolo spaziale nell'oscurità sconfinata del sistema stellare, il modo di muoversi e la vita quotidiana degli astronauti, le porte autochiudentesi, i corridoi rotondi come l'anima di un enorme tubo bianco. L'iconografia fantascientifica non era mai stata così suggestiva e perfetta prima di "2001", né lo sarebbe mai più stata dopo. (da Scienza, sacro e ignoto, La Stampa, 2 marzo 2001, p. 28)