La storia ha inizio con un dialogo tra due persone che ci sarà più chiaro solo alla fine, successivamente Guenassia ci racconta la storia di Michel e della sua numerosa famiglia. Ricordare i nomi dei personaggi, i gradi di parentela, l'ubicazione geografica e il mestiere di ognuno di loro, se non sei mentalmente sereno, è praticamente impossibile.L'inizio, quindi, è stato un po' in salita, colpa esclusivamente della mia condizione fisica e morale.Se ci si lascia trasportare nella storia della vita di Michel, undicenne parigino di origini – ma solo per metà – italiane e fervido lettore, le 700 pagine voleranno via senza rendersene conto. Michel, per sfuggire a una situazione familiare un po' turbolenta, oltre che leggere tanto e ascoltare il rock 'n' roll a un volume decisamente alto, trova rifugio al Balto, un bistrot dove si diverte a giocare a calcio balilla insieme al suo migliore amico e ad altri ragazzi, spesso più grandi di lui. Michel è bravo in tante cose e il calcio balilla è una di queste, presto si fa così degli amici e dei nemici. Ma al Balto c'è una porta, dietro la quale non è permesso andare, che nasconde un altro mondo, il mondo di Tibor, Imre, Leonid, Igor, Pavel e Sasha che giocano a scacchi e parlano della loro vita passata, della loro storia, di rimpianti, viaggi e sentimenti, e fumano, bevono, credono ancora nel comunismo. È la Parigi degli anni '60 e, proprio al Balto, qualcuno dice di aver visto persino Kessel e Sartre. La vita di Michel Marini, genio del calcio balilla, ingordo lettore e aspirante fotografo, viene attraversata da persone che renderanno la sua adolescenza un'adolescenza indimenticabile. Verrebbe da pensare che quello di Guenassia sia un romanzo di formazione e per certi aspetti, in effetti, lo è. Il viaggio di Michel verso l'età adulta, in una giovinezza fatta perlopiù di delusioni e scontri, ma anche di affetto e amore, di passione per l'arte e la cultura. Scritto in prima persona, Guenassia rende Michel protagonista e voce narrante e il risultato è, passatemi il termine, avvolgente. La straordinaria e al contempo ordinaria adolescenza di Michel passa dalla guerra d'Algeria all'inizio della Guerra Fredda, dalla nascita del rock 'n' roll alle prime Polaroid, dal calcio balilla come unica fonte di divertimento nei locali pubblici alla nascita dei Flipper. Però Il club degli incorreggibili ottimisti non è solo un romanzo di formazione, è molto altro. Perché, in fondo, sono un po' tutti i protagonisti di questa storia e non solo la vita di Michel. Bello, veramente un bel romanzo. Un "romanzone", come dico io.
Un bel po' di tempo che non mi lasciavo andare a una puntata di Ciarlando allegramente di... che, ricordiamolo ché non fa mai male, è quella rubrica nella quale parlo di alcuni libri facendo delle mini recensioni, senza entrare troppo nello specifico. L'ultima puntata era dedicata a Glenn Cooper – che Dio me ne scampi e liberi – e a Robert Seethaler con il suo Una vita intera.Oggi, invece, vi parlo di due libri – non proprio di nuova pubblicazione – che ho letto e apprezzato. Strano, considerando l'anno di pessime letture che ho fatto – non tutte, ovviamente, ma per la maggior parte. E siamo ancora a settembre, chissà cosa mi riserveranno i prossimi mesi. Ma, dicevo, quelli di cui vi parlo oggi sono due libri belli e quindi gioiamo di questa cosa! Nacchere, makarena, tequila bum bum (tutte cose notoriamente festaiole)!
Il terrorista e il professore, romanzo di Vito Faenza pubblicato da Edizioni Spartaco nel 2014, è stato da me ricevuto in omaggio dalla casa editrice in accompagnamento a Quando le chitarre facevano l'amore di Lorenzo Mazzoni. Non mi aspettavo un secondo libro in omaggio, devo essere onesta, però ho molto gradito non solo il gesto – io, non so se ve l'ho detto, ma gli Spartachi sono belle persone, se li beccate a qualche fiera andate a farvi consigliare un libro – ma anche la scelta del titolo.Non leggo romanzi o saggi che trattano la mafia o il terrorismo, né seguo documentari o film sull'argomento. Il motivo è semplice: la mia conoscenza della politica è troppo blanda per poter davvero trovare l'argomento mafia-politica interessante. Nel caso de Il terrorista e il professore, invece, l'argomento è trattato in modo differente, nel modo in cui io preferisco affrontare argomenti importanti, quali la mafia e la politica: attraverso un romanzo. Vito Faenza ci racconta di Don Vittorio, un boss della camorra – conosciuto da tutti attraverso soprannome di referenza Il Professore – che, dal carcere, continua a dirigere indisturbato i suoi loschi affari, complici uno stuolo di politici e poliziotti corrotti. Ma Faenza ci racconta anche la storia di Aldo, soprannominato Il Sindacalista, che sebbene non ne faccia parte attivamente, è in contatto con le Brigate Rosse. Arrestato a causa di una sciocca dimenticanza dei suoi compagni, finisce in carcere ed entra in contatto con Don Vittorio con il quale, teoricamente, non dovrebbe avere molto a che spartire, almeno ideologicamente. Don Vittorio e Aldo, invece, stringono un sincero rapporto di amicizia fatto, ovviamente, anche di esplicite richieste di favori e intercessioni.Nonostante l'autore utilizzi nomi e personaggi non corrispondenti alla realtà, Il terrorista e il Professore fa un chiarissimo riferimento a una storia realmente accaduta: quella del sequestro di Ciro Cirillo (assessore regionale ai lavori pubblici in Campania) da parte delle Brigate Rosse nel 1981. Faenza si appropria delle diverse incertezze e degli intrecci che riguardano l'intera vicenda del sequestro di Cirillo per fornire una possibile versione dei fatti che vede coinvolta, nel rilascio, la figura di Don Vittorio (Raffaele Cutolo, all'epoca leader della Nuova Camorra Organizzata e chiamato da tutti O' Professore). Uno stile di scrittura asciutto e diretto rendono la lettura de Il terrorista e il professore interessante e piacevole (nonostante il tema trattato). Corto, forse un po' troppo, ma non per questo poco appassionante, è un romanzo che fa riflettere e che, in un certo senso, fa anche un po' paura perché reale ma, soprattutto, ancora molto attuale. Leggerlo dopo il funerale di Casamonica a Roma, avvenuto nel mese di agosto e per il quale si è sollevata una certa polemica che ha visto protagoniste anche le forze dell'ordine (le stesse forze dell'ordine che fingono di non sapere ciò che fa Don Vittorio), è illuminante: dagli anni '80 ad adesso, nulla o quasi pare essere cambiato.
Il club degli incorreggibili ottimisti, libro – forse dovrei dire librone – che ho visto spesso in libreria ma il numero di pagine e il prezzo mi hanno sempre scoraggiata. Poi, parlando con alcuni amici, abbiamo deciso di leggerlo insieme e sono contenta di averlo fatto. Certo, il periodo che ho scelto per iniziarne la lettura non è stato dei migliori e infatti all'inizio io e Jean-Michel Guenassia non siamo per nulla andati d'accordo.
La storia ha inizio con un dialogo tra due persone che ci sarà più chiaro solo alla fine, successivamente Guenassia ci racconta la storia di Michel e della sua numerosa famiglia. Ricordare i nomi dei personaggi, i gradi di parentela, l'ubicazione geografica e il mestiere di ognuno di loro, se non sei mentalmente sereno, è praticamente impossibile.L'inizio, quindi, è stato un po' in salita, colpa esclusivamente della mia condizione fisica e morale.Se ci si lascia trasportare nella storia della vita di Michel, undicenne parigino di origini – ma solo per metà – italiane e fervido lettore, le 700 pagine voleranno via senza rendersene conto. Michel, per sfuggire a una situazione familiare un po' turbolenta, oltre che leggere tanto e ascoltare il rock 'n' roll a un volume decisamente alto, trova rifugio al Balto, un bistrot dove si diverte a giocare a calcio balilla insieme al suo migliore amico e ad altri ragazzi, spesso più grandi di lui. Michel è bravo in tante cose e il calcio balilla è una di queste, presto si fa così degli amici e dei nemici. Ma al Balto c'è una porta, dietro la quale non è permesso andare, che nasconde un altro mondo, il mondo di Tibor, Imre, Leonid, Igor, Pavel e Sasha che giocano a scacchi e parlano della loro vita passata, della loro storia, di rimpianti, viaggi e sentimenti, e fumano, bevono, credono ancora nel comunismo. È la Parigi degli anni '60 e, proprio al Balto, qualcuno dice di aver visto persino Kessel e Sartre. La vita di Michel Marini, genio del calcio balilla, ingordo lettore e aspirante fotografo, viene attraversata da persone che renderanno la sua adolescenza un'adolescenza indimenticabile. Verrebbe da pensare che quello di Guenassia sia un romanzo di formazione e per certi aspetti, in effetti, lo è. Il viaggio di Michel verso l'età adulta, in una giovinezza fatta perlopiù di delusioni e scontri, ma anche di affetto e amore, di passione per l'arte e la cultura. Scritto in prima persona, Guenassia rende Michel protagonista e voce narrante e il risultato è, passatemi il termine, avvolgente. La straordinaria e al contempo ordinaria adolescenza di Michel passa dalla guerra d'Algeria all'inizio della Guerra Fredda, dalla nascita del rock 'n' roll alle prime Polaroid, dal calcio balilla come unica fonte di divertimento nei locali pubblici alla nascita dei Flipper. Però Il club degli incorreggibili ottimisti non è solo un romanzo di formazione, è molto altro. Perché, in fondo, sono un po' tutti i protagonisti di questa storia e non solo la vita di Michel. Bello, veramente un bel romanzo. Un "romanzone", come dico io.
La storia ha inizio con un dialogo tra due persone che ci sarà più chiaro solo alla fine, successivamente Guenassia ci racconta la storia di Michel e della sua numerosa famiglia. Ricordare i nomi dei personaggi, i gradi di parentela, l'ubicazione geografica e il mestiere di ognuno di loro, se non sei mentalmente sereno, è praticamente impossibile.L'inizio, quindi, è stato un po' in salita, colpa esclusivamente della mia condizione fisica e morale.Se ci si lascia trasportare nella storia della vita di Michel, undicenne parigino di origini – ma solo per metà – italiane e fervido lettore, le 700 pagine voleranno via senza rendersene conto. Michel, per sfuggire a una situazione familiare un po' turbolenta, oltre che leggere tanto e ascoltare il rock 'n' roll a un volume decisamente alto, trova rifugio al Balto, un bistrot dove si diverte a giocare a calcio balilla insieme al suo migliore amico e ad altri ragazzi, spesso più grandi di lui. Michel è bravo in tante cose e il calcio balilla è una di queste, presto si fa così degli amici e dei nemici. Ma al Balto c'è una porta, dietro la quale non è permesso andare, che nasconde un altro mondo, il mondo di Tibor, Imre, Leonid, Igor, Pavel e Sasha che giocano a scacchi e parlano della loro vita passata, della loro storia, di rimpianti, viaggi e sentimenti, e fumano, bevono, credono ancora nel comunismo. È la Parigi degli anni '60 e, proprio al Balto, qualcuno dice di aver visto persino Kessel e Sartre. La vita di Michel Marini, genio del calcio balilla, ingordo lettore e aspirante fotografo, viene attraversata da persone che renderanno la sua adolescenza un'adolescenza indimenticabile. Verrebbe da pensare che quello di Guenassia sia un romanzo di formazione e per certi aspetti, in effetti, lo è. Il viaggio di Michel verso l'età adulta, in una giovinezza fatta perlopiù di delusioni e scontri, ma anche di affetto e amore, di passione per l'arte e la cultura. Scritto in prima persona, Guenassia rende Michel protagonista e voce narrante e il risultato è, passatemi il termine, avvolgente. La straordinaria e al contempo ordinaria adolescenza di Michel passa dalla guerra d'Algeria all'inizio della Guerra Fredda, dalla nascita del rock 'n' roll alle prime Polaroid, dal calcio balilla come unica fonte di divertimento nei locali pubblici alla nascita dei Flipper. Però Il club degli incorreggibili ottimisti non è solo un romanzo di formazione, è molto altro. Perché, in fondo, sono un po' tutti i protagonisti di questa storia e non solo la vita di Michel. Bello, veramente un bel romanzo. Un "romanzone", come dico io.