Oggi, cercando di recuperare frammenti di Bresciablob in qualche recondito angolo della rete, mi sono imbattuto in una serie di giudizi su di lui e su uno dei suoi scritti clandestini: "Tangentopoli a Brescia - Novanta", una delle tante storie scovate in questa Brescia dei misteri e dei poteri.
Scriveva Mino Martinazzoli: "...non tema, Rovetta, di risultare straniero in questa città, perchè, tutto sommato, c'è scritto anche nella Bibbia che Dio protegge gli stranieri...sono pagine che colgono nel segno un notevole risultato di satira politica, qualche cosa di divertente davvero e mi sono divertito molto, come ormai raramente mi accade...sarà un libertino, ma è una persona libera, direi: c'è ormai così poca dimistichezza con la libertà che uno rischia di essere definito libertino non appena ne usa un poco...non è che Rovetta contesta: questo l'ha fatto in gioventù pagando, credo, costi atroci...lui è contro tutti: non si sa poi dove vada a dormire la sera e chi gli dia ospitalità perchè proprio non c'è redenzione...una dimostrazione di una capacità di analisi satirica assai intelligente e insieme 'pietosa'...pagine che sono, almeno per me, una notevole boccata d'ossigeno".
Ciao Renato, cane sciolto del giornalismo bresciano, esemplare di una razza in via di estinzione. Grazie per le boccate di ossigeno che ci hai dato, per i sorrisi, per i consigli e, soprattutto, per la stima sincera che ci hai regalato e che ancora ci onora.
UNA CANZONE D'ADDIO PER RENATO...