Pubblicato da fabrizio centofanti su marzo 1, 2012
da qui
Vai via in silenzio, senza disturbare.
Hai galleggiato tanto nella luce
dei lampioni, come fossero stelle:
navighi sospinto dalle lenzuola
spiegate come vele,
come se il mondo fosse un mare aperto,
profondo, che rivela i suoi tesori
soltanto a chi è capace di cantare
guardando dentro gli occhi della gente,
la barba rada, gli occhialetti tondi,
il sorriso difficile ad aprirsi
per l’innata abitudine
di non fare finta, d’essere solo
quello che sei, triste o felice,
amaro, dolce, cinico, romantico,
pirata docile alla rotta fragile
del cuore, sguardo di bambino perso
nella bellezza inutile del mondo,
visibile, godibile soltanto
da chi sa rompere gli schemi, da chi
sa fregarsene delle convenzioni,
e naviga a lenzuola ormai spiegate
nel buio dell’impresa più difficile,
come se fosse l’ultimo concerto,
l’addio di uno morto senza folla,
per darle appuntamento
oltre le piazze e i vicoli,
dove la sera è dolce,
e si capisce che le tue canzoni
erano miracoli.