Questi dati non lasciano dubbi sull' orientamento dei consumatori, sempre più convinti della validità della scelta ecologica. Fatto ancor più significativo dati i costi più elevati di questi prodotti in un momento di crisi generale.
Ma quanto è giustificata questa tendenza? Perchè, se la diffidenza che aveva accompagnato fin dal suo esordio l' agricoltura biologica sta progressivamente cedendo il posto alla fiducia, fino a qualche anno fa, a ribadire la posizione dei soliti scettici, la comunità scientifica era ancora dubbiosa sull' effettiva superiorità nutrizionale degli alimenti biologici. E' del 2009, per portare un esempio, uno studio che non rilevava significative differenze in questo senso fra cibi bio e quelli convenzionali (leggi qui).
Ma prima di affrontare questo aspetto (di sicuro quello che sta più a cuore al consumatore medio), è bene ricordare che l' importanza dell' agricoltura bio non riguarda solo le qualità intrinseche dei suoi prodotti: essa implica anche, cosa non meno importante, un impatto ambientale molto più favorevole.
Questo tipo di pratica, infatti, non solo comporta un consumo nettamente inferiore di energia fossile (fertilizzanti e pesticidi sono, come si sa, tutti derivati del petrolio, senza contare il loro trasporto), minore produzione di CO2, minor utilizzo di acqua, ma è condizione imprescindibile per la salvaguardia dei delicati e complessi equilibri dell' intero ecosistema. Questo significa proteggere la biodiversità e, problema di scottante attualità, contribuire a prevenire il dissesto idrogeologico, divenuto ormai una tragica e improrogabile emergenza.
Come ogni esperto sa, un terreno si può considerare sano se è vivo. Esso è un vero ecosistema che comprende una miriade di microrganismi e lombrichi (il cosiddetto humus), tutti necessari a utilizzare e riciclare le più svariate sostanze organiche e minerali ivi presenti e a trattenere l' umidità. Già, trattenere l' umidità, condizione che invece non è assicurata quando si fa uso di sostanze chimiche che distruggono gli organismi viventi del suolo, sconvolgendo gli equilibri ecologici che portano fatalmente all' inaridimento e al compattamento dello stesso, permettendo così all' acqua piovana di scivolare via senza intriderlo.
Naturalmente ci sono anche altre cause responsabili del dissesto idrogeologico, come il disboscamento (che fa parte della stessa logica anti-ecologista), la cementificazione selvaggia, l' abusivismo edilizio, che sono poi le uniche contro cui puntano il dito i media, ma l' agricoltura intensiva, di cui non si parla mai, ha comunque la sua parte di responsabilità (a tal proposito ecco qui un interessante articolo).
Come James Lovelock ha brillantemente illustrato con la sua famosa teoria di Gaia, il nostro pianeta è un unico immenso organismo in cui elementi organici e componenti geofisici sono interdipendenti, perciò l' alterazione o la distruzione di parte della flora e della fauna non può non avere ripercussioni su tutta la biosfera (che è invece purtroppo quello che sta già accadendo).
E sicuramente merita una menzione particolare una geniale strategia messa a punto da tre biotecnologi veronesi che andrebbe urgentemente posta all' attenzione di chi di dovere. Questi giovani studiosi amanti dell' ecologia hanno studiato un sistema organico di piante e microrganismi da trapiantare nei terreni per renderli più resistenti ai dissesti idrogeologici e anche per depurarli da metalli pesanti e pesticidi, e per questo hanno fondato una società, la Bio Soil Expert (leggere qui tutta la storia).
Ma tornando alle proprietà intrinseche dei prodotti organici, c' è da segnalare un nuovo importante studio della Newcastle University, il più vasto ed accurato mai compiuto in questo ambito, che smentisce le conclusioni del suddetto rapporto del 2009, confermando quindi la validità degli alimenti bio anche dal punto di vista salutistico.
Quest' ultimo sforzo scientifico sembra essere più chiaro e definitivo di quelli che l' hanno preceduto, sia per la vastità, essendo stati sottoposti al vaglio 343 lavori "peer review"(contro i 46 dello studio del 2009) che per i nuovi più accurati metodi di analisi usati.
Non è facile infatti interpretare certi dati, in quanto sono numerosissimi i fattori che influiscono su di essi, ma quando si procede utilizzando le cosiddette meta-analisi, che prendono in considerazione studi multipli riportanti gli stessi risultati, le probabilità che questi siano dovuti al caso si riducono enormemente.
Dallo studio, pubblicato recentemente sul prestigioso British Journal of Nutrition, emerge un maggior contenuto di antiossidanti (che combattono i radicali liberi) a favore dei cibi organici fino al 60% in più; da 3 a 4 volte meno residui di pesticidi, da 10 a 100 volte meno pesticidi in totale e un dimezzamento dei metalli pesanti, come cadmio, piombo e mercurio, rispetto ai cibi convenzionali.
Certo sarebbe stato ancora più interessante scoprire qualcosa anche per altri importanti nutrienti, ma immagino che una ricerca del genere sia già di per sè molto complicata e impegnativa. Del resto se si considera la pericolosità dei contaminanti ambientali e che gli antiossidanti sono fondamentali nella prevenzione di tutte le malattie degenerative, si può già essere soddisfatti. Tanto più che, come hanno dichiarato i prof. Carlos Leifert e Charles Benbrook che hanno diretto lo studio, questo è solo l' inizio di una ricerca che si ripromette di verificare in futuro l' effettivo impatto dei cibi organici sulla salute.
Michele Nardella