A vederli cosi un po’ vecchi e malandati non diresti che hanno contribuito non solo allo sviluppo economico del paese ma anche alla nostra emancipazione personale. Sono stati la matrice di quella parte rimanente, che curiosamente si chiama proprio figlia, e che è la nostra vita che poi qualche sconosciuto ha strappato proprio come un biglietto del cinema. L’ingresso per uno spettacolo per il quale siamo stati scritturati, nostro malgrado, nella parte di protagonisti pur essendo, parlo per me, dei cani a recitare. Un sistema comunque ampiamente rodato e che rientra nella fortuna di aver avuto genitori produttivi, gente che ha lavorato insomma, non disoccupati o lazzaroni o appartenenti a quella categoria che con il loro modo diversamente collaborativo di intendere il sostentamento della propria famiglia hanno guastato o influito negativamente sulla vita dei figli. Soprattutto le nostre madri, su di loro va una seria riflessione. Noi eravamo in tre e, malgrado ciò, mia mamma ha lavorato tutta la vita. Si è smazzata tutta la cura per tre figli in tempi in cui i padri ancora erano autorizzati dalla società a limitare il proprio apporto educativo a spezzarsi la schiena per farli studiare. Uno scopo encomiabile che però oggi non sarebbe più sufficiente, considerando le complessità che sono subentrate. Mi riferisco al fatto che la nostra generazione è stata lasciata un po’ allo sbando ma perché era considerato giusto lasciare che i bambini crescessero più in fretta e diventassero indipendenti il prima possibile. Oggi bisogna essere almeno in due. Mia mamma quindi, oltre all’impiego a tempo pieno, gestiva il menage famigliare, la scuola, i pasti, la cura domestica, la spesa e tutti gli imprevisti del quotidiano. Non so davvero come ci siano riuscite, lei e tutte le madri di allora. Il rischio era quello di non riuscire a badare a tutto, a essere costantemente sul pezzo, a commettere piccole dimenticanze. Per non fumare in ufficio, per esempio, lasciava il pacchetto di Milde Sorte nel cassetto del tavolino in salotto, ed è lì che ho iniziato a fumare già ai tempi delle medie. I figli sanno essere perfidi e poi rigettano la responsabilità sugli adulti, ma non c’è nulla da fare. Mia mamma tornava spesso a casa per la pausa pranzo e, dopo mangiato, seguiva una soap opera di successo che si intitolava Capitol, ve la ricordate? Io rientravo da scuola più o meno alla stessa ora e mi mettevo a vedere la tv con lei ma solo perché Capitol mi faceva cadere automaticamente addormentato, mi sdraiavo sul divano e quella robaccia americana – definivo quel processo di causa/effetto “assoapimento”- costituiva un sottofondo perfetto per la pennichella almeno fino alla sigla finale, con quel sassofono languido che riportava sia me che mia mamma ai nostri rispettivi doveri.
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